Un bel disastro

L’estate di solito non porta con sé grosse novità musicali eppure tra le poche uscite si possono nascondere delle interessanti novità. Tra queste il debutto della cantautrice statunitense Leah Blevins, intitolato First Time Feeling. L’album è una raccolta di dieci canzoni, scritte in altrettanti anni passati a cercare fortuna a Nashville tra mille difficoltà. Il momento di vederle finalmente insieme in questo disco è arrivato e io non mi sono fatto scappare questa occasione, attratto dalla voce dolce e graffiata allo stesso tempo di questa artista.

Leah Blevins
Leah Blevins

L’album di apre con Afraid che introduce la voce della Belvins e il suono graffiante della chitarra. Un alternative country che viene dall’anima e riserva un’attenzione particolare alla melodia. Un inizio lento ma non privo di quella fiamma che brucia dentro. Beautiful Disaster è una ballata country meravigliosamente ricca di emozioni. La voce della Blevins sa essere ruvida e morbida insieme e fa emergere immagini vivide. Una canzone molto bella, tra le più belle di questo album. La title track First Time Feeling è orecchiabile e trascinante ma sempre venata di malinconia. Le chitarre restano in primo piano e illuminano la voce della Blevins. Una canzone che funziona sotto tutti i punti di vista. La successiva Little Birds è un’altra ballata dolce e sognante. Una melodia delicata di dispiega pian piano rivelando emozioni sincere e profonde. Leah Blevins con semplicità mette in mostra il suo talento e si confida con chi l’ascolta. Fossil si rifà a sonorità folk rock ma non dimentica la melodia. La voce si fa cristallina e lascia il segno, in un procedere lento ma costante con una sensazione di ineluttabilità che la percorre. Tra le mie preferite c’è Magnolias, canzone biografica che si poggia su di un ritmo folk pop molto ben fatto. Anche qui la forza dei sentimenti emerge da ogni nota, a testimonianza della sincerità con la quale sono state scritte queste canzoni. Clutter sprofonda in un lenta ballata carica di sentimento. Un canzone dalle melodie vecchia scuola che ben si completa con la voce della Blevins, questa volta più dolce e delicata. Segue Believe, un bel country pop dettato dal ritmo. Anche questa volta questa cantautrice scrive una canzone orecchiabile ma non banale e ben bilanciata. Un piacere da ascoltare. Mexican Restaurant è una triste ballata country che corre sulle note di una chitarra. La voce della Blevins fa emergere le cicatrici che la vita le ha procurato. Commovente e toccante, anima solitaria. L’album si chiude con Mountain. Leah Blevins sceglie ancora la semplicità e si rifà ad un country classico e nostalgico. La sua voce è perfettamente quello che ci vuole non si può chiedere altro.

First Time Feeling è un debutto sorprendente, carico di significato, nel quale si percepisce il lungo precorso che ha portato alla sua realizzazione. Leah Blevins ha una voce che non poteva passare inosservata ancora per molto ed essa è ciò che rende questo album speciale. La sua capacità di essere dolce e dura, richiamando alla memoria quella di grandi nomi del country del passato. Le melodie sono quelle del country ma una vena oscura corre lungo ogni traccia, emergendo dalla voce della Blevins che a volte sembra spezzarsi. First Time Feeling è sicuramente tra i migliori album di questo 2021 e spero sia solo il primo di una serie, perché sarebbe un peccato se tutti gli sforzi di questa ragazza si rivelassero vani.

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Cinque colpi delle dita, ep. 7

Eccomi. Riprendo da dove avevo finito la scorsa settimana. Altri venti film che visto nell’ultimo anno. Brevissime recensioni, giusto per stuzzicare la curiosità, o avvisarvi che potreste passare inutilmente qualche minuto della vostra vita.

