Non sono solito leggere due libri alla volta ma in queste due settimane ho potuto alternare la lettura de Le notti di Salem di Stephen King con Timeline di Michael Crichton. Premesso che è il primo libro di Crichton che leggo in assoluto, questo romanzo mi ha un po’ deluso. Sono da sempre affascinato dai viaggi nel tempo oltre che dalla storia medievale perciò Timeline mi è sembrato perfetto per iniziare con questo scrittore. Avevo un vago ricordo del film omonimo tratto da questo romanzo, così vago che praticamente non ricordavo nulla. Non mi aspettavo di certo un libro di chissà quale levatura però una bella storia di fantascienza ed mistero, questo sì. Invece si è rivelato poco più di una piacevole lettura con qualche passaggio che non mi ha convinto. Partiamo dalla trama, piuttosto semplice e lineare (ed è un bene). Attenzione, ci saranno spoiler come se piovesse, vi avviso.
Una misteriosa azienda dal nome innocuo di ITC, guidata dal prepotente genio della fisica Doniger, ha messo a punto una macchina per viaggiare nel tempo, o per meglio dire, tra gli universi, sfruttando la teoria dei quanti. Il romanzo si apre con un viaggiatore nel tempo che, a causa di un errore della macchina, si ritrova in mezzo al deserto e viene soccorso da due automobilisti di passaggio dei giorni nostri. Morirà poco dopo a causa di “errori di trascrizione” che ne hanno modificato il corpo, danneggiandolo. I sospetti della dottoressa e dello sceriffo di turno, ben approfonditi all’inizio del romanzo, si rivelano del tutto inutili al fine della storia, finendo dimenticati insieme ai due personaggi, compreso il malcapitato viaggiatore.
Lo sguardo poi si sposta in Francia in un sito archeologico dove sono impegnati il Professore, Kate, Chris, Marek e Stern, tutti i principali protagonisti da qui in avanti. Insospettito da una visita della rappresentante della ITC che finanzia gli scavi, tale Kramer, il Professore decide di fare visita nei misteriosi laboratori, incontrando Doniger. I sospetti sorgono quando Kramer fa rifermenti a particolari del sito, non ancora scoperti dagli archeologi, sottolineando anche la volontà della ITC di ricostruire tutto come l’originale medievale. Durante l’assenza del Professore, il resto del team rinviene i suoi occhiali e alcuni documenti dell’epoca con la sua calligrafia in una sala appena scoperta e quindi inviolata da secoli. Un evento incomprensibile, che solo il Professore potrebbe spiegare se non fosse scomparso nel nulla.
Messo alle strette Doniger invita il team di scienziati nei suoi laboratori rivelando loro che il Professore è tornato indietro nel tempo e, non avendo più fatto ritorno, spetta a loro salvarlo con l’aiuto di due viaggiatori esperti, Gomez e Barreto. Nonostante il divieto di portare con sé armi moderne, Barreto all’insaputa di tutti porta delle bombe a mano (!?) che non esita ad usare alla prima zuffa con dei cavalieri. Il caso vuole che mentre si preparava a lanciare questa bomba, Barreto finisca dentro la macchina del tempo e torna nei laboratori ITC, insieme alla bomba. La bomba esplode e distrugge le apparecchiature del laboratorio, in particolare gli schermi d’acqua che proteggono la macchina del tempo, impedendo così ai nostri di poter rientrare nell’immediato. Ora spiegatemi perché uno dovrebbe portarsi dietro delle bombe a mano (pure vietate) per difendersi da degli uomini armati di spada. Capisco una pistola ma le bombe mi sembrano eccessive. Ma il motivo è presto detto: con i protagonisti bloccati nel medioevo è tutto più interessante. Ovviamente i tre avventurieri Kate, Chris e Marek (Gomez è morta nella zuffa e Stern ha, provvidenzialmente, preferito rimanere nei laboratori) sono ignari di tutto e danno il via ad una serie di rocamboleschi eventi. I tre hanno solo 37 ore per ritrovare il Professore e tornare nel futuro mentre Stern e Gordon, uno scienziato della ITC, lottano contro il tempo per rimettere in piedi il laboratorio.
