Non mi giudicate – 2018

Simo giunti al termine di questo 2018. Un anno nel quale la mia collezione si è arricchita di numerosi album di debutto (i miei preferiti) ma anche di graditi ritorni. Ho anche ascoltato diversi album che non hanno trovato spazio nel blog ma tra quelli che lo hanno avuto ne ho scelti alcuni tra i migliori. Di questo spazio ne ho dovuto sacrificare un po’ per quanto riguarda le mie letture. Pur continuando a leggere come sempre, le recensioni, o qualunque cosa siano, dei libri sono sempre meno frequenti. Un po’ mi dispiace non riuscire a consigliarvi qualche lettura ma ci riproverò il prossimo anno. Qui sotto le mie personalissime scelte per questo 2018 e anche quest’anno è stato difficile scegliere ma alla fine ho scelto. Questo è il risultato.

  • Most Valuable Player: Anna Calvi
    La cantautrice inglese è tornata in grande stile con il suo album Hunter, affrontando, con la consueta energia, la propria sessualità. Le sue performance drammatiche e teatrali, la confermano una delle migliori artiste rock degli ultimi dieci anni.
    Anna Calvi –  As A Man
  • Most Valuable Album: By The Way, I Forgive You
    Alla cantautrice americana Brandi Carlile le riesce difficile sbagliare un album. Quest’anno è riuscita perfino a migliorarsi. Profondamente ispirato e intenso, il suo sesto disco è il migliore della sua carriera.
    Brandi Carlile – Party Of One
  • Best Pop Album: en cas de tempête, ce jardin sera fermé
    Alla fine per l’album pop la spunta Coeur de pirate. La cantautrice canadese sceglie di tornare a cantare in francese e fa bene. Un album che mescola bene passato e presente, tra ballate al pianoforte e inni electro-pop.
    Coeur de pirate – Combustible
  • Best Folk Album: Away From My Window
    La giovane cantautrice scozzese Iona Fyfe debutta con un album che mette in mostra sia le sue doti vocali che l’interesse e la ricerca per le ballate tradizionali della sua terra. Si tratta solo dell’inizio della carriera di una delle folk singer più promettenti.
    Iona Fyfe – Banks of Inverurie
  • Best Country Album: Songs Of The Plains
    Non me la sono sentita di premiare Golden Hour di Kacey Musgraves perché il dubbio che sia country o meno rimane. Chi invece country lo è per davvero è Colter Wall. Questo ragazzo canadese sembra sbucato dal passato e piazza un altro album di tutto rispetto.
    Colter Wall – Saskatchewan 1881
  • Best Singer/Songwriter Album: Louis Brennan
    A questo cantautore irlandese va riconosciuta una rara propensione a prendere a cuore temi importanti che riguardano tutti ma che sembrano toccarlo sul personale. Nel suo Dead Capital c’è la sua vita e la sua parabola di artista.
    Louis Brennan – Airport Hotel
  • Rookie of the Year: Kitty Macfarlane
    La cantautrice inglese con Namer Of Clouds mette in mostra tutto il suo talento con un folk giovane e moderno che trae ispirazione dalla tradizione e dalla natura, uscendo anche dai confini nazionali. Un album tra terra e mare di rara sensibilità.
    Kitty Macfarlane – Namer Of Clouds
  • Sixth Player of the Year: Lydia Luce
    Premio destinato alla sorpresa dell’anno e Lydia Luce lo è senz’altro. Dopo un buon EP senza lode, forisce con Azalea. Un album dalle tinte malinconiche del folk americano, piacevole da ascoltare e ricco di emozioni.
    Lydia Luce – My Heart In Mind
  • Defensive Player of the Year:  Kelly Oliver
    Con Botany Bay, la cantautrice inglese Kelly Oliver, va sul sicuro proponendo una breve antologia di canzoni tradizionali della sua terra. Quasi un passaggio obbligato per qualsiasi artista folk, che la vede promossa a pieni voti.
    Kelly Oliver – Botany Bay
  • Most Improved Player: Salt House
    Il trio folk guidato da Ewan MacPherson e Lauren MacColl si arrichisce della voce e delle canzoni di Jenny Sturgeon. Il loro Undersong evoca paesaggi e sensazioni come pochi altri sanno fare. Un folk affascinante, moderno ma rispettoso della tradizione.
    Salt House – Charmer
  • Throwback Album of the Year: My Love, She’s In America
    Questo titolo era prenotato ormai da tempo dall’album degli Stillwater Hobos. Un disco che mescola il folk irlandese con quello americano e il risultato è irresistibile. Tra cover, brani originali e tradizionali, questi ragazzi americani hanno fatto centro.
    The Stillwater Hobos – French Broad River
  • Earworm of the Year: Into A Bottle
    Poche canzoni, come questa di Wes Youssi, tratta dal suo Down Low, mi sono rimaste in testa così a lungo. Il suo country old school non può non piacere. Già lo scorso anno il singolo High Time aveva sortito lo stesso effetto.
    Wes Youssi – Into A Bottle
  • Best Extended Play: Live Forever
    Non sono molti gli EP che ascoltato quest’anno ma sicuramente quello della cantautrice gallese Danielle Lewis spicca sugli altri. Sonorità moderne ed elettroniche guidano la sua voce melodiosa. Un EP di ottimo pop folk che anticipa l’album di debutto.
    Danielle Lewis – Live Forever
  • Most Valuable Book: Imprimatur
    Questo libro, primo di una serie, è un romanzo storico-giallo ben scritto e dettagliato. La coppia Monaldi & Storti riesce a tenere una tensione costante, documentandone ogni singola riga. Praticamente ignorato (o censurato) in Italia per diversi anni, ma di grande successo in tutto il mondo, è un gran bel romanzo da scoprire.

