Il suo precedente album intitolato Soon Enough del 2015, mi ha accompagnato per diversi mesi con il suo sound americano sempre elegante e rassicurante. Erin Rae con la sua angelica voce è in grado di dare vita ad atmosfere eteree e sognanti, poggiate su emozioni più che concrete. Il nuovo album Putting On Airs pone la cantautrice americana verso una nuova direzione, iniziando dalla piccola ma significativa scelta di pubblicarlo sotto il nome di Erin Rae, rimuovendo quello della sua band The Meanwhiles. Che ci sia sotto la volontà di esprimere una musica più personale? Per scoprirlo non resta che ascoltare Putting On Airs.
Si inizia con Grand Scheme nella quale si intravede una nuova vena psych-rock, addolcita dalla voce morbida della Rae. Il grande schema di cui tutti facciamo parte è alla base di questa canzone che funziona un po’ con un’introduzione. La title track Putting On Airs si rifà ad un sound più vicino al classico folk americano. Un richiamo all’album d’esordio con contaminazioni anni ’60. Uno dei migliori brani dell’album. Si continua con la bella Bad Mind. Una canzone molto personale che si affida ad un accompagnamento essenziale per trasmettere un messaggio di accettazione della propria sessualità. La successiva Can’t Cut Loose è una canzone di più ampio respiro che si affida a sonorità indie, sempre smussate dalla voce inconfondibile della Rae. Il perfetto esempio della nuova direzione musicale intrapresa. Love Like Before è un’orecchiabile canzone dai ritmi del sud degli Stati Uniti. Erin Rea riesce sempre con la voce ad attirare l’attenzione ma senza mai prendere il sopravvento sulla musica, in questo caso piuttosto curata. June Bug è una canzone più marcatemene folk. Un folk moderno, contemporaneo, più vicino a quello europeo piuttosto che a quello americano. Mississipi Queen è una delle canzoni che preferisco di questo album. Un folk cantautorale, lento ma accattivante. Un accompagnamento ricco accende di colori questa canzone. Da ascoltare. Il vibrante indie rock di Like The First Time spezza la serenità apparente dell’album. Di fatto Erin Rae si accoda alla nuova ondata di cantautrici che si affida al suono della chitarra elettrica per esprimersi in nuove forme. The Real Thing invece è uno sguardo al passato. La cantautrice americana torna alle atmosfere dell’esordio cercando maggiore profondità musicale ed espressività. Anchor Me Down si fa strada con un accompagnamento sognante, dove la voce della Rae si muove sempre con eleganza e delicatezza. Un gioiellino di poesia e musica. Wild Blue Wind è un potente folk rock abbastanza inedito per la Rea. Tutto funziona a dovere, c’è il ritmo, c’è la melodia. Un brillante esempio della versatilità di questa artista che riesce a variare di genere senza snaturare la sua musica. Chiude l’album la breve Pretend. Una canzone semplice e melodica, che poggia sulla voce della Rae che vola leggere su un tappeto di suoni e sulla chitarra acustica.
Rispetto al suo predecessore, questo Putting On Airs vede Erin Rae alle prese con sé stessa più che in passato. Il risultato è un lento, ma progressivo, distaccamento dal folk americano e un avvicinamento ad un cantautorato folk più moderno e sperimentale. La ricerca di una maggiore espressività della cantautrice americana va oltre gli stili musicali, andando alla ricerca delle nuove forme del folk. Putting On Airs rappresenta, molto probabilmente, quello che viene definito un album di transizione. La strada tracciata con l’album dell’esordio prosegue ma la destinazione sembra essere differente. Erin Rae non vuole essere un’interprete di un genere musicale ma un’artista più completa che in questo album prova a staccarsi , senza strappi, alla tradizionale sound di Nashville.
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