Le scene ambientate nel medioevo sono molto belle e curate, soprattutto perché ci sono molte espressioni nelle lingue parlate ai tempi, comprese dai nostri eroi grazie a degli auricolari che permettono una traduzione istantanea. Solo Marek conosce e parla l’occitano, perché molto appassionato di quel periodo storico. Questi auricolari permettono ai tre di comunicare tra loro anche a distanza e hanno un ruolo importante, e allo stesso tempo inutile, all’interno del romanzo (spesso non funzionano bene). Nel corso della storia, in queste 37 ore, i tre si separano, si ritrovano, rischiano di morire e si feriscono un numero considerevole di volte mentre nel futuro si continua a cercare un modo di ripristinare il tutto. Ho trovato piuttosto eccessivo l’accanimento verso i tre da parte degli uomini di allora che appaiono piuttosto nervosetti (comprensibile considerando che su di loro grava un imminente attacco del nemico).
I protagonisti, sono piuttosto piatti e Crichton non approfondisce molto la loro psicologia. Basta sapere che Marek, da appassionato, si sa muovere bene nel medioevo tra tornei e usanze, ed è lui a togliere d’impaccio gli altri due dalle situazioni più pericolose. Chris è il classico studente un po’ fifone ma che sotto sotto non se la cava male. Kate è un architetto appassionata di arrampicate. Questa sua abilità viene sfruttata fin troppo nel romanzo. Insomma, ognuno è specializzato in qualcosa che torna utile a tutti.
Presto, nel gruppo si insinua il sospetto che qualcuno, alla corte del signore del luogo, sia in realtà un viaggiatore anche lui ma non ci sono, inizialmente, prove a riguardo. Viene poi smascherato grazie al fatto che costui aveva rubato l’auricolare alla defunta Gomez e alla reazione avuta ad una comunicazione tra i tre protagonisti. Bella la trovata del viaggiatore in incognito, peccato solo che non ha molto peso nella storia se non nel finale quando ormai sanno tutti chi è. Questo viaggiatore viene spedito nel passato perché i numerosi viaggi lo avevano reso pazzo a causa di grave errori di trascrizione subiti. Non so perché la scelta di intrappolarlo nel passato considerando poi che tra tutti gli antagonisti era il meno pazzo. I tre malcapitati infatti sono in balia di uomini d’arme piuttosto folli e crudeli (uno su tutti il cavaliere pazzo rinchiuso nella cappella è risibile) che tentano in tutti i modi di porre fine alle loro inutili vite. La sequenza di peripezie è lunghissima ma alla fine il Professore rientra sano e salvo nel futuro (grazie alla collaborazione tra Stern e Gordon), insieme ai suoi, eccetto Marek che si trova benone nel medioevo.
Il finale riserva una sorpresa che mi ha lasciato piuttosto perplesso. I viaggiatori di ritorno sono contrariati da tutto quello che hanno dovuto passare nel medioevo ma, come si dice in questi casi, tutto è bene quel che finisce bene. No, Crichton non ci sta e inspiegabilmente, Gordon e compagnia, spediscono l’antipatico Doniger nel passato durante l’infuriare della peste bubbonica, condannandolo di fatto a morte certa. Non ho capito tutto questo odio nei confronti di un personaggio che è stato, sì prepotente ed egoista ma il suo ruolo non ha intralciato più di tanto le vicende dei protagonisti. Vero, lui li ha mandati nel passato ma a loro rischio e pericolo (tant’è vero che Stern si è rifiutato di partire). Era giusta una punizione per la sua condotta dell’operazione ma farlo morire di peste è una fine troppo crudele per il personaggio.
In definitiva Timeline è un romanzo molto curato negli aspetti tecnici (teoria quantistica e storia medievale) ma un po’ carente nella trama e nei personaggi. La trovata della bomba è troppo costruita per essere minimamente presa sul serio e il finale pestifero è poco condivisibile. I tre viaggiatori in 37 ore se la vedono brutta troppe volte, massacrati in ogni modo ed incredibilmente chi ci lascia le penne sono gli unici due viaggiatori esperti ed addestrati (sopravvivono pochi minuti). Lo stile di Crichton, veloce e pulito, tiene incollato il lettore senza annoiare ma è troppo cinematografico per i miei gusti. Non so se leggerò altro di questo autore (ho in lista Congo e naturalmente Jurassic Park) ma spero di non essere l’unico ad esserne rimasto deluso.