Tanti album sono rimasti fuori da questa lista ma se trovate una recensione su questo blog vuol dire che mi sono piaciuti. Ad esempio Golden Hour di Kacey Musgraves, a cavallo tra pop e country era difficile collocarlo in questa lista e alla fine è rimasto fuori. Ho dovuto sacrificare anche May Your Kindness Remains di Courtney Marie Andrews a favore del country di Colter Wall. Stessa sorte per Florence & The Machine e il loro High As Hope. Il folk resta in primo piano ma purtroppo non c’era spazio per tutti e Hannah Rarity e il suo Neath The Gloaming Star è rimasto alla porta.
Così finisce dunque questo 2018, un anno pieno di soddisfazioni e nuove scoperte. Sono sicuro che il prossimo non sarà da meno.

collage

Ma come fanno i marinai…

Kelly Oliver è stata tra le prime cantautrici con le quali mi sono avvicinato alla musica folk, anche quello tradizionale. Dopo il suo esordio This Land (Adamantina) nel 2014 e il successivo Bedlam (Perdere la testa), il nuovo album, intitolato Botany Bay, vede la cantautrice inglese alle prese con il folk tradizionale. Un disco composto da dieci brani tratti dalla tradizione, in particolare quelli legati alla sua contea di Hertfordshire, molti dei quali raccolti da Lucy Etheldred Broadwood (1858 – 1929), fondatrice della Folk Song Society. Botany Bay è quindi doppiamente interessante per me, perché si tratta comunque del nuovo album di Kelly Oliver, che è tra le cantautrici folk che preferisco, e un album di folk tradizionale che è un territorio musicale nel quale c’è sempre qualcosa da scoprire.

Kelly Oliver
Kelly Oliver

The Miser & His Daughter apre l’album. Racconta la storia di una ragazza che si innamora di un giovane marinaio. Il padre, nella canzone è l’avaro, fa imbarcare il ragazzo su una nave per separarlo dalla figlia. Ci sono tutte le caratteristiche della musica della Oliver che dà nuova vita alla tradizione, “It’s of an old miser in London did dwell, / Who had but one daughter that a sailor loved well. / And when this old miser was out of the way / She was courting her sailor by night and by day“. Segue la title track Botany Bay che racconta il triste destino dei condannati in esilio sulle coste australiane, spesso anche per reati di poco conto. Qui troviamo il suono del banjo e dell’armonica a bocca in primo piano. Trees They Do Grow High è probabilmente la canzone più bella di questo album. Racconta la storia di un matrimonio che finisce con la morte prematura del giovane marito e padre. L’interpretazione di Kelly Oliver, così addolorata, è perfetta e la musica essenziale lo è altrettanto, accompagnandola per oltre sei minuti, “At the age of sixteen he was a married man, / And at the age of seventeen he was a father to a son, / And at the age of eighteen the grass grow over him, / Cruel death soon put an end to his growing“. The Bold Fisherman riporta un po’ di allegria con la storia di una donna che scambia un nobile per un pescatore. Il ricco signore, nonostante lo scambio persona poco lusinghiero, decide comunque si sposare la ragazza. In Dark Eyed Sailor si racconta di due innamorati rimasti a lungo separati che inizialmente non si riconoscono. Lo stile è quello della Oliver dei precedenti due album ed è perfetto per la canzone, “It’s of a comely young lady fair / Was walking out for to take the air. / She met a sailor all on her way; / So I paid attention, to hear what they did say“. The Bramble Briar una vera e propria murder ballad dove due fratelli uccidono l’amante della sorella. La musica è carica di tensione mistero con la voce della Oliver che avanza furtiva, “In Bruton town there lived a farmer, / Who had two sons and a daughter dear. / By day and night they were contriving / To fill their parents’ heart with fear“. In Lady Margaret si racconta la storia di Lady Margaret, appunto, e del suo promesso sposo William che finirà per sposare un’altra donna. La donna morirà di crepacuore, come spesso succede nelle ballate folk, per poi tornare come fantasma e tormentare il traditore. Solo voce per questa canzone che si sorregge su un effetto di echi molto moderno, che sembra uscito direttamente dall’ultimo Bon Iver. Un tocco di modernità davvero ben riuscito. Curioso anche il caso di Cuckoo’s Nest. Il tema della canzone è piuttosto evidente leggendo il testo originale e Kelly Oliver decide di eliminare l’ultima strofa che racconta la definitiva sottomissione di una donna alle richieste dell’uomo. Un altro modo di rendere moderna una canzone tradizionale in modo intelligente, “Some like a girl who is pretty in the face, / And some like a girl who is slender in the waist. / But give me a girl that will wriggle and will twist: / At the bottom of the belly lies the cuckoo’s nest“. Caroline & Her Young Sailor Bold è un’ altra storia d’amore, questa volta a lieto fine. La giovane Caroline lascia tutto per partire per mare con il suo amato marinaio. Kelly Oliver sfodera tutta la sua voce, seguita dalla band che rende questa canzone una delle più orecchiabili e trascinanti di Botany Bay, “It’s of a rich nobleman’s daughter, / So comely and handsome we are told. / Her parents possessed a large fortune / Of forty-five thousand in gold. / This noble man had but one daughter, / Caroline was her name we are told. / One day from her drawing-room window, / She admires the young sailor bold“. Chiude l’album Died Of Love dove una donna viene abbandonata dall’uomo che la messa incinta. Lei distrutta dal dolore vorrebbe morire e lasciare il suo figlio all’uomo. Ancora una ballata triste come molte altra ballate della tradizione inglese.

