Cosa può nascere da un gruppo di amici che mette in piedi una band nella quale ognuno porta le proprie esperienze ed influenze? Una risposta potrebbe darcela un “supergruppo” formato da artisti esperti che attraversano Regno Unito. Il suo nome è The Magpie Arc. Personalmente sono venuto a conoscenza di questa band grazie a nomi a me noti, come Nancy Kerr e Findlay Napier. Insieme a loro ci sono Martin Simpson, Tom A Wright e Alex Hunter. Il loro primo album Glamour In The Grey sancisce definitamente l’inizio di un’avventura nata per puro piacere di fare musica insieme, dopo tre EP e registrazioni live. Ero sinceramente curioso di scoprire questo gruppo e così mi sono divorato tutti e tre gli EP (fortunatamente pubblicati poi in un unico pacchetto) e questo album di debutto. Oggi mi limiterò a consigliarvi l’album perché merita davvero un post dedicato su questo blog prima che l’anno volga al termine.

Si comincia subito alla grande con All I Planted, che mescola un folk rock trascinante alla voce inconfondibile della Kerr. Un inizio che cattura subito per le sue sonorità anni ’70 e l’energia messa in gioco. Non è da meno la successiva Don’t Leave The Door Open che è nelle mani sapienti di Napier che dà vita ad un power pop orecchiabile. Spazio alle chitarre che ci ricordano i tempi d’oro del rock inglese. C’è posto anche per la tradizione americana con Pans Of Biscuits. Questa volta è il turno di Simpson al microfono che ci regala un’interpretazione potente e di mestiere, che rimane fedele alle sonorità folk, sostenute però dalla vitalità del rock. Wassail è un salto indietro nel tempo dove psych rock e folk si incontrano in una turbolenta unione. Nancy Kerr guida le danze, aggiungendo fascino e mistero ad un tripudio di chitarre. Tough As Teddy Gardner prende in prestito molto dal rock anni ’70 ed è forse il brano nel quale si percepisce ancora più forte la volontà di questo gruppo di divertirsi e provare ad uscire dagli schemi. Dopo questa abbuffata rock, spazio al folk con Long Gone che racchiude però al suo interno un’anima prog. Un brano che fa da sponda al successivo The Gay Goshawk che rivede la Kerr in sella. Una canzone tradizionale proposta però nello stile che caratterizza la band e questo album. Con I Ain’t Going Nowhere ci si sposta in territori country finora inesplorati dai Magpie Arc che non vogliono porsi limiti, dimostrando così tutto il loro amore per la musica. Segue Jack Frost, una cover dell’originale di Mike Waterson. Una versione più ricca e potente che amplifica il fascino e il mistero dell’originale. The Cutty Wren chiude il cerchio e torna su un vibrante folk rock affidato alla voce della Kerr. Anche questa è una canzone tradizionale ma nelle mani dei Magpie Arc tutto assume una nuova forma.
Glamour In The Grey è un album estremante vario e altrettanto sorprendente. Rock e folk si mescolano, prevalendo a volte uno sull’altro ma restituendo nell’insieme un disco coerente, nato da un’idea comune molto chiara. Ogni canzone trasmette la passione di fare musica, di unire stili ed influenze diverse per fa nascere qualcosa di unico che allo stesso tempo richiama sonorità del passato. The Magpie Arc non è un supergruppo nato con un preciso scopo o con per ragioni commerciali. Per questo motivo è un esperimento perfettamente riuscito, un unione di forze che hanno portato a questo Glamour In The Grey. Ho scelto di farvi ascoltare All I Planted semplicemente a titolo esemplificativo ma ogni canzone merita un ascolto. Tutto l’album merita un ascolto. Non c’è modo migliore per chiudere questo anno, con una sorpresa come questa.
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