A cinque anni di distanza dal suo debutto, intitolato Hold Your Mind, è tornata la cantautrice inglese Bess Atwell con il nuovo Already, Always. L’approdo alla corte di Lucy Rose, fondatrice della etichetta discografica Real Kind Records, ha finalmente sbloccato la realizzazione di questo disco. L’esordio mi aveva fatto scoprire un’artista di sicuro talento e dalla voce cristallina, che con il suo folk moderno e minimale si era rivelata una delle sorprese di quell’anno. Non vedevo l’ora di tornare ad ascoltare qualcosa di nuovo di Bess Atwell e scoprire come era cambiata la sua musica in seguito all’EP Big Blue del 2019.
L’album si apre con la bella Co-op, nella qual ritroviamo le sonorità alla quale la Atwell ci ha abituato. Una canzone malinconica fatta di ricordi frammentari, tracciati da una voce delicata e pulita, “I slip my hands into my pockets / Lean against the wall at a Blondie tribute concert / We had that same old talk in the car / On the way over, I said I love him / I said I’m not in love“. All You Can Do si affida ad un indie rock lento che accoglie il canto. Un brano dolce ed essenziale che vive di un melodia piacevole e leggera, “I know I’m in love with your cheeks / You’re my sweet puppy / Is man’s best friend on a lead? / Are you coming through / Is this what you’d choose / I can’t unring that bell I rang for you“. La successiva Silver Fir si appoggia su pulsazioni elettroniche che conferiscono un’atmosfera densa, tagliata dalla voce della Atwell. Sono ancora i ricordi a popolare i suoi testi, “The smell of leather in your mother’s car / The peppermints she kept in the glove compartment / Does she have a car in Barcelona? / I know she banked on everybody coming over“. Tra le mie preferite c’è Dolly, un’altra canzone nostalgica e fragile. La voce è sommessa ed eterea, una delle tante caratteristiche che la rendono speciale, “I wanna cleanse your body, clean your arm and kiss your head / I want to wrap you up in cotton wool and make your bed / I want you to let go so you can see what you have left / Choose your wars wisely ahead, choose your wars wisely ahead“. Segue Love Is Not Enough, una canzone d’amore che vuole essere una riflessione sulla sua forze. Non sembra essere abbastanza in questo caso e la voce delicata ne incarna il sentimento, “But what if love is not enough to keep us? / The biggest joke the big man’s had, and we bear the brunt / You are how I learned to feel fine / I can’t hold you in my hands and walk away at the same time“. How Do You Leave si lascia andare verso un indie pop affascinante. Bess Atwell con voce calda evoca immagini sfuggenti ma capaci di evocare qualcosa di profondo, “How do you leave someone you trust? / Who built you like a boat / Can you mourn somebody breathing / Now that you can float?“. Time Comes In Roses sceglie una via più acustica, vivendo ancora di ricordi. Una riflessione sulla vita, sul tempo che scorre inesorabile. Un ritornello perfetto e oscuro, “But time comes in roses, I really love ya / I’m tired of being like my mother / I get excited, I get depressed / I’m never happy with how I’m dressed“. Il singolo Red Light Heaven è un bel pezzo indie pop nel quale quest’artista dà il meglio di sé. Un ritornello orecchiabile e ancora un testo che sembra un flusso di coscienza ma sempre ispirato e ben interpretato, “I can’t stop looking for that red light / Heaven is below my feet / And I could beat around the fucking bush all week / And I won’t be funny or fast / I won’t make you dance / I won’t help you forget / You need a bit of that“. Olivia, In A Separate Bed è una canzone che una musica che cresce pian piano e accompagna la voce della Atwell, assoluta protagonista, “I chose the love of strangers / I chose the fickle crowd / And the woman I wagered / Won’t look at me right now / Not now“. L’album si chiude con Nobody, nella quale si sceglie ancora un approccio più acustico, lasciando spazio alla melodia del canto. Una canzone triste e riflessiva, di poche parole scelte,”Nobody is meant for me / I crossed the river to find / Love was made for watering / If I don’t believe in us / Nobody is meant for me“.
Already, Always ci permette di tornare a riascoltare un voce unica, unita ad una capacità di fondere melodia e parole che si vede raramente. La velocità è lenta e costante, senza strappi né saliscendi. Bess Atwell ripropone la sua ricetta vincente, senza perdersi alcun rischio, confermandosi così tra le cantautrici più interessanti della sua generazione. Already, Always è un album che vive di ricordi e sensazioni, spesso slegate tra loro e non sempre di facile comprensione. Non importa però. Bess Atwell sa come attrarre a sé l’ascoltatore, accompagnandolo negli intricati meandri della sua mente e del suo cuore. Lasciando sempre la piacevole sensazione di essere partecipi di qualcosa di speciale.