The Founder – Storia di chi fece diventare McDonald’s grande, rubandone però l’idea ad altri. Un film incredibile e presentato sotto la veste di una commedia agrodolce. Ben fatto. Si lascia vedere fino alla fine. Voto 7
I segreti di Wind River – Thrillerone ambientato nel freddo Wyoming. Tutto perfetto, ambientazioni, attori e sceneggiatura. Il finale un po’ deludente, quasi prevedibile. Peccato. Voto 7
Better Watch Out – Un rapimento del tutto particolare. Violento sì ma non troppo. A tratti poco credibile. Forse una commedia amara? Non so. Un po’ mi ha deluso e anche annoiato. Voto 6
Il professore e il pazzo – La storia vera di come ha preso vita l’Oxford English Dictionary alla fine del ‘800. Sean Penn e Mel Gibson tengono banco dettando il ritmo. Un bel film come quelli di una volta e passato un po’ in sordina. Voto 7
Predestination – Viaggi nel tempo. Mi piacciono. Storia contorta. Mi piace. Paradossi temporali. Non chiedo altro. Su carta funziona alla perfezione, al cinema mostra i punti deboli ma c’è poco sa fare. Voto 8
Sono tornato – Si ride? Non molto. Fa riflettere? Non molto. Commuove? Per nulla. L’idea copiata da un libro tedesco è trasformata nella solita caciara all’italiana. Ah c’è Frank Matano. Un voto in meno. Voto 6
Bye Bye Germany – Film tedesco che racconta di un uomo in fuga dalla Germania del dopoguerra. Un po’ commedia, un po’ drammatico. Non male ma poco più che un film per la televisione. Voto 6
Sette minuti dopo mezzanotte – Un bambino si rifugia in un mondo fantastico per sfuggire alle difficoltà della vita. Originale, ben recitato e splendidi effetti speciali. Ma soprattutto commovente, molto commovente. Voto 8
The Lighthouse – Film in bianco e nero. Robert Pattinson e Williem Dafoe (che non sbatte mai le ciglia durante un monologo!) sono alle prese con la follia della solitudine. Perde molto con il doppiaggio. Non per tutti. Voto 7
Capitan Philipps – Storia vera di un attacco pirata ad un nave container. Ricostruzione molto verosimile dal ritmo serrato. Offre alcuni spunti di riflessione e non cade mai nell’azione sfrenata. Voto 8
I soliti sospetti – Cult che fece epoca. Oggi appare scontato ma resta comunque un grande film. Ho intuito il colpo di scena in anticipo ma il regista gioca sporco e ti insinua il dubbio. Troppo facile così. Voto 8
Loving Vincent – Gli ultimi giorni di vita di Van Gogh in un film dipinto a mano. Proprio così. Ogni fotogramma è un dipinto a olio nello stile dell’artista. Molti pittori hanno partecipato alla realizzazione. Un’opera d’arte. Voto 8
Moschettieri del re – Non so perché l’ho visto. Non fa ridere e sembra tutto fuori luogo. Solo l’accento di Favino merita di essere ascoltato. Il resto è inguardabile e il finale inutile. Ma Matilde Gioli sa recitare? Voto 5
L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot – Mi aspettavo qualcosa di diverso. Lo stile è simile a quello dei Cohen ma manca qualcosa. Lo guardi fino alla fine per capire dove vuole arrivare. Buono ma non troppo. Voto 7
Alita, l’angelo della battaglia – Mi ostino a vedere film di fantascienza tratti da manga. Chiassoso, lungo e a tratti patetico. Finale aperto per un sequel. Ottime ambientazioni e CGI ma protagonista insopportabile. Voto 6
Stanlio & Ollio – L’ultimo tour del duo comico più famoso. Steve Coogan e John C. Reilly sono magnifici. Un bel film come quelli di una volta. Fa ridere, commuovere e mostra il lato umano di due grandi. Voto 8
Franklyn – Fantasia e realtà si mescolano in un thriller originale nell’ambientazione ma non tanto nelle idee. Forse rimane qualche punto in sospeso ma merita una visione. Ah c’è Eva Green. Un voto in più. Voto 7
Opere senza autore – Filmone di due ore e mezza ispirato alla vita di un artista tedesco in una Germania divisa. Visivamente splendido e senza censure. Storia intrigante da finale un po’ così ma che nulla toglie al resto. Voto 8
Tutti lo sanno – Qualcuno l’ha descritto come una soap opera fatta bene. Sono d’accordo. Ti immagini chissà quale intrigo e quali segreti. Ma poi la bolla si sgonfia in un niente. Ah c’è Penelope Cruz. Un voto in più. Voto 6
La vedova Winchester – Non lasciatevi ingannare dalla storia vera, è solo un pretesto per il solito horror all’americana pieno di jumpscare. Si poteva fare di più. Scenografie ripetitive e storia banale. Voto 6