Botany Bay racchiude tutta la storia e la magia del folk tradizionale, rinnovando questi aspetti con un piglio fresco ed un accompagnamento musicale ricco e potente. Kelly Oliver con la sua voce cristallina per dare forma ad ogni brano, interpretando in maniera impeccabile i sentimenti che ognuno di essi porta con sé. Questo dimostra un rispetto sincero del loro significato e del periodo storico dal quale provengono. C’è anche voglia di sperimentare ma soprattutto di diffondere alle nuove generazioni il patrimonio folk inglese. Sono sicuro che Kelly Oliver saprà trarre nuova ispirazione per i suoi futuri inediti da un album come Botany Bay, che segna un altro passo in avanti nella crescita di quest’artista. Come è successo per me, potrebbe succedere anche a voi di avvicinarvi al folk tradizionale grazie a Kelly Oliver e a questo album.

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Non mi giudicate – 2016

Eccomi dunque ancora una volta a fare i conti con il tempo che passa. Un altro giro intorno al sole tra le pagine di questo blog se ne andato. Come ho fatto lo scorso anno, premio gli album e gli artisti che più hanno lasciato il segno nel 2016. Naturalmente le mie scelte si limitano a ciò che ho potuto ascoltare quest’anno, per ognuna di esse troverete la recensione dell’album su questo blog. Quest’anno, rispetto al precedente, ho ascoltato un bel numero di EP e così ho aggiunto una categoria tutta dedicata a loro. Un’altra novità è dettata dal maggiore spazio che ha trovato il country nella mia musica, così ho aggiunto un posto anche per questo genere americano. Quest’anno non è stato affatto facile scegliere e ho dovuto escludere qualcuno ma poco importa. In fin dei conti questo 2016 è stato un anno ricco di musica e ha volte mi sono ritrovato sommerso di cose da ascoltare. Il tutto per merito mio, si capisce.

  • Most Valuable Player: Agnes Obel
    Questa cantautrice rimane una delle più affascinanti degli ultimi anni. Il suo terzo album Citizen Of Glass è uno dei più belli di quest’anno. Un ritorno ispirato e magico, caratterizzato da tutto ciò che rende unica quest’artista. Imperdibile.
    Agnes Obel – Stretch your Eyes
  • Most Valuable Album: Jet Plane And Oxbow
    Johnatan Meiburg torna nella sua forma migliore con un disco carico e intenso. Le sonorità anni ’80 rilanciano gli Shearwater, un gruppo che non è mai troppo tardi scoprire. Vivamente consigliato per la sua qualità.
    Shearwater – Jet Plane And Oxbow
  • Best Pop Album: Keep It Together
    Lily & Madeleine virano su sonorità più pop ma riescono a non perdere la bussola. Le due ragazze di Indianapolis crescono a vista d’occhio, staccandosi sempre di più dai loro modelli e trovando una strada più personale. Ben fatto.
    Lily & Madeleine – Westfield
  • Best Folk Album: Between River And Railway
    Quando si parla di folk, si parla di tradizione. Nel caso di Claire Hasting è quella scozzese. Tra inediti e classici, questa giovane cantautrice ci porta nella sua terra con semplicità e una bella voce. Da tenere d’occhio per il futuro.
    Claire Hastings – The House At Rosehill
  • Best Country Album: Honest Life
    Courtney Marie Andrews nonostante la giovane età è già da tempo nel country che conta. Questo album però ha qualcosa di speciale, per maturità e ispirazione. Carico di sentimenti e malinconia, Honest Life è un must per gli appasionati del genere.
    Courtney Marie Andrews – How Quickly Your Heart Mends
  • Best Singer/Songwriter Album: Angel Olsen
    Difficile inquadrare questa artista americana in un genere musicale. Quello che è sicuro è che è una cantautrice. Ecco perchè non si può fare a meno di mettela al primo posto. Il suo MY WOMAN è un gioiellino anche se ha diviso critica e fan.
    Angel Olsen – Shut Up Kiss Me
  • Rookie of the Year: Billie Marten
    Con Writing Of Blues And Yellows fa il suo esordio la giovanissima cantautrice inglese Billie Marten. Il suo folk pop delicato e sognante è il suo punto di forza. Aspettavo da tempo questo esordio e questo album si è rivelato al di sopra di ogni aspettativa.
    Billie Marten – Milk & Honey
  • Sixth Man of the Year: Bon Iver
    Certo, mettere uno come Justin Vernon in panchina non è mai una buona idea ma è successo. Lui si è fatto trovare pronto con l’enigmatico 22, A Million, che provoca reazioni contrastanti. A me è piaciuto e tanto basta. Un’esperienza da fare.
    Bon Iver – 29 #Strafford APTS
  • Defensive Player of the Year:  Keaton Henson
    Come dire, Keaton Henson è Keaton Henson. Chi è più “difensivo” di lui.? Con il nuovo Kindly Now prova a buttare giù quella barriera tra lui e l’ascoltatore. Ci riesce con la consueta sensibilità e tristezza. Da ascoltare in totale solitudine.
    Keaton Henson – Alright
  • Most Improved Player: Kelly Oliver
    Dopo l’ottimo This Land, la cantautrice folk inglese compie un ulteriore passo avanti nella sua crescita artistica. L’album Bedlam è un concentrato di ballate folk senza tempo che traggono ispitazione dalla tradizione. Consigliatissimo.
    Kelly Oliver – Bedlam
  • Throwback Album of the Year: Soon Enough
    L’esordio di Erin Rae e dei suoi The Meanwhiles dello scorso anno è un album incredibilmente malinconico e emozionante. La voce di Erin Rae è tra le più e emozionanti che si possano sentire. Solo per malinconici cronici.
    Erin Rae And The Meanwhiles – Minolta
  • Earworm of the Year: Amerika
    Il gruppo canadese Wintersleep è tornato quest’anno in grande stile con The Great Detachment. Il singolo Amerika mi ha trapanato il cervello per settimane. Ritornello orecchiabile e tanto buon indie rock. Da ascoltare a vostro rischio e pericolo.
    Wintersleep – Amerika
  • Best Extended Play: Tide & Time
    Tanti EP quest’anno. Difficile scegliere ma sicuramente questo Tide & Time della cantautrice inglese Kitty Macfarlane è stato il più sorprendente. Voce unica e attenzione ai dettagli. Profondamente ispirato. Si attende un seguito.
    Kitty Macfarlane – Song to the Siren (Tim Buckley cover)
  • Most Valuable Book: I Racconti (1831 – 1849)
    Nonostante abbia letto libri con la regolarità di sempre, ho dato meno spazio a loro su questo blog. Senza dubbio la raccolta di tutti (o quasi) i racconti di Edgar Allan Poe è il libro dell’anno. Vi consiglio l’edizione di Einaudi con la traduzione di Manganelli.

