Giovane fuoco, vecchia fiamma, ep. 3

Questa settimana ho letto un interessante articolo che riguardava la fruizione della musica nel mondo e in Italia. Per correttezza pubblico il link dal quale l’ho letto: La musica in download vicina all’estinzione. Lo streaming a pagamento è quasi metà del fatturato globale.
Tra l’altro ultimamente, ho l’abitudine di appuntarmi, a chissà quale scopo, gli articoli più interessanti che trovo online. A volte devo ammettere che mi tornano utili, altre volte sinceramente non so perché li metto da parte. Ma torniamo al tema di questo articolo. Il titolo è eloquente, lo streaming musicale si sta divorando il download ma ha ancora pietà per CD e vinili. In Italia chi scarica ancora musica (legalmente s’intende) rappresenta solo l’1% del totale. Sapevo che la mia abitudine di comprare musica in digitale era da tempo passata di moda ma non credevo di essere parte di una così ristretta minoranza.

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Più facile a dirsi che a farsi

Da dove cominciare? Dal fatto che non sono un fan dei concept album o dall’incomprensibile moda di scrivere i titoli delle canzoni tutti minuscoli? Oppure dalla chiara svolta pop intrapresa da Kacey Musgraves, iniziata con il precedente Golden Hour? Il nuovo album della cantautrice texana, intitolato star-crossed, si presenta subito in linea con il gusto pop dei giorni nostri, accompagnato anche da un film che riassume questa tragedia in tre atti. Un’imponente macchina commerciale è stata messa in moto per questo album, ispirato dal divorzio da Ruston Kelly, dopo tre anni di matrimonio. Ma io sono qui per la musica. Metto da parte film, video, lettere minuscole e cose varie e ascolto star-crossed come non fosse successo nulla.

Kacey Musgraves
Kacey Musgraves

La title track star-crossed imposta le premesse di questo album. Cori angelici e una chitarra solitaria ci presenta due amanti arrivati alla fine del loro amore. Le carte firmate, le strade che si separano nonostante gli sforzi. L’inizio è eccezionale e cinematografico, “Let me set the scene / Two lovers ripped right at the seams / They woke up from the perfect dream / And then the darkness came / I signed the papers yesterday / You came and took your things away / And moved out of the home we made / And gave you back your name“. Segue good wife che ribalta il concetto moderno di moglie, riflettendo sul ruolo più classico. La Musgraves è sembra essere disposta a fare la brava moglie pur di salvare il suo matrimonio. Un pop anni ’70 che ricorda le sonorità del precedente album, “Help me let go of all the things that make me mad / At the end of the day, he’s gotta know that I’ve got his back / And if he comes home stressed out, I could pack him a bowl / Just let him be himself, don’t try to control“. cherry blossom è la prima delle canzoni più danzerecce di questo album. Testo essenziale e scontato che sembra un po’ slegato dal resto dell’album. Un pop dalla presa facile e nient’altro, “I’m your cherry blossom baby / Don’t let me blow away / I hope you haven’t forgotten / Tokyo wasn’t built in a day / I’m your cherry blossom baby / I don’t wanna blow away“. La successiva simple times è un pop in linea con quello che si può ascoltare oggi, con accenni orientaleggianti. Qui la Musgraves sembra voler rifiutare il fatto che le cose non vadano affatto bene, “I think I’m going off of the deep end / I wanna wake up on an island / Throw everybody a peace sign / Put all the static on silent / We could stay up all night / Pour one out for the simple times“. if this was a movie.. vede Kacey riflettere sulle differenze tra realtà e finzione, in un lento pop pulsante. Qui siamo ancora nel disperato tentativo di salvare un amore ormai senza speranze, “If this was a movie / I’d be surprised / Hearing your car / Coming up the drive / And you’d run up the stairs / You’d hold my face / Say we’re being stupid / And we’d fall back into place / If this was a movie“. justified è un singolo che riprende le sonorità di Golden Hour ed torna, di nuovo, a riflettere su questa difficile relazione. Kacey Musgraves illumina il brano con la sua splendida voce e poco altro, “It was a fun, strange summer / I rolled on, didn’t think of you / We lost touch with each other / Fall came and I had to move / Moving backwards, hurt comes after / Healing doesn’t happen in a straight line“. angel è un parentesi acustica, raro momento di poesia e tenerezza di questo album. Una canzone d’amore genuina e sentita nel quale ritrovare la Musgraves che fu, “If I was an angel / I’d use only pretty words / And when I’m talking to you / It would never hurt / You’d only get the best of me / I’d never make you wanna leave“. Ecco che ci pensa un brano con breadwinner a riportarci sulla terra. Si torna al pop orecchiabile anni ’90 che va in contrasto che l’atmosfera evocata dal testo, “Here’s what he’ll do / He’ll play it cool / When he hangs out with a woman like you / Say he ain’t pressed by all your success / Tell you he’s different than all of the rest“. Con camera roll c’è un inaspettato ritorno al country o quanto meno a qualcosa di molto vicino. Si sente l’emozione, tutta la dolcezza e la malinconia della voce della Musgraves, “Chronological order / And nothing but torture / Scroll too far back / That’s what you get / I don’t wanna see ‘em / But I can’t delete ‘em / It just doesn’t feel right yet / Not yet“. easier said galleggia su un tappetto di pulsazioni elettroniche. Qui siamo alla resa, l’amore è giunto al capolinea. Una canzone piacevolmente triste, “But it ain’t easy / It ain’t easy to love someone / I’ve been tryin’ and I found out / That it’s easier said than done / Easier said than done / It’s easier said than done“. hookup scene è una bella ballata pop che dimostra che Kacey ci sa ancora fare. La sola voce angelica e la chitarra acustica sono più che sufficienti, “So if you’ve got someone to love / And you’ve almost given up / Hold on tight / Despite the way they make you mad / ‘Cause you might not even know that you don’t have it so bad“. La successiva keep lookin’ up è un luminoso pop che finalmente esce dal buio dei precedenti brani. La semplicità funziona ancora, “Keep lookin’ up / Don’t let the world bring you down / Keep your head in the clouds / And your feet on the ground / Keep lookin’ up / Keep lookin’ up“. what doesn’t kill me ritorna al pop facile e consumato, e quindi orecchiabile ma tutto sommato piacevole, “But you’re gonna feel me / You’re gonna feel me / You’re gonna feel me / When I’m done / When I’m done / What doesn’t kill me / What doesn’t kill me / What doesn’t kill me / Better run / Better run“. there is a light apre alla speranza e lo fa con una musica danzereccia, un po’ leggera ed inconsistente. Forse la canzone meno ispirata di questo album e anche un po’ fuori contesto, “There is a light / At the end of the tunnel / There is a light / Inside of me / There was a shadow of a doubt / But baby it’s never going out / There is a light / Inside of me“. Si chiude una bella cover di gracias a la vida. Cantata in spagnolo con voce dolce e amara. Tra le distorsioni si intravede il talento della Musgraves, che ci lascia con una delle canzoni più belle di questo album, “Gracias a la vida, que me ha dado tanto / Me dio dos luceros que cuando los abro / Perfecto distingo lo negro del blanco / Y en el alto cielo su fondo estrellado / Y en las multitudes el hombre que yo amo“.

