Sono sempre stato affascinato dai viaggi nel tempo ma non è un hobby che si può portare avanti tanto facilmente. Anzi non si può proprio praticare. Se solo si potesse… potremmo vedere la storia e scoprire come si evolverà il futuro. Il mio interesse per i viaggi nel tempo ha avuto origine da bambino. Non so cosa mi spinse già allora ad elaborare teorie sulle conseguenze dei viaggi nel passato, teorie che poi scoprì essere state già elaborate da noti fisici. Non conoscevo le loro teorie ma in qualche modo c’ero arrivato da solo. Sono tutt’ora convito che si potrebbe dire che il presente non esiste. Il passato dopotutto è nella nostra memoria e il futuro, che noi possiamo solo immaginare, è frutto dell’elaborazione delle esperienze e conoscenze acquisite nel passato e quindi è sempre lì nella nostra testa. La memoria divide il tempo in passato e futuro. Il presente è un istante infinitesimale in bilico tra passato e futuro che non possiamo cogliere. Quando recentemente ho saputo che Stephen King aveva scritto un romanzo sui viaggi nel tempo, non potevo ignorarlo.
La scoperta di una porta spazio-temporale nel retro di una tavola calda è l’evento che da l’inizio al romanzo. Chiunque l’attraversi si ritoverà nel 1958 alla stessa ora dello stesso giorno. Perchè quindi non provare a cambiare la storia e migliorare il mondo del presente? Perchè non fermare l’assassino di JFK prima che possa portare a compimento il suo gesto? Il protagonista Jake Epping ci proverà spinto dall’amico Al Templeton, il primo ad aver attraversato la “buca del coniglio”. Il romanzo racconta le vicessitudini del protagonista nella Terra di Allora fino alla fatidica data del 22/11/’63, che da il titolo ad uno degli ultimi lavori del maestro Stephen King. Le regole per il viaggio sono semplici: ogni volta che si torna nel presente si possono vedere gli effetti dei cambiamenti apportati al passato e se si ritorna nel passato tutto si “azzera”, tutto ricomincia da capo. Particolare non poco importante, qualsiasi sia il tempo trascorso oltre la “buca del coniglio”, nel presente saranno trascorsi sempre 2 minuti. Il nostro eroe Jake non avrà vita facile, il passato infatti non vuole essere cambiato. Riuscirà Jake a salvare Kennedy prima che sia troppo tardi? Come sarà il futuro modificando un evento storico di tale portata? Queste sono le domande che vi accompagneranno lungo il corposo romanzo. Per una volta Stephen King darà risposta a tutte le domande e non lascerà nulla al caso. Anche perchè, come lui stesso spiega in una lunga postfazione, il romanzo è frutto di accurate ricerche storiche. L’autore vuole sottolineare che ancora oggi l’attentato è oggetto di dibattiti tra chi crede che Lee Oswald abbia agito da solo che chi crede faccia parte di un complotto ai danni di Kennedy. King avrebbe voluto scrivere questo romanzo già nel 1972 ma la mole di informazioni e la ferita ancora aperta l’hanno costretto a rimandare la sua stesura di molti anni, fino ad oggi. Immancabili, ovviamente, le autocitazioni che in questo caso si riferiscono a It e la cittadina di Derry. Questo è Stephen King.
Non conosco i lavori più recenti per dire se questo 22/11/’63 è tra i migliori di Kingma sicuramente è degno del suo nome. Per tutta la durata del romanzo non si ha idea di come possa andare a finire. Infatti King sorprende nel finale, dando, a chi lo critica per la sua prolissità, delle buone ragioni per farlo ancora. La tensione narrativa percorre tutto il romanzo ad eccezione di alcune scene nella quali il protagonista si concentra maggiormente sull’attentato e Lee Oswald. Un libro consigliato per chi ama i viaggi nel tempo, i loro paradossi e per chi apprezza la capacità di sintesi di Stephen King nei brevi periodi, capacità che gli manca su quelli lunghi. Sta a ognuno di noi se considerarlo un pregio o un difetto del maestro. Io personalmente lo considero un suo pregio.