Lo scorso anno incappai nella bionda cantautrice americana Logan Brill (Ape regina) e fui sorpreso dall’energia delle sue canzoni. Ma ciò che più mi sorprende è come, a distanza di un anno, il suo album Shuteye fatichi ad uscire dalla mia personale classifica degli ascolti. Segno che Logan Brill è risuscita nella non facile impresa di fare un album sempre piacevole da ascoltare e riascoltare. Perché fermarsi a Shuteye quando alla mia collezione mancava il suo album d’esordio? Ecco dunque Walking Wires, pubblicato nel 2013 che va completare la discografia di Logan Brill e a soddisfare la mia curiosità. Almeno per il momento.
No Such Thing As Ghosts apre l’album all’insegna delle atmosfere country che sono degnamente interpretate della Brill. La musica e i ritornello suonano familiari ma la sua voce dà un’energia particolare alla canzone. Segue l’accattivante country rock di Month Of Bad Habits. Un brano perfetto come singolo, con una Logan Brill a suo agio tra il suono delle chitarre. Un’anticipazione delle sonorità dell’album Shuteye. La canzone che preferisco di questo album è la successiva Scars. Una bella ballata arricchita dall’intensa interpretazione della Brill sempre in grado di trasmettere energia e allo stesso tempo essere delicata ed emozionante, “‘Cause your love is like a loaded gun. Should’ve put it down before you hurt someone. And if I survive this broken heart, soon you’ll be another scar“. Nobody’s Crying è un’altra bella canzone con un ritornello che ha tutto il sapore del country americano dell’originale di Patty Griffin. Sincerità è la parola d’ordine in canzoni come queste e Logan Brill è sincera. Lei sfodera la voce e ti viene voglia di cantare a squarcia gola. Rewind è una bella cover dell’originale di Paolo Nutini. La voce ruvida del cantautore scozzese è sostituita da quella morbida e pulita della Brill. Il risultato è sorprendente, con quel retrogusto americano in più, “I’m not sleeping at night. But I’m going from bar to bar. Why can’t we just rewind? Why can’t we just rewind? Why can’t we just rewind?“. Seven Year Rain è un’altra canzone che ricalca tutti i tratti caratteristici della musica della Brill. Un mix di malinconia e romanticismo che scaldano il cuore, con melodie collaudate ma di sicuro effetto, “Can’t stop the pain, can’t change the truth. Can’t take the shame of being here not loving you. Too tired to swim, too weak to crawl. And if you need someone to blame say it’s my fault. Call it love, ain’t no such thing. And I’m tired of this seven year rain“. Ne’er Do Wells è una cover di una canzone di Audra Mae. Una versione molto simile all’originale, con un piglio più rock. Una cover che dimostra tutta la bravura di questa cantautrice, “Ne’er do wells and woe be gones Show your face for we were wrong Ne’er do wells and woe be gones Feel no shame it won’t be long“. In canzoni come Write It On Your Heart viene fuori tutto il cuore della Brill. Una canzone di spiccata sensibilità e dolcezza. Un piacere per le orecchie che scaccia via i pensieri negativi. Tricks Of The Trade è un altra cover di una bella canzone di Paolo Nutini. Una versione più country ma molto ben fatta e rispettosa dell’originale. Chiude l’album Fall Off The Face Of The Earth che incarna tutta la bellezza delle ballate nelle corde di Logan Brill. Una canzone poetica che arricchisce questo album di un altro piccolo gioiello.
Logan Brill in questo Walking Wires si muove tra i nomi di Patty Griffin, Audra Mae, Paolo Nutini, Chris Stapleton e Andrew Combs, riuscendo nell’impresa di dare una propria impronta personale ad ogni canzone. Al di là dei singoli brani, questo album si ascolta piacevolmente, dall’inizio alla fine, grazie all’interpretazione sempre sincera e spontanea di Logan Brill. La sua voce è il mezzo perfetto per veicolare un’emozione, una sensazione, spesso un po’ malinconica ma sempre positiva. Insomma se volete ascoltare un album rassicurante e familiare, Walking Wires è quello che fa per voi e il successivo Shuteye come sua naturale conseguenza.
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