Cos’è dunque star-crossed? Difficile dirlo. Più che un concept album io lo definirei un album monotematico. Una sfoltita alle sue quindici tracce io l’avrei data, togliendo quelle due o tre canzoni che sembrano fuori contesto, soprattutto musicalmente. Sembra ormai chiaro che non risentiremo più la Kacey Musgraves irriverente e controcorrente, che aveva giurato eterno amore al country. Forse questo album rappresenta il divorzio, non solo dal marito, ma anche dal genere musicale che l’ha lanciata. La scrittura è forse un po’ ripetitiva e l’amore finito è un tema fin troppo ricorrente, così tanto da perdere forza avvicinandosi alla fine. star-crossed è un album ambizioso, dove la Musgraves, a mio parere, ha fatto il passo più lungo della gamba. Il risultato è un disco eccessivamente lungo, pericolosamente ripetitivo, capace di emozionare solo in poche occasioni. La mia speranza di tornare ad ascoltare una Kacey Musgraves più ispirata e meno pop è ancora viva e resto qui ad aspettarla.

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Un fiore nel cemento

Sono passati cinque anni da quando, per una fortunata serie di coincidenze, sono incappato nella musica di Kacey Musgraves. L’album di allora, intitolato Same Trailer Different Park aveva fatto conoscere al grande pubblico questa cantautrice country americana. Con il successivo Pageant Material ha fatto il definitivo salto di qualità, ritagliandosi il suo spazio nel panorama country. La voce dolce e i testi a volte pungenti della Musgraves la hanno resa unica e riconoscibile. A tre anni di distanza dall’ultimo album la nostra cantautrice era attesa al varco. Il successo, si sa, ha il suo prezzo e per rimanere sulla cresta dell’onda è necessario fare delle scelte. Il nuovo Golden Hour era un album molto atteso nel quale si nutrivano grandi aspettative. Ma la domanda era soltanto una: Kacey Musgraves averebbe continuato a proporre il suo country oppure si sarebbe piegata ad un facile pop da classifica? La risposta è tutta in questo album. Conoscendo la Musgraves, però, ero sicuro che la risposta non sarebbe stata tanto scontata.

