Meglio tardi che mai, ep. 4

In questo mese di maggio ho lasciato da parte il blog qualche settimana di troppo nonostante qualche nuova uscita musicale interessante. Cercherò di rimediare nelle prossime settimane e intanto concedetemi di raccogliere in un unico post gli album che ho ascoltato e che meritano comunque una citazione tra queste pagine. Non vorrei affidarmi a questa forma di post spesso ma dopotutto dall’ultimo “episodio” è passato un mese. Ah, come passa il tempo!


Avrei voluto scrivere una recensione per il nuovo album di Lael Neale ma poi le cose sono andate diversamente. Il nuovo Stars Eater Delight segue lo sperimentale Acquainted With Night del 2015. Allora il cambio di sonorità fu piuttosto drastico, molto distante dalle atmosfere indie folk dell’esordio. In quest’ultima occasione invece la Neale torna sui suoi passi facendo però tesoro delle sperimentazioni precedenti. Il risultato è un album meno frammentario e più accattivante anche se non facilmente accessibile. Insomma, Stars Eater Delight mi piace più del suo precedessore che ammetto essere finito nel dimenticatoio.


The Sun era destinato ad una suo post dedicato, anche solo per il fatto che le sorelle Closner, Allison, Meegan, e Natalie le seguo dal 2014, anno del loro debutto sotto il nome di Joseph. Il loro pop è una fuga dai soliti generi musicali che ascolto e il precedente Good Luck, Kid ha segnato un passo in avanti molto deciso, soprattutto in termini di produzione. Questo The Sun di fatto prosegue per la stessa strada senza aggiungere nulla di più. La musica dello Joseph resta piacevole da ascoltare ed è carica di energia (forse troppa) e sentimento. A chi piace il pop fatto di inni esplosivi e vitali, qui troverà pane per i suoi denti.


Chiudo con due consigli folk, partendo da Wise As A Fool della cantautrice e arpista Georgie Buchanan. Il suo è un folk che prende spunto dalla tradizione inglese ma che, nelle sue mani, si trasforma in qualcosa di più alternativo ed etereo. Tra contaminazioni celtiche e magiche, questo album cattura fin dai primi ascolti. Ogni volta è come entrare in un mondo sconosciuto e misterioso. Otto brani che mi hanno sorpreso positivamente perché pensavo di ascoltare qualcosa di più tradizionale.


Ultimo ma non ultimo, l’esordio della cantautrice scozzese Beth Malcom, intiolato Kissed And Cried. Anche in questo caso ero pronto per ascoltare un altro ottimo album di canzoni tradizionali scozzesi e invece non è stato esattamente così. La Malcom abbraccia tutte le sfumature del folk, sconfinando a volte anche in sonorità vagamente jazz. Il tutto si poggia sulla voce calda e delicata di quest’artista, una voce con la quale può permettersi di fare qualsiasi cosa. Un album molto piacevole da ascoltare che spiazza per i suoi repentini cambi di rotta e la sua vitalità. Consigliato.

Come i fiori sul comodino

Lo scorso anno presi la decisione di ascoltare Just Like Leaving, album d’esordio della cantautrice canadese Bella White, a ben due anni di distanza dalla sua pubblicazione perché, in un modo o nell’altro, questo titolo me lo ritrovavo sempre quando mi mettevo alla ricerca di qualcosa di nuovo da ascoltare. L’album si affidava alla classiche sonorità bluegrass e alla cosiddetta musica appalachian, seguendo uno stile scarno ed essenziale. La sua particolarità stava nella capacità della White di rendere questo genere più moderno e contemporaneo senza, peraltro, fare nulla di clamoroso, quasi fosse una sua naturale evoluzione. Ebbene, lo scorso mese è uscito Among Other Things e io non ho voluto mancare all’appuntamento, perché ero in qualche modo sicuro che Bella White avrebbe puntato su qualcosa di più ricco e meno “banjo-centrico” del suo predecessore.

Bella White

Il nuovo corso intrapreso dalla White si intravede chiaramente in canzoni come Break My Heart, un country rock spensierato alle prese con un amore difficile, oppure Numbers, nella quale riflette sulla cose effimere della vita. Un country folk vecchio stile dà forma a Marilyn, nella quale la White esprime solidarietà con una donna che non conosce ma che è vittima di un uomo rozzo e sciocco. Anche The Way I Oughta Go richiama il classico country fatto di amori finiti e ricordi, guidato dalla voce carismatica di quest’artista. Voce che arricchisce la bella ballata Rhododendron. Le ballate sono, anche in questo album, predominanti sulle altre canzoni. Flowers On My Bedside è una ballata folk dolorosa e personale, seguita poi da Dishes ancora più essenziale e fragile. Anche The Best Of Me abbraccia le stesse sonorità e tematiche, definendo la cifra stilistica di questo album. Il country riemerge con forza in Worth My While, dove sentimenti di solitudine prendono il largo. La title track Among Other Things non è da meno e mette il sigillo all’album e ci fa apprezzare il talento di questa cantautrice in tutto il suo splendore.

Among Other Things è un album solido nel quale Bella White dimostra più sicurezza e determinazione, cercando di variare i colori a sua disposizione e riuscendo ancora una volta di bilanciare la tradizione con una spruzzata di modernità. Di fatto questa modernità sta più nell’approccio giovane, nell’immagine in sé, che nelle sonorità. Quelle restano ben ancorate al country classico e al bluegrass. Among Other Things è un album comunque più vario del precedente e per certi versi anche più orecchiabile. Bella White in definitiva mette a segno un altro colpo, riuscendo a mantenersi sulla rotta giusta e ha fare un primo significativo passo verso una carriera interessante che potrebbe riservare ben più di una sorpresa. Ma questo potrà confermarlo solo il tempo.

Sito Ufficiale / Facebook / Twitter / Instagram / YouTube / Bandcamp