Questo 2016 è stato un anno nel quale ho potuto ascoltare davvero tanti album e non tutti hanno avuto spazio in questo blog. Avevo intenzione di elencarli qui, in questo post di fine anno ma poi ci ho ripensato. Chissà magari meritano più spazio e l’anno prossimo lo troveranno. Nel 2017 ci saranno tanti ritorni e spero come sempre di avere il tempo di ascoltare musica e di scrivere in questo blog.

Buon 2017

Perdere la testa

Sono sempre attratto dagli album di debutto. Mi piace l’idea di iniziare a seguire un artista fin dai suoi esordi e vederlo crescere anno dopo anno. Così successe due anni fa quando ascoltai per la prima volta Far From Home della cantautrice inglese Kelly Oliver e subito dopo l’album This Land. Quelle canzoni facevano presagire un altrettanto ottimo secondo album. Qualche settimana fa è uscito Bedlam e non potevo certo farmelo scappare. Le positive impressioni che avevo avuto dei singoli rilasciati prima della sua pubblicazione, non potevano prepararmi a quello che avrei trovato in questo secondo album di Kelly Oliver.

Kelly Oliver
Kelly Oliver

Apre l’album la straordinaria title track Bedlam. Cronaca di una triste storia sullo sfondo del Bethlem Royal Hospital di Londra. Kelly Oliver dimostra di essere un’autentica storyteller evocando con la sua musica immagini ricche di vita, “Look at me in Bedlam, in my prison cell / Then invite the people of the city to come and look at me as well / Invite the drunkards, and invite the clowns / Then invite the richest men, the middle man and every beggar in town“. Lay Our Heavy Heads è tra le migliori dell’album. Il ritmo e i violini ci trascinano in un’atmosfera ottimistica e romantica, una dichiarazione d’amore lunga una vita. Da ascoltare, “Down where the river flows, and where the boats are rowing / Down where the river flows, and where the boats are rowing / He said ‘I’ll meet you there, I’ll bring food and I’ll prepare / a patch of land to lay our heavy heads on.’“. Con Jericho,  Kelly Oliver ritorna a suonare l’armonica, in una canzone carica di energia e passione. Come nelle tracce precedenti anche in questa, si può sentire come la sua musica sia diventata più ricca rispetto al precedente This Land, “We’re off to battle in Jericho, he’s my prize and I’ll bring him home. / I’ll fight off any girl in town, for him I’ll break the walls of Jericho down“.  La successiva Miles To Tralee ne è la conferma. Kelly Oliver dimostra tutto il suo talento come cantautrice riuscendo a trasportare l’ascoltatore nel viaggio che sua nonna fece nel dopoguerra per cercare lavoro, “There was a young girl from Tralee / Moved to England to feed her family / Earnt her wages on her own / Then she sent them home“. In The City è un canzone colorata e ricca di immagini. Qui ritroviamo la semplicità degli esordi e la melodia che nasce dalla voce della Oliver. Una canzone che racconta come la città possa condizionare le nostre vite e farci perdere la testa, “In the city we were losing our minds / We were crying, we were sighing, not yet in love / But how far estranged we are, you said ‘I am stronger / And I will go the way with you’. I said I will take you“. The Other Woman è la canzone più oscura e triste dell’album. Kelly Oliver si esprime in una delle sue migliori interpretazioni, si sente un’emozione nella sua voce che arriva diritta all’ascoltatore, “For his woman, he’ll put everything first / He won’t satisfy my hunger or my overwhelming thirst / For his woman, he would leave me alone / She’s the other woman on the throne“. C’è più luce in Same World, una delle canzoni più dolci di questo album. Kelly Oliver fa ancora centro, emozionando e catturando l’ascoltatore con un ritornello orecchiabile, “Come away oh, oh away oh, / Just for a while and see the life you’re living / Well it’s standing in the way oh, / Of every dream, of every meeting / You won’t believe me, no“. La successiva Ghosts At Night è un’altra storia triste ma dove c’è sempre quella speranza che non manca mai nelle sue canzoni, “And are you still running from all your ghosts at night / Well I hear you’re always running, every day of your life / You’re the man who spends his days known by another name / Never the same again, no way again, no“. Si può dire lo stesso di Die This Way. Un bambino che racconta, attraverso i suoi occhi, gli orrori della guerra e della violenza. Una canzone dove si vede tutta la sensibilità di questa cantautrice, “Daddy, let’s move away, let’s move away / To a place in the world where the children all play / And their parents are safe, they work and they pray / Oh let’s move away to this heavenly place“. La sorpresa dell’album è Rio, dedicata alla “sua” Rio de Janeiro. Un colorato pop folk, inedito per la cantautrice inglese, che si mette in gioco con nuove sonorità. Un bel modo per chiudere l’album, “If I could go to Rio de Janeiro, / I would say ‘Oh thanks for having me, / flying me back home with wonder, / filling my heart with dreams and memories’“.