Cinque colpi delle dita, ep. 6

Nel momento in cui sono iniziate le mie ferie mi sono detto: ho tutto il tempo di preparare un paio di post per quando sarò in vacanza e non avrò il pc con me. Sono già passati diversi giorni ma non ho ancora scritto una riga. Per la verità non saprei nemmeno di cosa scrivere. Per quanto riguarda la musica ho scritto quello che dovevo scrivere, consigliato quanto andava consigliato, a parte qualcosa che è rimasto inevitabilmente fuori. C’è qualche album nuovo ma non l’ho ancora ascoltato per bene e quindi tanto vale aspettare. Potrei consigliarvi qualche lettura ma rispetto all’ultima volta che ho scritto, ho letto un paio di libri e un altro che sto per finire. Quindi non ne vale la pena. Anche perché uno di questi merita giusto un paio di righe. Quindi di cosa potevo scrivere? Cinema, giusto. Ecco di cosa potrei scrivere! A quando risale l’ultimo appuntamento? Aprile dello scorso anno?! Non è possibile! E invece sì. Ne ho visti parecchi nel frattempo. E posso sapere anche quanti e quali. Come? Tenendo traccia e votando i film che vedo su Trakt.tv. Qui il mio profilo: trakt.tv/users/joerjoe. Ve lo consiglio, soprattutto per farsi un’idea di un film che si vuole guardare. Siccome sono tanti cercherò di essere breve ma voglio riportarli tutti. Cominciamo:

Jojo Rabbit – Bello. Molto bravi gli attori, originale il modo in cui viene raccontato il nazismo. Un po’ troppo americano ma poco male. Commedia e drammatico molto ben bilanciati. Voto 8
La isla minima – Thriller spagnolo. Non ricordo molto se non che aveva un buon ritmo e una bella storia in secondo piano legata ai due protagonisti. Voto 7
Il ricatto – Elijah Wood è un pianista che si trova in pericolo mentre suona il piano ad un concerto. Se sbaglia un pezzo complicatissimo sono guai. Piuttosto scontato ma si lascia vedere. Voto 6
The Horseman – Un western vecchio stampo con quella faccia di bronzo di Tommy Lee Jones. Mi piacciono i western lo ammetto e questo è buono. Voto 7
The Joker – Cosa aggiungere a quanto è stato detto di questo film? Niente. Non mi piacciono i film di supereroi ma questo è qualcos’altro. Davvero ben fatto e incredibilmente crudele e imprevedibile. Voto 10
Life, Non oltrepassare il limite – Polpettone fantascientifico e si sa già come comincia e come finisce. Nel mezzo un sacco di azione spaziale. Solo se vi piace il genere e avete 100 minuti liberi. Voto 6
Finché morte non ci separi – Un film a metà tra horror e commedia molto riuscito. La protagonista interpretata da Samara Weaving è irresistibile e calata perfettamente in un contesto grottesco e splatter. Voto 7
Molly’s Game – Filmone con Jessica Chastain che conduce letteralmente i giochi. La storia vera di una donna e il suo giro di poker esclusivo. Forse un po’ tirato per le lunghe ma i film dove si parla tanto non mi dispiacciano. Voto 7
C’era una volta a… Hollywood – Un Tarantino più spento e lento del solito. Ma mi è piaciuto. Il finale lascia spaesati ma anche un senso di sollievo indescrivibile. Nostalgico e bello da vedere. Voto 8
7 sconosciuti a El Royale – Sette sconosciuti si ritrovano chiusi in un motel. Pensi che sia il classico film in cui scopri che sono tutti legati tra loro da qualcosa. No. Rimangono sette sconosciuti e finisce così. Voto 6
Parasite – Non si capisce se deve far ridere o riflettere oppure inorridire. No, non si capisce bene. Però è davvero un film da vedere. Sorprendente, sia per l’idea di base, sia per la sceneggiatura così particolare. Voto 9
Arancia Meccanica – Posso riassumerlo in tre righe? Certo che no. Iconico è dire poco. Inquietante e senza filtri. Difficile da comprendere fino in fondo ma per il tempo deve essere stato davvero rivoluzionario. Voto 8
Grindhouse, A prova di morte – Tarantino voleva solo divertirsi. Chi siamo noi per negargli questo suo diritto? Sceneggiatura inesistente e azione folle e scene splatter a volontà. Voto 7
Inception – Christopher Nolan ci da dentro. E dentro e ancora dentro. E non si capisce se poi se ne esce o no. Capolavoro. Da vedere almeno una volta nella vita. Meno cervellotico di quanto dicono. Il finale poi… Voto 10
Terminal – C’è Margot Robbie. Solo per lei metto un voto in più. Il resto è incomprensibile e inconcludente. Non ho capito nulla. Altro che Inception, a questo manca proprio un’idea di fondo. Voto 6
Odio l’estate – Finalmente Aldo, Giovanni e Giacomo tornano a fare quello che sanno fare meglio. Ridere ed emozionare. Non esageriamo. Non è un capolavoro ma è confortante sapere che nulla è perduto. Voto 8
Ghost in the shell – Film fantascientifico ispirato ad un manga. Lento, scontato e inspiegabilmente interpretato da un mix di attori orientali e occidentali. Ah c’è Scarlett Johansson. Un voto in più. Voto 6
Il colpevole – Thiriller danese che consiste nella constate ed ininterrotta inquadratura di un agente che parla con gli altri quasi esclusivamente al telefono. Riuscirà a risolvere un caso di rapimento senza vedere nulla? Voto 8
John Wick – Volevo vedere un bel film dove si sparava, sparava e molti morivano. Ho visto un film dove si è sparato, sparato e molti sono morti. Non mi è piaciuto. Ah c’è un apparizione fugace di Bridget Regan. Un voto in più. Voto 6
Green Book – Credevo nella solita storia vera carica di buon senso. Mi sono dovuto ricredere. Un film intelligente e affatto scontato, che offre un spaccato di un tempo che fu e che non è ancora del tutto chiuso. Voto 8

Mi fermo qui per oggi. Non voglio annoiarvi proprio a ferragosto. I restanti venti la prossima settimana. Nel frattempo approfitto delle vacanze per vedere ancora qualche film. Se fa troppo caldo per uscire, qualcosa da vedere ve l’ho consigliato. Alla prossima.

Mi ritorni in mente, ep. 80

Tra le novità in arrivo dopo l’estate, e non sono poche, c’è stato spazio per una sorpresa. Jade Jackson e Aubrie Sellers, due dei nomi più in vista dell’alternative country al femminile, hanno deciso di unire le forze. Jackson+Sellers è il nome scelto per il nuovo progetto che vedrà compimento con l’album Breaking Point previsto per il 22 ottobre prossimo. Non avrei mai immaginato una collaborazione tra queste due cantautrici e soprattutto mai avrei potuto sperare in un album. Ma evidentemente questo 2021 non ha ancora finito con le sorprese.