Kacey Musgraves
Kacey Musgraves

Slow Burn apre nel migliore di modi l’album. Un country pop autobiografico che ci introduce nelle nuove sonorità vagamente psichedeliche. Un invito a vivere la vita secondo i propri tempi, in un mondo che va sempre più di fretta, “I’m alright with a slow burn / Taking my time, let the world turn / I’m gonna do it my way, it’ll be alright / If we burn it down and it takes all night / It’s a slow burn, yeah“. Lonely Weekend ritorna su quelle atmosfere malinconiche che non sono mai mancate nella musica delle Musgraves. Un ritornello orecchiabile e fresco, che regala un momento di spensieratezza, “It’s a lo.. it’s a lo.. it’s a lonely weekend (So lonely) / It’s a lo.. it’s a lo.. it’s a lonely feelin’ without you / I guess everybody else is out tonight (Out tonight) / Guess I’m hangin’ by myself, but I don’t mind (I don’t mind) / It’s a lo.. it’s a lo.. it’s a lonely weekend, yeah“. Il singolo Butterflies svela una Kacey romanticona in un pezzo prevalentemente pop, dal retrogusto di inizio millennio. Un brano colorato e forse eccessivamente sentimentale ma funziona, “Kiss full of color, makes me wonder where you’ve always been / I was hiding in doubt, ‘til you brought me out of my chrysalis / And I came out new / All because of you“. L’intro di Oh, What A World con la voce distorta lascia presagire una svolta elettronica ma non è così. La canzone continua poi sulle sonorità in linea con il resto dell’album, declamando una sorta di amore cosmico, “Oh, what a world, don’t wanna leave / All kinds of magic all around us, it’s hard to believe / Thank God it’s not too good to be true / Oh, what a world, and then there is you“. Mother, scritta sotto gli effetti del LSD, dura poco più di un minuto ma è una delle più intense dell’album. Poche parole e un pianoforte che accompagna la voce delicata della Musgraves. Una canzone apparentemente semplice ma sorprendentemente forte, “Wish we didn’t live, wish we didn’t live so far from each other / I’m just sitting here thinking ‘bout the time that’s slipping / And missing my mother, mother / And she’s probably sitting there / Thinking ‘bout the time that’s slipping“. La successiva Love Is A Wild Thing è forse la canzone più country di questo album. Rassicurante e malinconica quanto basta, farà contenti i fan della prima ora, “Running like a river trying to find the ocean / Flowers in the concrete / Climbing over fences, blooming in the shadows / Places that you can’t see / Coming through the melody when the night bird sings / Love is a wild thing“. A dispetto del titolo, Space Cowboy, non ha nulla a che fare con mandriani intergalattici. Una ballata sulle difficoltà dell’amore arricchita da suoni distorti che sottolineano l’anima psichedelica dell’album, “You look out the window / While I look at you / Sayin’ I don’t know / Would be like saying that the sky ain’t blue / And boots weren’t made for sitting by the door / Since you don’t wanna stay anymore“. Non so perché ma Happy & Sad una delle canzoni che preferisco di questo album. Non sarà la migliore, sarà eccessivamente zuccherosa, però a me piace. Il suo ritornello così liberatorio e solare, il suo stile un po’ anni ’90 ha un nonsoché di nostalgico, “Is there a word for the way that I’m feeling tonight? / Happy and sad at the same time / You got me smiling with tears in my eyes / I never felt so high“. Velvet Elvis è il primo dei due brani nel quale ogni traccia di country viene accantonata per un attimo a favore di ritmi più pop. Il suo contenuto leggero e il beat piuttosto pompato fanno scivolare via questa canzone senza particolari sussulti, “I don’t really care ‘bout the Mona Lisa / I need a Graceland kind of man who’s always on my mind / I wanna show you off every evening / Go out with you in powder blue and tease my hair up high“. Wonder Woman è un gradevole brano pop dal ritornello fresco ed estivo. Una canzone dove si ammettono le proprie debolezze, smontando l’immagine di una donna perfetta e sicura di sé in amore, “‘Cause, baby, I ain’t Wonder Woman / I don’t know how to lasso the truth out of you / Don’t you know I’m only human? / And if I let you down, I don’t mean to / All I need’s a place to land / I don’t need a Superman to win my lovin’“. Poi c’è High Horse. Una canzone in stile Daft Punk, che ha diviso i fan. Personalmente trovo sia una buona canzone ma sono contento che sia l’eccezione all’interno di questo album. Forse è l’unica canzone nella quale si può ritrovare lo stile pungente che ha caratterizzato in passato le canzoni della Musgraves, “I bet you think you’re first place / Yeah, someone should give you a ribbon / And put you in the hall of fame / For all the games that you think that you’re winning“. La title track Golden Hour è la classica canzone d’amore romantica e carica di buoni sentimenti. La classe e l’eleganza della voce sono indiscutibili e il resto viene da sé, “Baby don’t you know? / That you’re my golden hour / The color of my sky / You’ve set my world on fire, yeah / And I know, I know everything’s gonna be alright, mhm“. Chiude l’album la straordinaria ballata Rainbow. Rassicurante e commovente, questa canzone è da inserire tra le più belle di questa artista. Un pianoforte e un testo che faranno palpitare i cuori più sensibili, “Well, the sky is finally opened, the rain and wind stopped blowin’ / But you’re stuck out in the same old storm again / You hold tight to your umbrella, but darlin’ I’m just tryin’ to tell ya / That there’s always been a rainbow hangin’ over your head“.

La prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando Golden Hour è una frase della stessa Kacey Musgraves, contenuta nella sua canzone Dime Store Cowgirl, che recitava: “You can take me out of the country / But you can’t take the country out of me“. Si potrebbe accusarla di non aver tenuto fede a quella dichiarazione ma io penso che sia invece l’opposto. Kacey Musgraves ha abbracciato sonorità più pop, arrivando anche ad abbandonare completamente quelle country (come con High Horse). Ma in qualche modo, per certi versi sfuggente, è riuscita ad essere la Kacey Musgraves che abbiamo sempre conosciuto. Il country c’è, è rimasto dentro di lei, sottotraccia. Ma voler assegnare a tutti i costi un genere o uno stile ad un album come questo è spesso una grande perdita di tempo. Io ho ritrovato la Kacey Musgraves che conoscevo ed è abbastanza per dire che Golden Hour mi piace, con i suoi difetti. In conclusione Golden Hour è un album che dimostra ancora una volta il talento di questa cantautrice.

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Un Natale con i fiocchi

È la vigilia di Natale ed è anche sabato. Di solito il fine settimana è destinato ad una recensione ma questo non è un fine settimana come gli altri. Quest’anno posso unire il Natale alla musica e questo è possibile sono se si tratta di musica natalizia. Come rimanere indifferenti di fronte alle nostalgiche e zuccherose canzoni di Natale? Come esserlo se a cantarle è una come Kacey Musgraves? Sì, quest’anno la cantautrice americana ha pubblicato A Very Kacey Christmas, un album di Natale con tanti classici e quattro inediti. L’album di canzoni di Natale è una tappa forzata per ogni artista di successo e non sempre il risultato è all’altezza ma Kacey Musgraves… bhè ascoltare per credere.