Kelly Oliver con Bedlam fa un enorme passo avanti nella sua crescita come cantautrice. In questi due anni è stata capace di arricchire la sua musica, trovando più sicurezza nella sua voce e nelle sue capacità di scrittura. Un mix perfetto tra la musica tradizionale e i tematiche moderne. Kelly Oliver dimostra con questo album di essere in gran forma, proponendo dieci canzoni delle quali è difficile scegliere la migliore. Bedlam si è rivelato al di sopra delle mie aspettative ed è un serio candidato ad essere uno dei migliori album folk dell’anno. Aver ascoltato This Land due anni fa, mi permette di ascoltare meglio Bedlam e cogliere così la crescita di quest’artista. Ecco spiegato perchè mi piacciono gli album d’esordio.

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Lustro

Eccomi di nuovo qui a cinque anni di distanza dal primo post di questo blog. Meglio lasciar perdere i soliti luoghi comuni sul tempo che passa in fretta anche se un po’ è vero. Ogni anno mi ritengo fortunato per avere avuto tempo di scrivere ogni settimana un post che parli di musica, libri o quant’altro. Spero, come sempre, di riuscire nell’impresa anche in questo 2016 e l’inizio promette bene. Cos’è cambiato in cinque anni? Tante cose ma non troppe. La vera novità è che mi sono iscritto a Twitter. Non mi piacciono i social ma oggettivamente era diventato arduo tenermi informato su tutti gli artisti che ho conosciuto in questi anni. Così ho deciso di iscrivermi al social network dell’uccellino per non perdermi nulla. Eccomi dunque sotto il nome di @joerjoe89.

Per curiosità ho tweetato qualche settimana fa la recensione dell’album This Land direttamente a Kelly Oliver. Io pensavo, ingenuamente, che tutto sarebbe finito lì ed invece con mia grande sorpresa Kelly mi ha risposto chiedendomi gentilmente una traduzione! Nel frattempo ha anche postato sul suo profilo Facebook il link al mio blog. Ho fatto del mio meglio per farle avere la traduzione e questo spiega perchè ho pubblicato un articolo in inglese. Spero mi perdoni eventuali errori. Ho fatto la stessa cosa anche con la recensione dell’album di Kristoffer Bolander e anche lui ha condiviso il mio link. Sono contento che anche loro abbiano letto questo mio piccolo blog. Sono pronto a ripetere l’esperienza in futuro ma sono anche pronto a tenermi lontano il più possibile dal turbine dei social.

Questa è la vera novità di quest’anno per L’Antenato, nient’altro. Da cinque anni seguo anche altri blog e molti li ho visti nascere e morire in breve tempo. Se volete un consiglio per continuare a scrivere per un lustro, posso solo farlo attraverso la mia esperienza. Sconsiglio di pubblicare un post al giorno perchè non è facile farlo se non avete qualcosa di pronto tutti i giorni. Scrivete quando ne sentite il bisogno oppure datevi una scandeza (ogni settimana, ogni mese…). Non abbandonate alle prime difficoltà, anche questo blog è nato a rilento. Bisogna solo trovare il ritmo. Non preoccupatevi delle visite e dei like, io non scrivo per questo. Non dovete avere un vero motivo per aprire un blog. Fatelo e basta se ne sentite il bisogno, il motivo lo troverete con il tempo. Tenetevi sempre pronto un post che sia veloce e semplice da scrivere, vi permetterà di non saltare la scadenza che vi siete dati e allo stesso tempo prendervi una pausa. Per il resto basta un po’ di costanza e voglia.

Adamantine

English version of Adamantina originally published one year ago.

