Cosa poteva offrire un’artista come Lana Del Rey dopo i due album, entrambi pubblicati nel 2021? Viene spontaneo chiederselo, perché in fin dei conti sono passati solo due anni da allora. Davvero Elizabeth Woolridge Grant è in un tale stato di grazia da riuscire a realizzare tre album in tre anni? La risposta è possibile trovarla nel nuovo e lungo (a partire dal titolo) Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd. Quello che si potrebbe considerare il nono album della sua carriera è anche il più lungo in termini di durata (poco dietro a Lust For Life) ma non per numero di tracce. Per questo motivo non capisco chi si sorprende della sua lunghezza, Lana Del Rey del resto ci ha abituati a i suoi album infiniti. Come ad ogni uscita, quest’artista americana mi mette nella condizione di sospettare che la sua deriva pop (ma davvero compiutasi) sia dietro l’angolo. Ma all’età di trentasette anni e l’influenza che ha avuto nella musica internazionale possono ancora farmi dubitare di lei?
The Grants è una canzone ricca di ricordi, dalle tipiche caratteristiche della Del Rey, che ci delizia con sua voce che galleggia sulle note del pianoforte. La title track Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd si ispira al Jergins Tunnel per dare vita alla classica canzone riflessiva e malinconica ma sempre ben riuscita. Sullo stesso solco procede la bella Sweet dalle atmosfere dolci e romantiche. A&W, contrazione di American Whore, è di tutt’altro tenore e ad affronta in oltre sette minuti i ricordi di una vita e la dipendenza dal sesso. Una canzone essenziale divisa in due parti, di cui l’ultima elettronica e dal gusto hip-hop. La controversa Judah Smith Interlude è la registrazione di un sermone del pastore vip Judah Smith. Una di quelle cose tipicamente americane, un po’ eccessive. Segue Candy Nacklace nella quale la Del Rey torna in territori più congeniali, collaborando con il musicista jazz Jon Batiste, che ritroveremo subito dopo nel dialogo a due intitolato Jon Batiste Interlude. Kintsugi ci restituisce una Del Rey particolarmente malinconica e nostalgica, seguita a ruota da Fingertips che rimane nella sua comfort zone almeno musicalmente. Il testo invece è un flusso di coscienza, senza filtri che impressiona per le sue immagini semplici ed immediate, reali e incredibilmente vicine. Lana non si fa mancare qualche sperimentazione con Paris, Texas, campionando I Wanted To Leave di SYML così com’è. Ancora la famiglia e ricordi sono al centro delle canzoni di questo album e Grandfather please stand on the shoulders of my father while he’s deep-sea fishing non fa eccezione. Il pensieri corrono al padre e al nonno in un ritratto familiare e malinconico, quasi una preghiera. In Let The Light In ritroviamo Father John Misty in un duetto su una relazione clandestina. Margaret vede la partecipazione del produttore Jack Antonoff ed è dedicata alla sua fidanzata Margaret Qualley. Una canzone intima e sincera, tra due amici. Fishtail riprende il tema della famiglia e dei ricordi nel tono sussurrato, non certo nuovo per la Del Rey, con l’aggiunta di un beat che ricorda i suoi esordi. Peppers si avvale della partecipazione della rapper Tommy Genesis che presta a Lana la sua Angelina per una canzone tutto sommato orecchiabile. L’album si conclude con Taco Truck x VB anch’essa divisa in due parti, nella seconda Lana cita sé stessa riproponendo una nuova versione della sua Venice Bitch.
Probabilmente per la prima volta nel corso della sua produttiva carriera, Lana Del Rey, si concede il lusso di guardarsi indietro e rimettere insieme i pezzi della sua vita musicale e non. Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd ci propone un’artista che ormai da tempo a smesso i panni di pop star, non mancando di essere provocatoria quanto basta per rimanere nel personaggio (la foto in topless e le pose ammiccanti sono parte di esso). Ma poi emergono come sempre le debolezze, le insicurezze e i momenti difficili che Lana non ha mai nascosto. Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd rappresenta una Del Rey che gioca a fare la Del Rey perché semplicemente è l’unica che se lo può permettere, anche sfruttando campionamenti e collaborazioni alla moda. Vi viene in mente un’altra artista, negli ultimi quindici anni, così riconoscibile e in grado di influenzare le generazioni a venire? Personalmente faccio fatica a trovare un altro nome. Di Lana Del Rey ce n’è una sola e ancora una volta fa la cosa giusta, rifilandoci l’ennesimo album lungo, lento e delreynesco ma del quale non ne possiamo fare a meno. Ah, e la risposta è sì, è in un tale stato di grazia da riuscire a realizzare tre album in tre anni.