Io, lettore – Le origini

L’Italia, almeno secondo l’Istat, non è un paese di grandi lettori. Sembrerebbe che meno del 40% della popolazione legga libri. Meno della metà di loro arriva a 3 libri all’anno, un po’ pochini per definire una persona “un lettore” ma accontentiamoci. Chi legge almeno un libro al mese rappresenta poco più del 16% di queste strane creature che provano piacere ed un perverso bisogno di dedicarsi a questa attività. Io faccio parte di questo ristretto gruppo di italiani. Un giorno però ho alzato gli occhi dal libro che stavo leggendo e ho pensato: ma come sono diventato un lettore? Quali sfide ho affrontato, quali mondi ho attraversato, quante vite ho vissuto? Perché lo faccio? Che senso ha abbassare lo sguardo per l’ennesima volta su quel muro di parole e lettere, da solo, pagina dopo pagina, ore dopo ore? Ho deciso così di provare a capire, passo per passo, che lettore sono e come lo sono diventato e di metterlo per iscritto. Ne è venuto fuori un lungo post che ho deciso, per chiarezza, di dividere in più parti e pubblicarle separatamente.

Non ricordo quale sia stato il primo libro che ho letto, è più facile ricordarsi quale sia stato il primo libro “per adulti” affrontato in tenera età. Attualmente nella mia libreria fanno ancora capolino alcuni volumi del Battello a Vapore, ottimi per cominciare ma troppo fanciulleschi perfino per i miei gusti di allora. Ho di gran lunga preferito Roald Dahl ma soprattutto R.L. Stine e i suoi Piccoli Brividi. Ed a questo punto che capii cosa volevo leggere. Non mi interessavano le storie di bambini alle prese con formative avventure con gli amici. No, volevo sfidare le mie paure, esplorare l’ignoto. Non volevo leggere libri per bambini.

Gli anni della scuola però non mi lasciavano molto tempo per la lettura, o meglio, non mi lasciavano molta voglia di leggere dopo aver passato i pomeriggi a studiare. Ma qualche libro riuscivo comunque a leggerlo. Di quegli anni ricordo una serie di volumi di divulgazione storica e scientifica per ragazzi scritti con uno stile divertente, quasi demenziali. Brutte Storie, Brutte Scienze e Morto che Parla sono dei piccoli capolavori che, non lo nego, ho riletto anche di recente. Il momento di leggere per me arrivava durante le vacanze estive, quando divoravo un libro dietro l’altro per passare il tempo. Ogni anno mi facevo portare in un’enorme libreria, che di fatto era un capannone pieno di bassi scaffali sopra ai quali si poteva trovare di tutto e sotto di essi ancora di più. Si poteva vagare senza meta, adocchiando il più possibile e cercando poi di ricordarsi l’esatta posizione dei libri desiderati quando arrivava il momento di darci un taglio, andare dal vecchio con il cane alla cassa e tornare a casa con il malloppo. Quella libreria non esiste più. Vive solo nei miei ricordi ormai.

Una volta, ricordo, mi cimentai con la lettura dell’Odissea in una vecchia edizione che avevo in casa. Credevo di trovarci grandi avventure ma, come potete immaginare, non fu affatto facile capirci qualcosa e rinunciai quasi subito nell’impresa.

Ma probabilmente il primo contatto con la vera letteratura è arrivata con un brano letto a scuola sui quei mastodontici libri scolastici di Antologia. Raccolte di stralci per lo più incompleti di romanzi, racconti e poesie di ogni epoca. Il loro peso nello zaino era considerevole e spesso si finiva l’anno scolastico senza aver nemmeno letto la maggior parte degli autori presenti, arrivando al massimo ad Italo Calvino come esempio di autore contemporaneo. L’ultima Antologia in mio possesso conteneva anche qualche brano di Stephen King ma non ricordo di averlo mai letto sui banchi di scuola. Ebbene quei volumi rappresentavano per me un campionario sconfinato e piuttosto esaustivo del mondo della letteratura “per adulti”. Era dentro quelle pagine fitte di parole, approfondimenti e note che dovevo cercare. La svolta arrivò con un maestro indiscusso che portava il nome di Edgar Allan Poe. Lui non scriveva di drammatiche vicende familiari, di personaggi tormentati da questioni filosofiche o epiche di gente comune. Il Maestro ti portava nel buio dell’animo umano, tra omicidi, gatti neri, cuori sotto il pavimento e torture mortali. L’avevo trovato! Sarebbe stato lui il mio traghettatore nel mondo letterario degli adulti. Il suo stile non era affatto facile da seguire e questo rendeva i suoi racconti ancora più affascinanti e misteriosi del loro contenuto. Il primo libro “per adulti” che ricordo di aver comprato, nella perplessità dei miei e di mia sorella (lettrice forte anche lei ma con la quale ho sempre avuto più divergenze che convergenze nei gusti letterari) è stata una raccolta di racconti di Poe, che ancora posseggo. Un’edizione economica del 1995 dalle pagine ingiallite e probabilmente una traduzione traballante, presa in una bancarella durante le vacanze estive. Era per me come un portale in un nuovo mondo che dovevo affrontare da solo. Quella raccolta l’avrò riletta almeno tre volte nel corso degli anni successivi. Era il Libro, il punto di arrivo per il lettore ragazzino e l’inizio di una nuova era.

Questo passaggio avvenne poi con altri libri, tra cui ricordo Il Collezionista di Ossa di Jeffrey Deaver, acquistato con il Corriere della Sera (che quell’estate pubblicò tutte le indagini di Lincoln Rhyme) e poi Il Cavaliere Nero di Bernard Cornwell. Quest’ultimo era il secondo di una trilogia ma non lo sapevo. Mi attirò la copertina e il titolo ma il contenuto fu quasi uno shock. Violenza, linguaggio volgare e stupri mi presero a schiaffi in faccia. Lo dimenticai in fretta, come un brutto ricordo. È rimasto lì nella mia libreria per anni. Solo di recente ho recuperato il primo volume e terminato finalmente la trilogia, rileggendo quel romanzo allora così sconvolgente. Non mi ha fatto più lo stesso effetto ma mi ha strappato un sorriso a ripensarci.

In seguito di Jeffrey Deaver lessi quasi tutto, monopolizzando per anni le mie letture e arrivando ad averne abbastanza di thriller e indagini criminali. Parallelamente lessi anche i bestsellers di Dan Brown, belli per carità ma dopo un po’ stancano. Ancora oggi è un genere di libri che leggo raramente.

Contemporaneamente però Poe mi spingeva vero i classici horror e fantastici. Di quel filone ho letto un po’ di tutto, Frankenstein, Dracula, Giro di Vite e similari. Non sono mancati i classici moderni, in particolare i tre romanzi distopici per eccezione, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, 1984 di George Orwell e Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley.

Mentre io continuavo nelle mie esplorazioni letterarie, il mondo intorno a me cambiava. Niente più scuola, né università, era arrivato il momento di lavorare. I viaggi in treno da pendolare erano un’ottima opportunità per leggere. Ogni giorno.

Continua…

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