Chi si sarebbe mai aspettato un album così. Il secondo album della cantautrice norvegese Monica Heldal mi ha colto di sorpresa. Il primo Boy From The North era un buon album di musica folk americana, caratterizzato dalla chitarra e dalla voce della giovane cantautrice. Lo scorso mese è uscito il suo seguito, intitolato The One In The Sun, un album che attendevo per capire quale piega avrebbe preso la sua musica. Forse avrebbe virato verso qualcosa di più pop o magari più europeo ma Monica Heldal ha scelto invece una strada più complicata, più difficile per lei e l’ascoltatore. Un tentativo andato a buon fine.
Si comincia con la rockeggiante Siren, dove subito la voce nasale della Heldal ci cattura in atmosfere prog rock sconfinate. Riff di chiarra e assoli distorti mettono da parte il folk degli esordi ma senza troppa convizione. Segue Coulda Been Sound nella quale si ritrova un po’ della Heldal del passato. Voce eterea e sfuggente ma usata come uno strumento musicale. Monica Heldal appare tutt’uno con la sua musica, “And I always try / The fear still gets me in a fallen state / People always try to say hello / But I don’t l look back, no I don’t look back / Oh it coulda been sound“. Il singolo Jimmy Got Home è un affascinante e poetica canzone che racchiude l’anima dell’album. Migliora ascolto dopo ascolto, lasciandosi dietro un senso di libertà, “Call a spirit, through the thunder and raging storms / Jimmy is fearless / And I watched the thunder in your eyes they performed / Call a spirit / The ones who come from the skies above / The ones who comes from the skies above“. È il turno dell’imponente title track The One In The Sun (Tinka), nove minuti e mezzo di ritmi prog alternati a melodie delicate e sognanti. Monica Heldal ha l’occasione di mettere in mostra tutto il suo potenziale e le sue capacità di musicista. Una ballata folk tanto semplice quanto bella è la successiva For Saviours. Si sente tutta l’influenza della musica americana ma gli archi danno una veste più europea a questa canzone. Un ottimo mix che ne fa una delle canzoni più orecchiabili di questo album. Warrior Child è oscura e carica di mistero. Sembra di vedere le selvaggie praterie del nord america e sentire il vento che le attraversa. La Heldal dà un’importanza fondamentale alla musica, mettendola in primo piano al di sopra di voce e parole. Broken è un altro pezzo delicato e sognante, pizzicato dalla sua inimitabile voce. Un’altra bella canzone che riesce a non scadere in qualcosa di già sentito. Con The Riverbank si precipita in un blues rock trascinante. Una scossa dal torpore dei brani predenti che ci riporta sulla terra. La Heldal dimostra di non sfigurare affatto, riusciendo a non rinunciare del tutto alla melodia, affidandosi alla sua chiarra. Lovers & Life & The Stars è un altra canzone che ricalca alla perfezione le atmosfere di questo album. Lunga, rilassata e intensa. Monica Heldal dà il meglio di sé senza mostrare il minimo segno di debolezza lungo tutti i sei minuti. Ancora un po’ di folk americano con la misteriosa Ravensdale. La chitarra comanda il passo di questa lenta cavalcata, tra luci e ombre, notte e giorno. Semplicemente affascinante. Non si può non chiudere con un addio, Actual Farewell. Una Monica Heldal in gran forma che sa essere epica ma senza esagerare. Una capacità che appartiene a pochi.
The One In The Sun è un album ambizioso. Imponente nella sua forma e dimensione (dura poco meno di un’ora), dove ogni canzone sembra non trovare fine. Insieme definiscono un unico flusso, costante e coeso che viaggia lento e sinuoso. Un album tutt’altro che immediato ma più sono gli ascolti e più prende forma un piccolo capolavoro. Monica Heldal dimostra di essere anche un’abile chitarrista oltre che cantautrice, rivelando di più di quello che Boy From The North ha saputo trasmettere. Qui sotto una version live di Ravensdale ma è stato difficile scegliere. L’invito è dunque quello di ascoltare l’album per intero e aspettare che cresca dentro di voi, ascolto dopo ascolto.