Kacey Musgraves
Kacey Musgraves

Si comincia con Have Yourself A Merry Little Christmas che subito ci porta nell’atmosfera natalzia. Calda e confortante, la voce della Musgraves è suadente al punto giusto. Un inizio con i fiocchi, “Through the years, we all will be together if the fates allow / So hang a shining star upon the highest bough / And have yourself a merry little Christmas now“. Un classico che più classico non si può come Let It Snow non può certo mancare. Impreziosito dal Trio Lescano… ops intedevo le The Quebe Sisters. Una canzone che fa subito Natale, “Oh, the fire is slowly dying / And, my dear, we’re still goodbye-ing / But as long as you love me so / Let it snow, jet it snow, let it snow“. Christmas Don’t Be Late ha i tratti delle belle canzoni di una volta. Tutto è fatto con gusto e attenzione, Kacey Musgraves si rivela essere un’artista versatile e brava, “Want a plane that loops the loop / And I still want a hula-hoop / I can hardly stand the wait / Please, Christmas, don’t be late / I can hardly stand the wait / Please, Christmas, don’t be late“. Il primo inedito è A Willie Nice Christmas, cantata insieme a quella vecchia roccia di Willie Nelson. Un Natale alternativo, una canzone simpatica che spazza via la nostaligia che questa festa porta con sè, “Don’t get caught up in the hustle and the bustle / This time of year ain’t supposed to be so stressful / Here’s to easily silent nights and finding your own paradise / ‘Cause whatever family, might call your own“. C’è anche Feliz Navidad di José Feliciano. Una bella versione arricchita dai cori e dalla voce elegante della Musgraves. Davvero bella, “Feliz navidad, feliz navidad / Feliz navidad, prospero año y felicidad / Feliz navidad, feliz navidad / Feliz navidad, prospero año y felicidad“. Un’altro inedito con Christmas Makes Me Cry. Qui la malinconia sale alle stelle. Coglie tutti gli aspetti del Natale che ogni anno si ripete e ogni anno pensiamo a quanto era bello quando eravamo bambini, “It’s the ones we miss, no one to kiss under the mistletoe / Another year gone by, just one more that I, I couldn’t make it home / And I know that they say, “Have a happy holiday” / And every year, I swear I sincerely try / Oh, but Christmas, it always makes me cry / Always“. Anche Present Without A Bow è un inedito dal piglio pop. Vede la collaborazione di Leon Bridges. Un bel duetto che porta una storia d’amore sotto l’albero. Un pezzo romantico e nostalgico, “There’s no red and white stripes on a candy cane / And Silent Night just wouldn’t sound the same / Where’d the magic go? / All I know is me without you is like a present without a bow“. Un’altro classico come Mele Kalikimaka riaccende la speranza di un Natale sereno. Kacey Musgraves ci porta alle Hawaii con la consueta dolcezza e spensieratezza, con un tocco vintage, “Mele Kalikimaka is the thing to say / On a bright Hawaiian Christmas Day / That’s the island greeting that we send to you / From the land where palm trees sway“. Vale il prezzo del biglietto la divertente I Want Hippopotamus For Christmas. Un classico interpretato dalla Musgraves con innocenza, sembra cantare con un bel sorriso e fa sorridere anche chi ascolta. La canzone di per sè è già irresistibile ma con la sua voce e la reintrepetzione country lo è ancora di più. Da ascoltare, “I want a hippopotamus for Christmas / Only a hippopotamus will do / No crocodiles or rhinoceroses / I only like hippopotamuses / And hippopotamuses like me, too“. Un altro classico per bambini è Rudolph the Red-Nosed Reindeer. Come in precedenza, l’interpretazione della Musgraves è perfetta. Tutto molto natalizio, “Rudolph, the Red-Nosed Reindeer had a very shiny nose / Well, and if you ever saw it, you would even say it glowed / (Like a light bulb)“. Ribbons And Bows è un inedito nel quale l’amore trionfa. Carica di buoni sentimenti come vuole il Natale, questa canzone è orecchiabile quanto basta per essere cantata in coro, “Don’t need ribbons and bows to cure my woes / No, I just need your love / Expensive rings or diamond things / No, I just need your love“. Chiude l’album What Are You Doing New Year’s Eve?, lento romantico e strappalacrime. Kacey Musgraves ne dà un interpretazione elegante con un sensibilità d’altri tempi, “Wonder whose arms will hold you good and tight / When it’s exactly 12 o’clock midnight / Welcoming in the New Year, New Year’s Eve“.

Gli album con le canzoni di Natale hanno da sempre avuto un significato più commerciale che artistico. Questo non fa eccezione. Lo ascolterete per qualche settimana per poi riporlo nel cassetto fino all’anno prossimo. A Very Kacey Christmas però non è eccessivamente melenso e ruffiano, la brava Kacey dimostra tutto il suo talento, reinterpretando i classici con grande rispetto e classe. Purchè non diventi un appuntamento fisso ogni anno, questo album è un’ottima colonna sonora per le feste da ascoltare e riascoltare prima che finiscano. Un album da condividere con parenti e amici, in perfetta sintonia con il Natale.

Non mi giudicate – 2015

Avanti un altro. Anche quest’anno è diventato vecchio quanto gli altri ed è ora di cambiarlo. Come ogni trecentrosessantacinque giorni ci ritroveremo festeggiare l’arrivo di un anno migliore di questo. O almeno si spera. Il mondo cambia e forse noi non siamo pronti, forse non lo saremo mai. L’importante è cercare di passare il guado e anche questa volta pare che l’abbiamo sfangata. Me lo auguro sia così per tutti voi. Non resta che rimboccarci le maniche e affrontare altri trecentrosessantacinque (anzi trecentrosessantasei questa volta) giorni con rinnovato entusiasmo, come succedeva sempre ad ogni Settembre di fronte al nuovo anno scolastico. Ma basta con questa digressione, meglio voltarsi indietro per l’ultima volta e vedere un po’ cosa ci ha offerto di bello quest’anno di musica. Per la prima volta in questo blog ho deciso di premiare alcuni artisti o album che mi sono particolaremente piaciuti, ispirandomi ai premi NBA. Non mi piace dare voti o fare classifiche ma faccio uno strappo alla regola (“Sono abitudinario, non mi giudicate, siete come me” cit.). Ovviamente per decretare chi è meglio di chi avrei dovuto ascoltare tutta la musica uscita quest’anno, nessuno escluso. Come avrei potuto farlo? A mancare è soprattutto il tempo ma anche la voglia di ascoltare tutto (ma proprio tutto). Dunque la mia è una visione ristretta a ciò che ho voluto e potuto ascoltare dal primo Gennaio a oggi. Chi non è d’accordo… bhè se ne faccia una ragione.