Time ago I was looking for some music videos of Patch & The Giant on Youtube and I found some live sessions of the channel Under The Apple Tree. Among the related videos, I tried to listen to some other folk artist brought by the same channel. My attention was caught by the British singer-songwriter Kelly Oliver with the song Far From Home. I was immediately captured by the crystalline voice and plucked guitar (I like it so much). Although her style is very close to some kind of folk music that is not exactly my thing, I wanted listen to her debut album This Land anyway, it was published last October. My expectations were based exclusively on Far From Home and are not disappointed at all.

Kelly Oliver
Kelly Oliver

Opens the album The Witch Of Walkern, a beautiful folk song, energetic which tells the story of a witch. Since the first song you can appreciate the vocal abilities of Kelly Oliver and her classic approach that is the underlying theme of the entire album, “And I appeal to you, as did the Witch of Walkern. / She was given a trial, and then a royal pardon. / I am as innocent as her, I can prove this isn’t fair, / I can say the Lord’s prayer“. The single Diamond Girl introduces the fingerpicking which I wrote above. This song also features the participation of colleague Luke Jackson. This song sounds like traditional folk music but with an air more younger and more modern that makes the song one of the most catchy, “And she could do no wrong in his eyes, all he could see / was this perfect one for him to spend his time with. / And if she said the word, he would be ready for her, / she was his diamond girl“. Mary And The Soldier is an exciting ballad with old-world charm. Oliver’s voice is light and bright, enough to be worth, in my opinion, as the best interpretation of the album, “And when we’re in a foreign land, I’ll guard you darling with my right hand, / in hopes that God might stand a friend to Mary and her gallant soldier“. Looks a little bit rock the next Daughter Dear that charms for its refrain, the result of the crystalline Oliver’s voice, who does not fail to show her talent with the harmonica, “No! Oh no no no, / no girl of mine will cross the sea / for this young boy’s glee. / He’d have you follow him but no, / a father’s love can see beyond a young girl’s dream“. Mister Officer returns to the atmosphere of the opening track, raising the bar at the final in a whirlwind of words and music,“Oh sir, Mr Officer, I wish I hadn’t seen / the sight of a guilty man, with no remorse showing in him. / And sir, Mr Officer, I wish I could erase / the sound of a dying boy, praying for God to end his pain“. Far From Home is the older sister of Diamond Girl. This is the song that kept me glued to that video and the reasons can be found in simplicity, melody and lyrics. All the magic is in the girl’s voice that lulls us into another story pleasant to listen and listen again, “There was a young boy. He thought he was a man. / He’d done a lot of work, he’d seen a lot of lands. / He loved the water, he loved the wind through his hair, / he loved the country, and the city dear. / He was always far from home, but he knew he’d always come home“. The next one is a classic traditional song called Caledonia. A beautiful version of a beautiful song although I prefer that of her compatriot Amy Macdonald, “So let me tell you that I love you, and I think about you all the time. / Caledonia you’re calling me, now I’m going home. / And if I should become a stranger, know that it would make me more than sad. / Caledonia’s been everything I’ve ever had“. A Gush Of Wind is another delicate and sad song that tells the troubled history of Bernadette. Another nice song to listen, “Until tragedy fell where Bernadette was living. / She woke to find her baby brother had died. / It was the start of the sadness and shame, / and the blessings yet to come“. Off To The Market continues on the same path laid out previously. The rhythms and sounds are the same and Kelly Oliver does not fail to enchant again this time, “Off to the market we’ll go, we’ll search high and we’ll search low. / For we’re looking for a body to buy. Then we’ll take the bones and eyes, / heart, blood, liver and skin. We’ll sell it all for half a million“. Grandpa Was A Stoker is no exception, “Tell, tell the story again. Tell, tell of Grandpa again. / Grandpa worked as a stoker, he worked on his feet. / The work was hard, you wouldn’t believe. / For so the ships could sail“. Closes Playing With Sand that has a hint of pop, resulting catchy and light. The track hides an a cappella reprise of Diamond Girl, “There were five brothers and a baby girl, / they lived respectably in the Eastern part of the world. / Their father worked his way to the head of the railway. / Their mother, she was in a class of her own“.

This Land is an album that has graced this fall but is good for every season. It is hard not to fall in love with the crystalline voice of Kelly Oliver and her guitar with her harmonica. This album is an excellent debut that leaves you the feeling that this singer-songwriter is one of those discoveries to watch for the future. I’m sure you’ll hear about her in the future, when she will be a protagonist of the folk music scene.  You can listen This Land over and over again. However, it show some signs of weakness in the last few songs. Just details, nothing else. I leave you to her music and her lyrics, simple but poetic stories.

Thank you Kelly

Futuro prossimo

Questo mese ci sono state parecchie novità musicali che anticipano altrettanti album in uscita quest’estate o più avanti in autunno. In particolare ci sono tre nuove canzoni che mi hanno sorpeso. Rachel Sermanni ha finalmente annunciato il suo secondo album in maniera definitiva a distanza di tre anni dal precedente Under Mountains. Inizialmente era previsto per Febbraio (con tanto di pre-order) poi il dietro front. Forse Aprile, anzi no, Maggio (con pre-order). Falso allarme. Silenzio. Ora la data è il 10 Luglio (con pre-order, di nuovo) e dovrebbe essere quella definitiva. Nel frattempo è anche cambiata la copertina che ora riporta uno dei disegni della stessa Sermanni. Anche la Sermanni, dopo Laura Marling, sfodera la chirarra elettica e tira fuori Tractor, il primo singolo tratto da Tied To The Moon. Una Sermanni diversa e più pop ma comunque riconoscibile. Sono piacevolmente sorperso dal cambio di direzione ma sono anche sicuro di ritrovare qualche bella ballata folk all’interno dell’album.

