Dopo l’ottimo Heartbreaker Of The Year (Il diavolo ha preso in prestito i miei stivali) la cantautrice canadese Whitney Rose è tornata quest’anno con il nuovo album Rule 62. La regola 62, nel gergo degli Alcolisti Anonimi, è “non prendersi troppo sul serio” e ascoltando lo stile musicale e l’approccio di Whitney Rose, questa definizione, è senza dubbio calzante. In questi tempi confusi, la sua musica dal fascino retrò, funziona meglio di qualsiasi sperimentazione lasciando dietro di sé un gusto del tutto particolare. Con Rule 62 si tenta il salto di qualità con un occhio al passato è uno sul presente.
Si comincia subito con I Don’t Want Half (I Just Want Out) che racconta l’addio di una donna al suo amante. C’è una donna di troppo e piuttosto che un amore a metà è meglio nessuno. Molto bello l’assolo di chitarra nel finale, “Here’s a goodbye kiss / Now, you’ll never touch these lips / And please tell your girlfriend / She can have all my clothes / I wanna make myself real clear, I won’t be roundabout / I don’t want half, I just want out“. Con Arizona si precipita in un godibile country rock, orecchiabile e spensierato. La voce della Rose è morbida e si muove sinuosa tra il ritmo della batteria e le chitarre, “Guess I should’ve known by the way you treat your mama / Guess I should’ve reckoned warning signs / Guess that I was blinded, guess that I was fool / Saw you and I had to make you mine“. Non può mancare una ballata come Better To My Baby. Lo struggente tentativo di ricominciare con un amore finito, raccontato su una musica senza tempo, “What I wouldn’t do to make us happy again / What I wouldn’t give to have him back here in my bed / You hold the world when you hold his hand / So don’t you break that heart of gold / Just be thankful every day that he’s your man“. You Never Cross My Mind è un’altra ballata ma più malinconica. Il testo è un gioiellino dove si arriva a negare l’evidenza pur di dimostrare che lei non pensa più lui, confermando, di fatto, il contrario, “No one ever needs romance / Texans don’t know how to dance / Truckers, they don’t know the road / Grown-ups never cry / You never cross my mind“. Una storia pericolosa quella in You Don’t Scare Me, una delle più belle canzoni di questo album. La voce innocente della Rose è nella sua espressione migliore, “I know you’ve broken up some hearts / Went and tossed ‘em to the sea / Well, someone beat you to the punch / You don’t scare me / There’s no damage you can do / Ain’t already done / Just look into my eyes, you’ll see / You don’t scare me“. Il singolo Can’t Stop Shakin’ è racchiuso nel titolo. Impossibile resistere al ritmo della musica e al carisma della Rose. Un brano vicino al sound del precedente album ma arricchito dai dettagli e dall’esperienza, “Come on, baby, hold me close / Don’t make me shake all alone / I can’t stop shakin’ / I can’t stop shakin’“. Tied To The Wheel è un altra ballata country malinconica al punto giusto. La dura vita da camionista, una vita in viaggio, sempre al volante. Un tema insolito per una donna ma Whitney Rose è convincente, “Yeah, I guess it’s my good luck / To make my living driving a truck / But it’s times like this that make me feel / That I’m tied to the wheel“. Ancora un camionista protagonista di Trucker’s Funeral. Questa volta è però il giorno del suo funerale nel quale la figlia scopre che suo padre ha due mogli, ciascuna in uno stato diverso. Il country racconta storie e questa è una bella storia, “At that trucker’s funeral / Two women buried wedding rings / If you’re at a trucker’s funeral / Be prepared for anything“. Wake Me In Wyoming è un altro bel brano in perfetto stile Whitney Rose. Il tema del viaggio e della lontananza funzionano sempre soprattutto cantati con voce morbida e malinconica, “Let me sleep / Just wake me in Wyoming / I don’t wanna feel how far away I’m going / Let me sleep / ‘Til we cross that state line / So I can’t change my mind and just go back home“. Un amore un po’ problematico quello di You’re A Mess. Un bel brano country dalle atmosfere romantiche con una Rose in totale controllo, “Sometimes I wanna punch you / I wanna slap your face / Make you feel all the marks and the scars you have placed“. Si chiude con un rock’n’roll vecchio stile intitolato Time To Cry. Whitney Rose è perfettamente calata nella parte, sfoderando tutta la sua voce, “And now you got the nerve to say you need me / To say you can’t believe I said goodbye / You watched me shed a thousand tears and then some / But now it’s your time to cry“.
Whitney Rose con Rule 62 si conferma una delle esponenti più talentuose di un certo revival country. Rispetto al suo predecessore, qui troviamo una maggiore ricchezza dal punto di vista musicale ma che non rappresenta certo nulla di innovativo. Ciò che è nuovo è piuttosto l’approccio più moderno nei testi e nel canto. Whitney Rose sa essere dolce e malinconica ma anche maliziosa e spensierata. Rule 62 è un album da ascoltare per intero in grado di trasportarci in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato, ricco di sfumature e storie. L’invito è quello di non fermarvi alla sola canzone che potete ascoltare qui sotto e gustarvi uno degli album più piacevoli di quest’anno.