  • Most Valuable Player: Laura Marling
    Quest’anno è iniziato con un grande ritorno. Quello di Laura Marling, sempre meravigliosa nonostante abbia ritoccato il suo sound. Avere venticinque anni e cinque ottimi album alle spalle non è cosa da tutti. Soprattutto essere già diventati così influenti è ancora più raro. La migliore.
    Laura Marling – False Hope
  • Most Valuable Album: How Big How Blue How Beautiful
    I Florence + The Machine quest’anno hanno sfornato un album grandioso. Un grande riscatto, carico di emozioni ed energia. Florence Welch con la sua voce domina incontrastata, inimitabile e unica. Senza dubbio l’album più forte dell’anno, da ascoltare se non l’avete ancora fatto.
    Florence + The Machine – Delilah
  • Best Pop Album: Light Out The Dark
    Il secondo album Gabrielle Aplin è convincente e lancia la giovane cantautrice inglese tra quegli artisti da tenere assolutamente d’occhio in futuro. Anzi forse il futuro è già qui. Io ho avuto la fortuna di scoprirla agli esordi, prima del suo debutto e sono molto contento che abbia trovato la sua strada.
    Gabrielle Aplin – Light Up The Dark
  • Best Folk Album: The Firewatcher’s Daughter
    Forse considerare folk The Firewatcher’s Daughter è riduttivo, lo stesso vale per Brandi Carlile ma dovevo assolutamente inserire la cantautrice americana in questa lista. Brandi Carlile migliora con gli anni e il successo di questo album se lo merita pienamente. Una voce emozionante senza eguali.
    Brandi Carlile – Wherever Is Your Heart
  • Best Singer/Songwriter Album: Tied To The Moon
    Rachel Sermanni è tornata con Tied To The Moon, riconfermandosi come cantautrice di talento e sensibilità. Anche per lei è arrivato il momento di cambiare sound ma lo fa con attenzione senza strappi con il passato. Voce e chitarra acustica è una ricetta semplice ma eccezionale quando si parla di questa giovane cantautrice scozzese.
    Rachel Sermanni – Banks Are Broken
  • Rookie of the Year: Lael Neale
    Tra gli esordi di quest’anno è difficile scegliere quale sia il migliore. Voglio premiare la cantautrice americana Lael Neale che con il suo I’ll Be Your Man ha dimostrato di saper scrivere canzoni magiche ed emozionanti. Spero per lei che in futuro possa avere più visibilità perchè è un’artista che non merita di stare nascosta.
    Lael Neale – To Be Sad
  • Sixth Man of the Year: Kacey Musgraves
    Per sesto uomo si intende colui il quale parte dalla panchina ma dimostra di avere un ruolo importante nella squadra. Kacey Musgraves partiva da un buon album ma niente di eccezionale. L’avevo quasi accantonata quando il suo secondo Pageant Material la eleva a country star. Kacey saprà sicuramente deliziarvi con la sua musica.
    Kacey Musgraves – Are You Sure ft. Willie Nelson
  • Defensive Player of the Year:  The Weather Station
    Ovvero l’artista più “difensivo”. Tamara Lindeman e il suo Loyalty la riconferma come cantautrice intima e familiare. Sempre delicata, non cerca visibilità e successo ma solo un orecchio al quale porgere le sue confidenze. Un piacere ascoltare The Weather Station e lasciarsi abbracciare dalla sua musica.
    The Weather Station – Way It Is, Way It Could Be
  • Most Improved Player: The Staves
    Niente da dire. Le tre sorelle inglesi Staveley-Taylor sotto l’ala di Justin Vernon hanno fatto un album che ruba la scena al buon esordio. If I Was è malinconico ma anche rock, le The Staves non sono mai state così convincenti e abili. Speriamo che in futuro la collaborazione di ripeta perchè abbiamo bisogno di voci come quelle di Jessica, Emlily e Camilla.
    The Staves – Steady
  • Throwback Album of the Year: Blonde
    L’album Blonde della cantautrice canadese Cœur de pirate è del 2011 ma solo quest’anno ho avuto il piacere di ascoltarlo. L’ho ascoltato a ripetizione per settimane, catturato dalla voce dolce e dai testi in francese di Béatrice Martin. Un album pop dal gusto retrò che ha trovato il suo erede (più contemporaneo) in Roses, pubblicato quest’anno.
    Cœur de pirate – Ava
  • Earworm of the Year: Biscuits
    Non avrei voluto che un’artista apparisse in due categorie diverse ma non posso fare a meno di premiare Biscuits di Kacey Musgraves. Mi ha martellato la testa per settimane.“Just hoe your own row and raise your own babies / Smoke your own smoke and grow your own daisies / Mend your own fences and own your own crazy / Mind your own biscuits and life will be gravy / Mind your own biscuits and life will be gravy“.
    Kacey Musgraves – Biscuits
  • Most Valuable Book: Moby Dick
    In questo blog, saltuariamente, scrivo anche di libri. Non tutti quelli che leggo durante l’anno ma quasi. Senza dubbio Moby Dick è il migliore. Un classico, un libro a tutto tondo. Non è una semplice storia, non è un avventura ma un’esperienza come lettore. Un’enciclopedia sulle balene, dialoghi teatrali, scene comiche e drammatiche, digressioni filosofiche. Tutto in un solo libro.

