Questo album è, per certi versi, un’azzardo da parte mia. Un veloce ascolto a qualche canzone e poi ho divorato tutto intero questo Emotions And Math, esordio della cantautrice americana Margaret Glaspy. Chitarra elettrica e voce graffiante hanno subito catturato la mia attenzione e mi solleticava l’idea di essere davanti ad una cantautrice dalla forte personalità al suo esordio. Margaret Glaspy ha tutte le carte in regola per essere una delle rivelazioni di questo 2016 che ha riservato tante sorprese e ancora ne riserverà. L’estate starà anche volgendo al termine ma l’autunno è pronto a portare nuova linfa alla mia collezione che va ad espandersi ormai in maniera incontrollata.
La title track Emotions And Math apre l’omonimo album. Saltano subito all’orecchio la chitarra e la voce della Glaspy, a tratti quasi fanciullesca e in altri graffiante. Un mix affascinante, “I’ve gotta get outta this tree, off of this limb / I’m a woman actin’ like a kid / A skinny mess that’s breathless / From tellin you all the things that I’m gonna do“. Situation amplifica queste sue caratteristiche. Margaret Glaspy è ruvida quanto basta per esprimere un senso di rabbia e rifiuto, in modo chiaro e diretto in poco più di due minuti, “Cause you don’t know my situation / We’ve had at most one conversation / Don’t come out of the blue / And tell me what to do“. Il singolo You And I è accattivante e orecchiable. Un bel riff di chitarra squote l’aria e ci trascina in un vortice. Una delle canzoni più belle di questo album, un’ottima dimostrazione di talento, “Here I thought we had some kind of understanding / That we’re no Dick and Jane out on parade / Not looking for lengthy or demanding / Nothing lost if nothing’s gained“. Ma c’è anche spazio per una ballata rock com Somebody To Anybody che fonde poesia e chitarra elettrica. La Glaspy non rinuncia a graffiare ma lo fa con attenzione e naturalezza, senza risultare in alcun modo forzata, “I’m a little rock on a big mountain / Nobody’s calling my name / Nobody’s paying me mind / I’m a little drop from a big fountain / Oh I blend in and that’s fine“. Ha un bel ritmo la successiva No Matter Who che prova qualcosa di più pop. La cantautrice americana dimostra di avere nelle sue corde anche queste canzoni, mettendo in risalto il suono della chitarra, “But no matter who let the phone ring / There’s no reason to be leaving you guessing / No matter who got you down / Even the weakest of the weak have come around / No matter who“. Lo stesso si può dire di Memory Street, aspra ballata malinconica e notturna. Ancora una volta Margaret e la sua chitarra sono le protagoniste indiscusse della scena, una graffiante quanto l’altra, “Ring the alarm / I’m on memory street / With him on my arm / And my feet on the dash of that car / I don’t dare / Walk down memory street / Why remember / All the times I took forever to forget?“. Pind And Needles è un bel pezzo rock, trascinante e affascinante. Senza dubbio da mettere tra i migliori brani questo album, per l’interpretazione e l’esecuzione. Da ascoltare, “Cause I don’t wanna watch my mouth / No, I don’t wanna act like that / Can’t figure it out / I don’t wanna hold you ‘til I’m good and ready to / Oh I don’t wanna be / On pins and needles / Around you / Of all people / Of all people“. Anthony è la canzone più dolce dell’album non senza un po’ di quella rabbia che trapela dalla voce della Glaspy, “Anthony never brought me anything / No diamond wedding ring / Oh why did I lay by his side? / Nights like this / Without a kiss / I’d watch him paint on / His canvas / Oh but Anthony / Never chose me“. La triste Parental Guidance è il punto più alto dell’album. Una canzone intensa ma sommessa, dove la voce è distorta, ingoiata dalla suono della chitarra. Il ritornello vale l’intero brano, “Wake up / It’s early morning / Fall in love / With the shit town you were born in / Make friends / With kiddies you can’t relate to / And try play it cool in the schoolyard / So that nobody hates you“. You Don’t Want Me riporta un po’ di brio lungo la tracklist. Ancora graffiante la voce della Glapsy, ancora sincera e schietta, senza troppi giri di parole, “Every every woman / And their mum / Is wondering where you’re from / All in good time / You’re gonna change your mind“. La successiva Love Like This è la più oscura dell’album. Qui la cantautrice americana graffia con la chitarra, in contrasto con il canto. Una prova di carattere e un tentativo di trovare uno stile personale, “Once we gave our hearts / With a kiss / And here you are / Throwing away a love like this / Surely, you’ve never been / In love like this / What am I gonna do?“. L’album si chiude con la bella Black Is Blue che racchiude, con il suo ritmo blando, tutto il mondo della Glapsy. Un finale in scioltezza, rilassato, “There’ll be no time / There’s been no time / To be broken-hearted / Soon as we stopped / Little girl started / They’re talking again / I got no friends / And black is blue / Black is blue“.
Emotions And Math è il classico album che migliora ascolto dopo ascolto. Forse all’inizio appare un po’ monotono ma Margaret Glapsy fa emergere le sfumature poco alla volta, senza mai rinunciare a quella chitarra che sorregge ogni canzone. Emotions And Math incuriosisce perchè ha qualcosa di nuovo, diverso e lancia questa cantautrice nell’orbita degli artisti più promettenti. Margaret Glapsy mette in piedi un album solido dove dodici canzoni, insieme, non raggiungono nemmeno i trentacinque minuti di durata. Niente assoli di chitarra o esibizioni vocali ma solo un inteso viaggio tra le emozioni e le tribolazioni di un’artista del nostro tempo.