Welcome to the Wintersleep

Il panorama musicale indie rock riserva sempre delle piacevoli sorprese ma anche alcune spiacevoli. Tra quelle sicuramente piacevoli si può trovare una band canadese che da qualche anno ha cominciato a farsi conoscere fuori dai confini nazionali: i Wintersleep. Povate a cercarli su Wikipedia, non li troverete a meno di consultare quella in versione inglese. Il loro primo album omonimo uscì nel 2003 e contiene delle ottime canzoni, tra le quali Caliber, Wind e Orca. Il secondo non ha titolo ed esce nel 2005. Tra tutti gli album è forse il meno accattivante ma merita più di un ascolto per poterlo apprezzare fino in fondo. Nel 2007 vede la luce Welcome To The Night Sky, trainato dal singolo di successo Weighty Ghost. L’album è molto vario in termini di sonorità, ci si può trovare un po’ di tutto, per la gioia dei critici musicali. La traccia Astronaut ricorda il tipico power-pop degli R.E.M. e Drunk on Aluminium prende in prestito da Editors e Interpol. Un pizzico di Karma Police dei Radiohead in Dead Letter & the Infinite Yes e per concludere la traccia finale di 8 minuti (per lo più musica) con Miasmal Smoke & the Yellow Bellied Freaks. Nel 2010 esce il quarto album New Inheritors con il quale la band cerca di fare il grande salto nel mainstream. Ci prova realizzando un album più orecchiabile anche se ad un primo ascolto può risultare un po’ noioso. Io l’ho lasciato da parte un anno prima di apprezzarlo! Il singolo di sicuro effetto è Black Camera insieme alla title track New Inheritors, per lasciare spazio poi a canzoni più “poetiche” come Preservation ed Echolocation. C’è chi ha apprezzato il nuovo obiettivo dei Wintersleep perseguito con una certa uniformità nei suoni e chi preferisce la band dell’album precedente. Per darne un esempio riporto due recensioni di New Inheritors: da Indie Rock.it Wintersleep – New Inheritors; da OndaRock.it Wintersleep – New Inheritors. Queste due recensioni sembrano riferirsi ha due album differenti e questo dimostra quanto può contare una recensione nella scelta di un album.

Una caratteristica che rende praticamente inconfondibile il gruppo è sicuramente la voce di Paul Murphy e i testi incomprensibili e oscuri. Alcuni canzoni si appoggiano completamente sulla voce di Murphy e questo è particolarmente evidente nei primi album. Dopo un anno dal loro ultimo lavoro il gruppo sta per concludere le registrazioni delle ultime tracce del nuovo album che dovrebbe intitolarsi True Colors. Spero per loro che sia l’album della svolta, senza però i compromessi derivanti dalla necessità di produrre qualcosa di radiofonico. Meglio rimanere un gruppo di nicchia in perfetto stile indie piuttosto che diventare un mediocre gruppo pop rock commerciale. Personalmente trovo che l’ultimo album indichi la strada giusta che i Wintersleep debbano percorrere per non snaturarsi e avere una maggiore visibilità. Ciò che rende affascinate il mondo indie è la vasità di artisiti che si possono trovare (dalle sonorità non sempre varie, ahimè) ma è anche vero che la totale (o quasi) indipendenza lascia liberi gli artisti di sperimentare. A volte con pessimi risulatati e altre con ottimi risulatati. Ma ciò che accomuna la gran parte degli album indie è che ognuno di loro richiede all’ascoltatore una buona dose di concentrazione e di tempo per poter apprezzare le varie canzoni a differenza della musica preconfezionata di cui sono infarcite le radio.