A conti fatti, ho premiato un po’ tutti. Chi è rimasto escluso è solo perchè altrimenti avrei dovuto inventarmi una categoria per ognuno di essi! Sarebbe stato sinceramente un po’ patetico oltre che inutile. Un altro anno è qui davanti, carico di musica nuova e meno nuova da ascoltare e riascoltare. Ci saranno tanti graditi ritorni…

Buon 2016.
Anno bisesto, anno funesto. 😀

Miss Congenial

Quando un paio di anni fa scelsi di ascoltare l’album di debutto di Kacey Musgraves, intitolato Same Trailer Different Park, ero poco avvezzo alla musica country e lo sono tuttora. Ma avevo letto alcune opinioni positive a riguardo e se ci aggiungiamo anche la bella foto in copertina, il risultato apparve scontato. Perchè non provare ad ascoltare questa giovane cantautrice americana? L’ho fatto e oggi come allora penso che Same Trailer Different Park sia un bell’album, spensierato e leggero. Niente di più. Dopo qualche tempo lo abbandonai e pensai che in fondo non avrei avuto interesse ad ascoltare un suo secondo album. Poi qualche mese fa arrivò il singolo Biscuits. Non l’avessi mai ascoltato! Credo di essere uscito dalla sua dipendenza solo in questi giorni. Mi martellava in testa in continuazione. Ecco che la giostra è ripartita e io, che bramo l’intera discografia di qualsiasi artista mi passi sotto il naso, non potevo farmi scappare Pageant Material. Il secondo album che mai avrei voluto e dovuto ascoltare.

Kacey Musgraves
Kacey Musgraves

High Time apre l’album come una ventata d’aria fresca. Una canzone sulla necessità di non lasciarsi trascinare dalla frenesia della celebrità. Nonostante le apparenze i testi della Musgraves e dei suoi co-autori non sono affatto banali e questa canzone ne è solo un assaggio, “Been missing my roots / I’m getting rid of the flash / Nobody needs a thousand-dollar suit just to take out the trash  /Ain’t gotta be alone to feel lonely / I’m gonna turn off my phone, start catching up with the old me“. Con Dime Store Cowgirl, Kacey rivendica il legame con la sua terra e l’amore per la musica country. Una canzone irresistibile, dal ritornello orecchiabile e sincero, “I’m just a dime store cowgirl / That’s all I’m ever gonna be / You can take me out of the country / But you can’t take the country out of me, no“. Late To The Party è una canzone romantica, un lento da festa, appunto. Probabilmente la canzone più debole dell’album rispetto alle altre ma comunque piacevole, “Late to the party with you / Oh, who needs confetti? / We’re already falling into the groove / And who needs a crowd when you’re happy at a party for two? / The world can wait / Cause I’m never late to the party if I’m late to the party with you“. La titletrack Pageant Material è davvero originale. Kacey colpisce nel segno con un testo pungente e ironico. Una divertente canzone sul mondo dei concorsi di bellezza & Co, ai quali la Musgraves non si sente di appartenere, “I ain’t pageant material / I’m always higher than my hair / And it ain’t that I don’t care about world peace / But I don’t see how I can fix it in a swimsuit on a stage / I ain’t exactly Ms. Congenial“. La successiva This Town è probabilmente la canzone più matura dell’album. Un country classico che racconta la vita in un piccolo paese tra pettegolezzi e malelingue, “Too small to be lying / Way too small to cheat / Way too small for secrets / Cause they’re way too hard to keep / And somebody’s mama knows somebody’s cousin / And somebody’s sister knows somebody’s husband / And somebody’s daughter knows somebody’s brother / And around here, we all look out for each other“. E poi c’è Biscuits. Da ascoltare e rimanere intrappolati nel ritornello e nella melodia. Difficile uscirne, io vi ho avvisato, “Just hoe your own row and raise your own babies / Smoke your own smoke and grow your own daisies / Mend your own fences and own your own crazy / Mind your own biscuits and life will be gravy / Mind your own biscuits and life will be gravy“. Somebody To Love è molto vicina alle sonorità ascoltate nel primo album. Una canzone dolce come la voce della Musgraves che ci incanta per qualche minuto. Viene da dire: brava Kacey, “We’re all good, but we ain’t angels / We all sin, but we ain’t devils / We’re all pots and we’re all kettles / But we can’t see it in ourselves / We’re all livin’ ‘til we’re dying / We ain’t cool, but man, we’re trying / Just thinking we’ll be fixed by someone else“. Miserable è la riprova che Kacey Musgraves ha ancora qualcosa da dire e lo fa con una canzone semplice ma efficace. Canzoni come questa si ascoltano sempre volentieri e se è lei a cantarle, ancora di più, “And you… can’t win unless you lose / You try to tell me you want happiness / But you ain’t happy unless / You’re miserable“. Dalle tinte più cupe e serie è Die Fun che mostra un lato nascosto della voce della Musgraves. Un buon ascolto diverso dai precedenti ma che fatica a lasciare il segno, “We can’t do it over / They say it’s now or never and all we’re ever gettin’ is older / Before we get to heaven, baby let’s give ‘em hell / We might as well / Cause we don’t know when we’re done / So let’s love hard, live fast, die fun“. La bella Kacey non si è dimenticata come si fanno quelle canzoni country frizzanti e Family Is Family è lì a dimostrarlo. Strappa un sorriso e ti incolla addosso un altro ritornello, “Family is family, in church or in prison / You get what you get, and you don’t get to pick ‘em / They might smoke like chimneys, but give you their kidneys / Yeah, friends come in handy, but family is family“. Good Ol’ Boys Club ha fatto nascere qualche dibattito. Conterrebbe, infatti, un attacco alla collega Taylor Swift, rea di aver abbandonato il country per scalare le classifiche. Il riferimento alla casa discografica Big Machine della Swift è nascosto nel ritornello, “Don’t wanna be a part of the good ol’ boys club / Cigars and handshakes, appreciate you but no thanks / Another gear in a big machine don’t sound like fun to me / Don’t wanna be a part of the good ol’ boys club“. Cup Of Tea ci ricorda che ognuno è fatto a modo suo con melodie solari e zuccherose. Un canzonetta nei toni leggeri ma il tema è interessante, “Maybe you married the wrong person first / Maybe your hair’s way too long / Your sister’s in jail or maybe you failed / Out of college, but hey, life goes on / We’ve all got the right to be wrong“. Chiude l’album Fine, un altro lento country dalle atmosfere malinconiche e sognanti. La voce della Musgraves è sempre dolce e graziosa, questa canzone è cucita addosso a lei, “I try to sleep, I just lie here awake / I’ve stopped counting sheep, now I just count the days  /’Til you’re back in this bed that I remake every time / And if they ask, I’ll say I’m fine“. C’è ancora una traccia nascosta, è Are You Sure cover di un classico della leggenda country Willie Nelson, che duetta con Kacey Musgraves.

