Io, lettore – Tempi moderni

Prima parte: Io, lettore – Le origini

I classici che volevo assolutamente leggere si esaurirono velocemente anche se in tempi più o meno recenti ho continuato a leggerne altri, come Moby Dick di Hermann Melville e Il Processo di Franz Kafka. A questi ci aggiungerei anche Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien che sarà importante per me in tempi più recenti. Ma il filone horror non poteva chiudersi con i classici e iniziai ad avvicinarmi al nome di Howard Phillips Lovecraft, con una breve raccolta di racconti. Mi accorsi di essermi addentrato in un mondo oscuro fatto di terribili mostri dalle origini antiche e misteriose. Il solitario di Providence, devo ammetterlo, non mi hai mai appassionato quanto Poe. Il suo modo di scrivere sempre tra sogno e realtà, i lunghi monologhi e le infinite descrizioni oniriche non sempre agevolano la lettura. Dovevo cercare qualcosa d’altro, qualcosa di più moderno e contemporaneo.

Il nome di Stephen King mi era noto ma, dopo l’abbuffata di classici, mi sembrava troppo commerciale e scontato. Ci provai lo stesso. Andai in libreria e trovai il suo romanzo più famoso, It. Era enorme ma non mi spaventava tanto la sua mole, quanto la possibilità che non mi piacesse e sarebbe stato un’inutile spreco di carta. Scorsi gli altri titoli, niente che conoscessi. Poi comparve un libricino intitolato Shining. Conoscevo il film, che non avevo mai visto, ma non sapevo fosse ispirato dal romanzo di questo autore. Se ci hanno fatto un film, pensai, significa che non deve essere poi così male. Così scelsi di iniziare dal quel maledetto Overlook Hotel. Fui immediatamente catturato dallo stile e dall’immaginario di King che, arrivato a metà di Shining, avevo già deciso che il successivo sarebbe stato It e così fu. Da allora inseguo l’obiettivo di leggere tutti i libri di King, obiettivo ben lungi dall’essere raggiunto, soprattutto perché non posso leggere solo ed esclusivamente i suoi romanzi. In questi ultimi anni ho continuato ad esplorare i romanzi storici, con il già citato Bernard Cornwell ma non solo, e i classici moderni. Attualmente sto provando con altri due generi diametralmente opposti, il fantasy e il postmodernismo.

Fino a qualche hanno fa la trilogia di Tolkien era l’unica traccia di fantasy nella mia libreria. Non sono mai stato un grande appassionato di draghi, elfi e maghi (qualcuno ha pensato ad Harry Potter? Ci arriverò…). Però era innegabilmente un genere del tutto inesplorato per me. Significava entrare ancora una volta in un modo nuovo, tutto da solo e questa prospettiva mi attirava sempre di più. Da qualche parte dovevo iniziare però. Scelsi di farlo con la saga de La Spada della Verità di Terry Goodkind, principalmente perché avevo già visto alcune puntate della serie TV e letto buone recensioni. Ad oggi sono arrivato a leggere il sesto volume. Non mi sta entusiasmando come mi aspettavo ma ho intenzione di proseguire, anche perché ormai sono a metà del guado. Finora ho preferito la serie dei Bastardi Galantuomini di Scott Lynch che però è arenata al terzo volume dei sette previsti. Ho in lista altre saghe tra cui il celeberrimo Game of Thrones. Il problema del fantasy sta proprio nel fatto che spesso, quasi sempre, si tratta di saghe lunghe composte da volumi corposi e pieni di vicende e personaggi. Meglio andarci con i piedi di piombo e puntare sulla qualità. Tra questi ultimi non posso non citare la trilogia di Gormenghast di Mervyn Peake, non propriamente un fantasy, ma pur sempre un capolavoro di fantasia, un po’ dimenticato, perlomeno qui nel nostro Paese.

L’altro filone letterario che sto provando ad esplorare è quello del postmodernismo al quale sono arrivato perché ho un particolare interesse per i libri che ottengono giudizi contrastanti, che vanno da “Una c****a pazzesca!” a “Capolavoro della letteratura mondiale di ogni tempo!“. Tra questi ce n’era uno che mi aveva sempre attratto e spaventato allo stesso tempo, Infinite Jest di David Foster Wallace. Cosa mai conteneva questo romanzo per suscitare così tanto interesse? Per scoprirlo era necessario leggerlo e non potevo farlo limitandomi alle varie recensioni e commenti. Non so se avete mai visto questo libro dal vero, è letteralmente un mattone di carta, sia fuori che dentro. Sarebbe stato un grosso problema portarmelo dietro nel tragitto casa-lavoro. Era giunto forse il momento di fare una scelta che avrebbe cambiato per sempre il mio modo di leggere. Era arrivato il momento di comprare un e-reader, un lettore di ebook. Fu così che lessi Infinite Jest in un modo nuovo e fu una folgorazione. Non tanto per l’ebook in sé ma per quello che stavo leggendo. Fui di nuovo preso a schiaffi da un libro ma questa volta non potevo metterlo da parte e dimenticare. Alcune scene mi perseguitarono a lungo, provavo orrore, disgusto, incredulità e ilarità. Tutte provenivano dal quel mattone, al quale i freddi bit avevano strappato tutta la sua dirompente fisicità ma nella mia testa c’era tutta. Cosa avevo letto? Non sapevo spiegarlo e non saprei farlo nemmeno ora, per questo dovevo leggere altro di Foster Wallace. Venne da sé che feci la conoscenza del suo maestro Don Delillo. Di lui ho letto il suo romanzo più conosciuto, Rumore Bianco, e Underworld, altro “mattone” postmodernista. Entrambi mi sono piaciuti molto e ho già pronti un paio di titoli da leggere nel prossimo futuro.

Qui si giunge ai giorni nostri nel quale ho smesso di essere un pendolare dopo la pandemia. Ho cambiato le mie abitudini di lettura preferendo la sera e qualsiasi ritaglio di tempo, spingendo l’acceleratore durante i fine settimana e le ferie. La prossima volta vi racconterò che genere di lettore sono e cosa mi spinge a leggere un libro piuttosto che un altro. Alla prossima.

Continua…

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