Mi ritorni in mente, ep. 15

Non ricordo quando è stata la prima volta che ho ascoltato l’album d’esordio delle tre sorelle Staveley-Taylors. Forse un anno fa o forse più. Ultimamente però le ho ritrovate in mezzo alla mia collezione e nonostante abbia già ascoltato più volte Dead & Born & Grown non ne ho mai scritto su questo blog. Così ho pensato di ritirarlo fuori e concedergli qualche ascolto ancora. Allora non mi aveva entusiasmato, a parte un paio di brani, ma forse avevo fatto il passo più lungo della gamba. Un anno fa non ero così in confidenza con la musica folk come lo sono oggi ed è forse per questo che non ho apprezzato fino in fondo questo album. Sono convinto che la musica delle The Staves suonerà differente alle mie orecchie d’ora in poi.

La prima canzone che ho ascoltato è probabilmente il loro cavallo di battaglia, ovvero Mexico. Una canzone magica e intima che delinea le principale caratteristiche del trio femminile. Musica acustica essenziale e voci sussurrate. Ascolterò di nuovo Dead & Born & Grown perchè sono sicuro che mi piacerà di più rispetto ad un anno fa. E non mancherò di riportare le mie sensazioni su questo blog.

Storia di un Anello

Anche io come tanti altri, ho terminato il mio viaggio nella Terra di Mezzo. Non nascondo che ero un po’ diffidente riguardo alla saga de Il Signore Degli Anelli anche dopo aver visto, e apprezzato, la trilogia cinematografica. In generale non sono attratto dal fantasy ma un’interessante prefazione di Stephen King alla recente riedizione dei libri della Torre Nera mi ha incuriosito riguardo al capolavoro di J.R.R. Tolkien. Non a caso ci sono un paio di riferimenti alla saga dell’Anello all’interno dei libri che ho letto finora sulla Torre Nera. Sicuramente i palantír , le pietre veggenti, non sono poi tanto diverse dalle sfere dell’Iride di Maerlyn. Spesso “Torre Nera” o “Torre Oscura” è usata da Tolkien per indicare Barad-dûr. Questi sono i due riferimenti che ho notato subito. Sicuramente c’è dell’altro. A parte i consigli di King, ho voluto leggere Il Signore Degli Anelli anche perchè penso sia un pezzo che non deve mancare nella propria libreria, dopotutto è un classico. Come ho già scritto sono partito per la Terra di Mezzo con un bagaglio di conoscenze un po’ scarso e quelle poche erano parecchio confuse. A posteriori posso dire che la trilogia al cinema è stata fatta davvero bene, tagliata in alcuni punti ma nei punti giusti e dall’impatto visivo molto vicino a quanto descritto nel libro. Non deve essere stato facile e Peter Jackson ci è riuscito molto bene anche se la velocità del cinema non permette di conoscere il mondo di Frodo così a fondo come succede nel libro. Ecco quindi che gli intrecci, i nomi, le terre e le razze della Terra di Mezzo non sono facili da comprendere mentre si guardano i tre film. Ho iniziato La Compagnia Dell’Anello temendo di trovarmi di fronte ad un qualche tipo di mattone fantasy che avrei fatto fatica a digerire. Invece Tolkien è stato capace, con una scrittura pulita ma allo stesso tempo artificiosa, a creare una sorta di favola. Sembra davvero un altro mondo, descritto con una cura per i particolari fuori dal comune. Il primo libro vi ammalia e vi porta nella vita tranquilla degli Hobbit e vi racconta il loro viaggio con la Compagnia. Il successivo Le Due Torri è più oscuro e complesso. Un Oscurità che si trascina e si infittisce nel conclusivo Il Ritorno Del Re, dove però si torna a vedere la luce. Ed è proprio questo il fulcro della saga. Luce contro Oscurità, Bianco contro Nero. L’eterna lotta tra Bene e Male, in poche parole. Sotto questo punto di vista, niente di nuovo, anzi. Pochi personaggi passano da una parte all’altra, e se lo fanno è solo perchè in fondo al loro cuore sono sempre stati dalla parte del Male. Ciò che rende particolare Il Signore Degli Anelli è lo scenario nel quale i personaggi si muovono. Non è una città, non è un regno è un mondo all’interno di un mondo ancora più grande. Un mondo che sembra venire fuori dalle pagine e convincerti che potrebbe esistere, anzi nella testa di Tolkien, secondo me, esisteva davvero. Un mondo con un passato e delle tradizioni che non nascono a pagina uno ma sembrano avere origine da molto prima. Come spesso si fa notare, la saga nonostante sia stata scritta e pubblicata tra gli anni ’40 e ’50 è priva della psicologia dei personaggi tipica dei romanzi moderni. Questo rende i personaggi ben definiti ma non esenti da debolezze e eccessi di zelo. Si è parlato tanto de Il Signore Degli Anelli e io non posso aggiungere nient’altro di quanto già scritto sopra. Posso solo ancora sottolineare la bellezza di questa storia, lineare ma non banale, carica di immagini straordinarie e magiche ma concrete e possibili, dove i personaggi sembrano apparatenere ad un mondo che forse è esitito o forse no. Un libro che racconta un viaggio ai limiti dell’immaginazione. Un libro che si dovrebbe leggere a scuola, perchè dei piccoli e felici Hobbit hanno sconfitto un Male più grande non solo di loro ma tutti gli abitanti, perfino quelli immortali, della Terra di Mezzo. A chi come me storce il naso di fronte alle storie fantasy di cavalieri, draghi, elfi e nani, consiglio di leggere Il Signore Degli Anelli o almeno di provarci. Non sono diventato un appassionato di fantasy e non credo lo sarò mai, ma questa opera ha qualcosa in più. Come sottolineava Tolkien, Il Signore Degli Anelli non è una storia ispirata a qualche evento reale o nasconde un significato, un messaggio, ma è solo una bella storia. Un epica fiaba per tutti. Una viaggio fantastico senza confini.

Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
   Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.

Il ruggito del leone

Conoscevo già da tempo le due sorelle Söderberg, Johanna e Klara, ma non avevo finora ascoltato nessun loro album. Ho deciso di rimediare e mi sono impossessato di The Lion’s Roar, il secondo album delle First Aid Kit. Uscito un paio di anni fa, non è passato inosservato e subito le due ragazze hanno ottenuto consensi da più parti, come si dice in questi casi. Recentemente le ho riscoperte con la loro Emmylou e, come mi capita spesso, non mi sono limitato ad ascoltare solo questo brano. Un altro episodio che mi ha fatto fare un passo in avanti nella direzione delle First Aid Kit, è stato anche l’aver conosciuto Lily & Madeleine che, non nascondendolo, si ispirano alle sorelle svedesi. Curioso notare che le First Aid Kit subiscono un’influenza americana maggiore delle duo Lily & Madeleine, che americane lo sono per davvero. Tutte e quattro le ragazze sono accomunate però dalla giovane età sia anagrafica che artistica. Il futuro è quindi nelle loro mani e le premesse sono buone. Molto buone.

First Aid Kit
First Aid Kit

L’apertura dell’album è affidata a The Lion’s Roar, con un intro molto simile a Swan Swan H dei R.E.M. ma talmente classico da non essere proprietà di nessuno. Un folk carico e trascinante nel quale è subito chiara la predominanza della voce di Klara su quella di Johanna, che è un po’ il marchio di fabbrica della coppia, “And I’m a goddamn coward, but then again so are you / And the lion’s roar, the lion’s roar“. La successiva Emmylou è un piccolo gioiello folk alla maniera americana nonchè una delle canzoni più belle dell’album, “I’ll be your Emmylou and I’ll be your June / and you’ll be my gram and my Johnny too / you know I’m not asking much of you / just sing little darling sing with me“. In The Hearts Of Men è più lenta rispetto alle precedenti, non sarà l’unica, e particolarmente ispirata nel testo, “In the hearts of men, in the arms of mothers, and the parts they play to convince others. We know what we’re doing. We’re doing it right“. Se volete un po’ di ritmo Blue è quello che ci vuole anche se l’argomento non è dei più allegri. Le ragazze con questa canzone fanno centro, soprattutto per il tema della canzone e la scelta delle melodia, “Then the only man you ever loved, he thought was going to marry you, died in a car accident when he was only twenty-two“. This Old Routine si può considerare la canzone tipo delle First Aid Kit, con un ritornello dal sapore anni ’60, “This old routine will drive you mad / It’s just a mumble never spoken out loud / And sometimes you don’t even know why you loved her“. A seguire la poetica To A Poet essenziale ed eterea che cerca un po’ di riscatto nel pungente ritornello, “Though I miss you more than I can take and I will surely break. / And every morning that I wake up there is the sake, but there’s nothing more to it, I just get through it“. I Found A Way è una canzone che metterei tra le più belle e riuscite di The Lion’s Roar, dalle atmosfere magiche e oscure e un ritornello difficile da dimenticare, “So the morning came / And swept the night away / As I was looking for / A way to disappear / Amongst the quiet things / And all these empty streets / I found a way, I found a way / To reappear“. Dance To Another Tune è forse la meno ispirarata e suona un po’ di già sentito, “Will you look at me? Take a good look at me and tell me who it is that I am“. Le due sorelle si risollevano subito con la struggente New Year’s Eve, anche questa da mettere tra le migliori, “People passed in cars with their windows down, with a pop song playing. A man walked by, walking back and forth the street with a drunken smile he took home along“.Il vero risveglio arriva con King Of The World, un folk trascinante e allegro che arriva quasi imprevisto (con il contributo di Conor Oberst), “I keep running around / Trying to find the ground / But my head is in the stars / My feet are in the sky / Well I’m nobody’s baby / I’m everybody’s girl / I’m the queen of nothing / I’m the king of the world“. Traccia bonus, la bella Wolf, un folk dalle forte contaminazioni americane, “Wolf father, at the door / You don’t smile anymore / You’re a drifter, shapeshifter / Let me see you run, hey ya hey ya“.

Cosa posso aggiungere a quanto di buono è stato detto sulle First Aid Kit? Poco o nulla. Solo la mia personale impressione ovvero un’ottima impressione. Forse non entrano nell’olimpo personale della mia musica preferita ma quasi ci riescono. Ancora, come sempre, mi chiedo cosa mi ha impedito di ascoltare le First Aid Kit già qualche tempo fa. Però ora intendo recuperare, anzi le due sorelle sono pronte a pubblicare il loro terzo album. Si intitolerà Stay Gold è promette di rappresentare un nuovo corso per il duo. Non mi resta che aspettare fino a Giugno. Per ora mi ascolterò ancora un po’ The Lion’s Roar perchè ho degli arretrati da requperare.