Pageant Material si è rivelato migliore del precedente sotto tutti i punti di vista. Kacey Musgraves non sbaglia un colpo e infila un ritornello orecchiabile dopo l’altro. Non si piega al pop facilone di alcune sue college ma resta saldamente ancorata al country americano. Questo è un album che trasuda da tutti i pori la cultura USA per questo genere. L’accento americano della Musgraves è in grado si sentirlo chiunque. La sua voce e l’uso che ne fa è parte del suo successo. Kacey Musgraves ha i piedi per terra e questo mi piace. Una ragazza schietta e sincera, senza peli sulla lingua. Una ragazza che ha dichiarato di rimanere fedele al country e di non curarsi di chi la critica. Credo di poter affermare che si sia presa un posticino tra la mia musica preferita. Ho già postato tempo fa su questo blog, il singolo Biscuits e avrei voluto mettere qui sotto un’altra canzone. Family Is Family, perchè no. No. Biscuits. Abbi pietà di me, Kacey. (Just hoe your own row and raise your own babies…)

Futuro prossimo

Questo mese ci sono state parecchie novità musicali che anticipano altrettanti album in uscita quest’estate o più avanti in autunno. In particolare ci sono tre nuove canzoni che mi hanno sorpeso. Rachel Sermanni ha finalmente annunciato il suo secondo album in maniera definitiva a distanza di tre anni dal precedente Under Mountains. Inizialmente era previsto per Febbraio (con tanto di pre-order) poi il dietro front. Forse Aprile, anzi no, Maggio (con pre-order). Falso allarme. Silenzio. Ora la data è il 10 Luglio (con pre-order, di nuovo) e dovrebbe essere quella definitiva. Nel frattempo è anche cambiata la copertina che ora riporta uno dei disegni della stessa Sermanni. Anche la Sermanni, dopo Laura Marling, sfodera la chirarra elettica e tira fuori Tractor, il primo singolo tratto da Tied To The Moon. Una Sermanni diversa e più pop ma comunque riconoscibile. Sono piacevolmente sorperso dal cambio di direzione ma sono anche sicuro di ritrovare qualche bella ballata folk all’interno dell’album.

Anche Lucy Rose è pronta a pubblicare il suo secondo album intitolato Work It Out previsto per il 6 Luglio. Dopo aver espresso dubbi sul suo primo singolo Our Eyes, la cantautrice inglese ha diffuso un’altra canzone intitolata Like An Arrow. Questa Lucy Rose mi piace di più. Like An Arrow è un’evoluzione del precedente Like I Used To del 2012. Lucy ha messo ha segno un punto a suo favore e sono più fiducioso riguardo questo album.

Questa settimana è stato il turno di Gabrielle Aplin che ritorna in grande stile con Light Up The Dark. Il singolo è già di dominio pubblico mentre per l’album c’è da aspettare fino al 18 Settembre. Il suo ultimo album English Rain pubblicato nel 2013 ha avuto un bel successo e anche a me è piaciuto molto. Anche lei ha deciso di cambiare direzione. Non resiste al fascino della chitarra elettrica e mette insieme un brano pop rock molto piacevole. La sua voce è sempre graziosa e misurata in contrasto con lo sfondo musicale. Non vedo l’ora di ascoltare Light Up The Dark e apprezzare meglio l’avvenuta maturità di questa giovane cantautrice.

Anche la canadese Béatrice Martin aka Cœur de pirate ha annunciato il suo terzo album. Uscirà il 28 Agosto e s’intitolera Roses. Il singolo che l’anticipa è stato rilasciato in due versioni Carry On, in lingua inglese, e Oublie-Moi, in francese. Da quanto dichiarato del Béatrice stessa e da quanto è possibile sentire, Roses non sarà molto diverso dal suo predecessore Blonde del 2011. Quindi non resta che aspettare per ascoltare un altro bell’album di Cœur de pirate. Io personalmente continuo a preferirla quando canta in francese e non è ancora ben chiaro se questo album sarà completamente in questa lingua oppure no.