Il primo singolo è una cover dell’originale di Julie Miller ed si intitola The Devil Is An Angel. Una versione molto più rock che riprende, ovviamente, le sonorità care alle due ragazze. Cos’altro aggiungere? Che mi piace e non vedo l’ora di mettere le mani sopra l’album. Non so se è lo stesso per voi ma questo è un po’ il tormentone della mia estate, altro che Mille e singoloni reggaeton (sposorizzati) che vanno tanto di moda e sono tutti uguali (per davvero, non tanto per dire). Forse sto invecchiando. Forse è meglio così…

Le rocce eterne al di sotto di noi

Katherine Priddy ha dovuto attendere parecchio tempo prima che la spuntassi dalla mia lista. Negli ultimi anni solo singoli ed EP per la giovane cantautrice inglese, l’album di debutto si è fatto attendere ed io ho aspettato. Lo scorso giugno ecco tra le mie mani The Eternal Rocks Beneath ed io non mi sono fatto trovare impreparato. Ma devo essere sincero, sono andato sulla fiducia, non sapendo cosa aspettarmi esattamente. Certo, avrei trovato qualcosa più vicino al folk che ad un altro genere ma non sapevo altro. Mi sarebbe piaciuto? Come al solito esiste un solo modo per scoprire. Premere play ed iniziare ad ascoltare.

Katherine Priddy
Katherine Priddy

Indigo dà inizio all’album, con la sua melodia leggera e la voce morbida della Priddy. Le atmosfere sono eteree e nostalgiche, un’anima folk che si illumina con soluzioni indie ricche e varie. Wolf è una cavalcata dalle sonorità magiche e selvagge. Una delle canzoni più affascinanti di questo album, con un finale epico e coinvolgente. About Rosie è un intima ballata che ricorda il più tradizionale folk inglese. Una canzone malinconica personale, accarezzata dalla voce melodiosa della Priddy. Notevole per sensibilità e sincerità. La successiva Icarus prende spunto dal mito greco di Icaro per raccontare quel sentimento di insoddisfazione che a volte ci prende. Delicata, un brezza leggera che è un piacere ascoltare. Eurydice trae spunto ancora dalla mitologia. La voce è un sussurro e pian piano cresce in un delicato gioco di suoni. Una canzone che dimostra talento e maturità più di altre, con chiare contaminazioni alternative rock. Letters From A Travelling Man ritorna a sonorità marcatamente folk, veloce e orecchiabile. Un po’ di americana prende possesso di questa canzone, deviando dal sound prevalente dell’album. Un bella canzone, piacevole da ascoltare. The Spring Never Came ritorna sulle sonorità malinconiche e scure. La melodia sta tutta nella voce di questa artista che sa usarla come uno strumento musicale. Una canzone complessa, influenzata dalla canzone francese, nello stile e nelle atmosfere. Ring O’Roses è decisamente più oscura ed eterea, vicina ad un folk moderno ispirato alla tradizione. La voce della Priddy è meravigliosamente magnetica, sovrapposta ad altre, quasi fosse un coro nell’ombra. Isle Of Eigg ha decisamente un’ispirazione folk, dettata dalla natura e dalla sua bellezza. Katherine Priddy sceglie la semplicità per guidare l’ascoltatore in panorami selvaggi e incantevoli. Si chiude con The Summer Has Flown. Il susseguirsi delle stagioni scandisce la vita e questa canzone racchiude l’anima di questo disco, incantando con un finale gioioso e liberatorio.

The Eternal Rocks Beneath è un album che racchiude anni di canzoni per Katherine Priddy, che finalmente trovano una casa. Difficile inquadrare questo album sotto un genere piuttosto che un altro. Le sue dieci canzoni sono così naturali e sincere, così curate nei dettagli che l’attenzione rivolta a loro le rende semplicemente canzoni al dì la di etichette e classificazioni. Il folk prevale ma appare quasi come conseguenza naturale dovuta all’origine, all’ispirazione che ad esse ha dato vita. The Eternal Rocks Beneath è un album sorprendente ma allo stesso tempo confortevole, familiare. Katherine Priddy dimostra di saper scrivere bene e cantare altrettanto, mettendo la voce al servizio della canzoni, per meglio esprimere i sentimenti di essa. Un bell’album, senza dubbio ed un ancor più notevole debutto.

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