Anche Lucy Rose è pronta a pubblicare il suo secondo album intitolato Work It Out previsto per il 6 Luglio. Dopo aver espresso dubbi sul suo primo singolo Our Eyes, la cantautrice inglese ha diffuso un’altra canzone intitolata Like An Arrow. Questa Lucy Rose mi piace di più. Like An Arrow è un’evoluzione del precedente Like I Used To del 2012. Lucy ha messo ha segno un punto a suo favore e sono più fiducioso riguardo questo album.

Questa settimana è stato il turno di Gabrielle Aplin che ritorna in grande stile con Light Up The Dark. Il singolo è già di dominio pubblico mentre per l’album c’è da aspettare fino al 18 Settembre. Il suo ultimo album English Rain pubblicato nel 2013 ha avuto un bel successo e anche a me è piaciuto molto. Anche lei ha deciso di cambiare direzione. Non resiste al fascino della chitarra elettrica e mette insieme un brano pop rock molto piacevole. La sua voce è sempre graziosa e misurata in contrasto con lo sfondo musicale. Non vedo l’ora di ascoltare Light Up The Dark e apprezzare meglio l’avvenuta maturità di questa giovane cantautrice.

Anche la canadese Béatrice Martin aka Cœur de pirate ha annunciato il suo terzo album. Uscirà il 28 Agosto e s’intitolera Roses. Il singolo che l’anticipa è stato rilasciato in due versioni Carry On, in lingua inglese, e Oublie-Moi, in francese. Da quanto dichiarato del Béatrice stessa e da quanto è possibile sentire, Roses non sarà molto diverso dal suo predecessore Blonde del 2011. Quindi non resta che aspettare per ascoltare un altro bell’album di Cœur de pirate. Io personalmente continuo a preferirla quando canta in francese e non è ancora ben chiaro se questo album sarà completamente in questa lingua oppure no.

Il prossimo mese non mancano nuove uscite. Subito il 1 Giugno il nuovo dei Florence + The Machine, How Big How Blue How Beautiful e poi in 23, il secondo di Kacey Musgraves intitolato Pageant Material. Sicuramente in aggiunta salterà fuori qualcos’altro e qualcosa mi sono già segnato, ad esempio il nuovo di Kelly Oliver anticipato dal singolo Jericho e Heavy Weather di Billie Marten. C’è da aspettare ancora un po’ per il nuovo degli Editors che molto probabilmente uscirà ad Ottobre. Pochi e frammentari i rumors che rigurdano rispettivamente il quarto e sesto album di Amy Macdonald e dei Wintersleep. La cantaurice scozzese ha dichiarato di aver terminato la scrittura delle nuove canzoni e adesso si sta godendo la vita in attesa del prossimo tour. La sua casa discografica avrebbe voluto avere l’album prima dell’estate ma Amy ha detto che è impossibile e a noi fans non resta che sperare per questo autunno. Anche i Wintersleep sono pronti ma mancano le prove di un’imminente uscita. Tempo fa sembrava pronti a rivelare almeno il singolo a Febbraio, salvo poi rimangiarsi tutto e ripiegare su un generico autunno. Questa è un po’ la situazione che mi aspetta per i prossimi mesi. Il 2015 si prevedeva ricco di uscite e novità, e così sarà.

Adamantina

Tempo fa cercando alcuni video dei Patch & The Giant si Youtube, trovai alcune sessioni live del canale Under The Apple Tree. Tra i video correlati provai ad ascoltare qualche altro artista folk proposto dallo stesso canale. Ha ottenuto la mia attenzione la cantautrice britannica Kelly Oliver con la canzone Far From Home. Sono stato subito catturato dalla voce cristallina e dalla chitarra pizzicata (che tanto mi piace). Nonostante il suo stile sia molto vicino ad un certo tipo di folk che non è esattamente nelle mie corde, ho voluto lo stesso ascoltare il suo album d’esordio This Land pubblicato questo Ottobre. Le mie aspettative erano legate esclusivamente a Far From Home e non sono per nulla deluse.