Il prossimo mese non mancano nuove uscite. Subito il 1 Giugno il nuovo dei Florence + The Machine, How Big How Blue How Beautiful e poi in 23, il secondo di Kacey Musgraves intitolato Pageant Material. Sicuramente in aggiunta salterà fuori qualcos’altro e qualcosa mi sono già segnato, ad esempio il nuovo di Kelly Oliver anticipato dal singolo Jericho e Heavy Weather di Billie Marten. C’è da aspettare ancora un po’ per il nuovo degli Editors che molto probabilmente uscirà ad Ottobre. Pochi e frammentari i rumors che rigurdano rispettivamente il quarto e sesto album di Amy Macdonald e dei Wintersleep. La cantaurice scozzese ha dichiarato di aver terminato la scrittura delle nuove canzoni e adesso si sta godendo la vita in attesa del prossimo tour. La sua casa discografica avrebbe voluto avere l’album prima dell’estate ma Amy ha detto che è impossibile e a noi fans non resta che sperare per questo autunno. Anche i Wintersleep sono pronti ma mancano le prove di un’imminente uscita. Tempo fa sembrava pronti a rivelare almeno il singolo a Febbraio, salvo poi rimangiarsi tutto e ripiegare su un generico autunno. Questa è un po’ la situazione che mi aspetta per i prossimi mesi. Il 2015 si prevedeva ricco di uscite e novità, e così sarà.

Mi ritorni in mente, ep. 26

Ci sono canzoni e album che mi piacciono anche quando non so bene perchè. Questo è il caso di Same Trailer Different Park. Poco meno di un paio di anni fa ascoltai volentieri l’album d’esordio della cantautrice americana Kacey Musgraves e ancora oggi mi chiedo perchè lei sia l’unica interprete del country commericiale a piacermi. Intendiamoci di belle ragazze che fanno un misto di pop e country al di là dello oceano ce ne sono a bizzeffe ma Kacey ha saputo distinguersi. Il suo punto di forza è nel cosiddetto songwriting ovvero l’abilità di scrivere i testi delle canzoni. Proprio nei testi la Musgraves trova i consensi anche al di fuori dei fan del country. Infatti spesso le sue canzoni sfatano qualche tabù di questo genere musicale. La sua è una piccola rivoluzione.

Recentemente Kacey Musgraves ha pubblicato il singolo Biscuits che anticipa il suo secondo album, molto probabilmente previsto per l’estate. Qualche similitudine con il precedente Follow Your Arrow c’è ma si tratta pur sempre di un singolo. Anche in questo caso l’argomento è interessante. Una canzone antibullismo che riserva una speranza per che ne è vittima. Mi piace la voce della Musgraves e il suo modo di cantare, e se Biscuits è solo l’inizio sarà un bell’album da ascoltare questa estate. Vogliamo anche aggiungere anche che è una bella ragazza? Sì, aggiungiamolo. Che male c’è.

Segui la tua freccia, cowboy!

Ogni tanto ritorno a fare visita allo storico forum sui R.E.M. e  anche se ultimamente non c’è quasi nulla di nuovo che li riguarda, il topic “Albums Listened To Today” è uno di quelli costantemente aggiornati. Qui ogni utente posta le immagini delle copertine degli album che ha ascoltato di recente. Si possono trovare consigli su vecchi dischi o nuove uscite. Uno degli utenti più attivi in questo topic è solito ascoltare musica country tipicamente americana. Recentemente ha ascoltato un album di una giovane cantautrice country su consiglio di un amico. Nonostante non sia un fan del ramo più commerciale di questa musica ha ammesso che Kacey Musgraves rappresenta un’eccezione. Ciò che la renderebbe diversa e migliore rispetto alle dirette concorrenti è abilità nel songwriting, come dicono da quelle parti. Perchè dunque non concedergli un ascolto? Scopro che Kacey ha già pubblicato tre album con un’etichetta indipendente ma il suo “debutto” è il quarto album Same Trailer Different Park pubblicato per la Mercury Nashville.

Kacey Musgraves
Kacey Musgraves

Same Trailer Different Park rappresenta il classico pop-country americano con qualche accenno al country duro e puro e si apre con Silver Lining, perfetta rappresentante di un piacevole songwriting che è poi negli intenti dell’album. My House ci ricorda cos’è il country e la bella Kacey ci sa fare. Il singolo di maggior successo è Merry Go’ Round ma una delle canzoni più belle all’interno in questo album è la successiva Dandelion. Una canzone molto piacevole e delicata. Più rock è Blowin’ Smoke con tanto di yeah, yeah all’americana. I Miss You dal titolo potrebbe sembrare una canzoncina mielensa ma non lo è poi tanto. Step Off è un’altra canzone carina e divertente. Anche la successiva Back On The Map non è male grazie al suo ritornello orecchiabile. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche Keep It To Your Self che non regala nulla di nuovo. Un po’ più ritmata e veloce è Stupid seguita da un’altra bella canzone. Follow Your Arrow è da includere tra le canzoni migliori soprattutto per il ritornello. L’album si chiude con la bella ballata It Is What It Is.

Questo album non è certo un capolavoro ma è comunque un album particolarmente piacevole da ascoltare. La bella voce di Kacey e i ritmi country scanditi dall’immancabile banjo ogni tanto sanno un po’ di dejà-vu ma è una sensazione positiva. Un album semplice senza alcuna pretesa se non quella di allietare l’ascoltatore. Ascoltatore che sogna di essere laggiù in quelle praterie in una calda serata in compagnia di cowboy e belle cantanti country. Roba da film americano insomma.