Kelly Oliver
Kelly Oliver

Apre l’album The Witch Of Walkern, una bella canzone folk, energica che racconta la storia di una strega. Fin dal primo brano si possono apprezzare le doti canore di Kelly Oliver e il suo approccio classico che è il filo conduttore di tutto l’album, “And I appeal to you, as did the Witch of Walkern. / She was given a trial, and then a royal pardon. / I am as innocent as her, I can prove this isn’t fair, / I can say the Lord’s prayer“. Il singolo Diamond Girl introduce quel fingerpicking di cui scrivevo sopra. Questa canzone canzone vede anche la partecipazione del collega Luke Jackson. Il folk è sempre quello tradizionale ma con un piglio più giovane e moderno che rende la canzone una delle più orecchiabili, “And she could do no wrong in his eyes, all he could see / was this perfect one for him to spend his time with. / And if she said the word, he would be ready for her, / she was his diamond girl“. Mary And The Soldier è un’emonzionante ballata dal fascino d’altri tempi. La voce della Oliver è leggera, luminosa tanto da valere, a mio avviso, come la migliore interpretazione dell’album, “And when we’re in a foreign land, I’ll guard you darling with my right hand, / in hopes that God might stand a friend to Mary and her gallant soldier“. Dal piglio più rock Daughter Dear che incanta per il suo ritornello, frutto della voce squillante della Oliver, che non manca di mostrare il suo talento anche con l’armonica a bocca, “No! Oh no no no, / no girl of mine will cross the sea / for this young boy’s glee. / He’d have you follow him but no, / a father’s love can see beyond a young girl’s dream“. Mister Officer ritorna sulle atmosfere della traccia di apertura, alzando il tiro nel finale in un vortice di parole e musica, “Oh sir, Mr Officer, I wish I hadn’t seen / the sight of a guilty man, with no remorse showing in him. / And sir, Mr Officer, I wish I could erase / the sound of a dying boy, praying for God to end his pain“. Far From Home è la sorella maggiore di Diamond Girl. Questa è la canzone che mi ha tenuto incollato a quel video e i motivi si possono cercare nella semplicità nella melodia e nel testo. Tutta la magia sta nella voce della ragazza che ci culla in un’altra storia piacevole da ascoltare e riascoltare, “There was a young boy. He thought he was a man. / He’d done a lot of work, he’d seen a lot of lands. / He loved the water, he loved the wind through his hair, / he loved the country, and the city dear. / He was always far from home, but he knew he’d always come home“. La successiva è un classico della tradizione, ovvero Caledonia. Una bella versione di una bella canzone anche se preferisco quella della connazionale Amy MacDonald, “So let me tell you that I love you, and I think about you all the time. / Caledonia you’re calling me, now I’m going home. / And if I should become a stranger, know that it would make me more than sad. / Caledonia’s been everything I’ve ever had“. A Gush Of Wind è un’altra canzone delicata e triste che racconta la tormentata storia di una certa Bernadette. L’ennesimo ascolto piacevole di questo album, “Until tragedy fell where Bernadette was living. / She woke to find her baby brother had died. / It was the start of the sadness and shame, / and the blessings yet to come“. Off To The Market continua sulla stessa strada tracciata in precedenza. I ritmi e le sonorità sono le stesse e Kelly Oliver non manca di incantare anche questa volta, “Off to the market we’ll go, we’ll search high and we’ll search low. / For we’re looking for a body to buy. Then we’ll take the bones and eyes, / heart, blood, liver and skin. We’ll sell it all for half a million“. Grandpa Was A Stoker non è da meno, “Tell, tell the story again. Tell, tell of Grandpa again. / Grandpa worked as a stoker, he worked on his feet. / The work was hard, you wouldn’t believe. / For so the ships could sail“. Chiude Playing With Sand che ha un retrogusto più pop, risultando orecchiabile e leggera. La traccia nasconde una reprise a cappella di Diamond Girl, “There were five brothers and a baby girl, / they lived respectably in the Eastern part of the world. / Their father worked his way to the head of the railway. / Their mother, she was in a class of her own“.

This Land è un album che ha allietato questo autunno ma è buono per ogni stagione. Non si fa fatica ad innamorarsi della voce squillante di Kelly Oliver e della sua chitarra in coppia con l’armonica. Questo album è un ottimo esordio che lascia la sensazione che questa cantautrice è una di quelle scoperte da tenere d’occhio in futuro. Sono sicuro che risentiremo parlare di lei, quando si farà spazio nel folk cantautorale che conta. This Land si lascia ascoltare più e più volte mostrando però qualche segno di debolezza negli ultimi brani. Dettagli, nient’altro. Il resto lo lascio alla sua musica e a suoi testi, storie semplici ma poetiche.

Mi ritorni in mente, ep. 21

Ecco un’altra uscita da appuntare sul calendario di questo mese. Ottobre si sta rivelando ricco di uscite interessanti. Primo in ordine di tempo, la versione Deluxe di Aventine di Agnes Obel il 6 e Rachel Sermanni con Live in Dawson City il 13. La cantautrice scozzese ha anche finito di registrare il nuovo album che vedrà la luce il prossimo anno a distanza di tre anni dal precedente Under Mountains. Il 20 è il turno dei To Kill A King che pubblicheranno un EP, intitolato Exit, Pursued By A Bear contenente cinque canzoni inedite che anticiperanno molto probabilmente un nuovo album in uscita nel 2015. La settimana successiva, il 27, mi sono segnato un interessante debutto folk della giovane cantautrice Kelly Oliver, intitolato This Land. Il giorno successivo ci saranno ben due uscite, l’atteso Fumes di Lily & Madeleine e Blood I Bled EP delle The Staves.

Se sarà un Ottobre ricco, si prevede un 2015 altrettanto carico di nuove uscite. Amy MacDonald ha cantato un nuova canzone, in occasione del concerto a favore dell’indipendenza della Scozia, intitolata The Leap Of Faith, già la seconda di quest’anno. Sarebbe molto strano non ascoltare il suo quarto album il prossimo anno. Anche gli Editors si chiuderanno in studio in Scozia per preparare il quinto lavoro a detta loro più dance dei precedenti ma senza snaturare le caratteristiche della band. Speriamo bene.

Intanto mi ascolto questa nuova Oh, My Love dei To Kill A King che segna una svolta rock dai toni scuri per la band inglese. Un gradito ritorno per una delle più piacevoli scoperte dello scorso anno.