Quest’anno sono stati diversi gli album che rimandati causa pandemia. Tra le nazioni più colpite ci sono proprio gli Stati Uniti, terra natia di Margo Price, cantautrice country tra le più apprezzate di nuova generazione. Proprio il suo nuovo That’s How Rumors Get Started è stato rinviato allo scorso luglio, nella speranza che le cose migliorassero. Non è stato così ma il suo terzo, e atteso, album è arrivato lo stesso. Sotto la direzione di Sturgill Simpson, il disco ha preso sempre più forma, spingendo la Price lontano dal country, ma non troppo, e avvicinandola a nuove ed interessanti vie musicali. Personalmente ero curioso di ascoltarlo ed ero certo di trovarci ancora una volta tanta buona musica.
Si comincia proprio con la title track That’s How Rumors Get Started, un malinconico country rock ammorbidito dalla voce della Price. Si può già intuire il nuovo corso di questo album e la sua distanza dal country più classico, “And here you are / Still doin’ you / Never worked out / But it never stopped you / All I know is every time / That your lips are parted / Right behind my back / That’s how rumors get started / That’s how rumors get started“. Segue Letting Me Down che spinge con più decisione verso un blues rock. La storia di una deludente storia d’amore fa da sfondo ad un brano tra più accattivanti di questo album, “You were in another dream I had / Still running from your dead beat dad / I had a feeling it would turn out bad / And I never woke up / Bad luck you know it don’t come cheap / But shit changes baby, nothing’s concrete / A full moon above an empty street / I only wanted your love“. Twinkle Twinkle è il singolo scelto per promuovere l’album e ha fatto storcere i naso a qualcuno. Qui la svolta verso un rock più marcato è completa ma resta un’eccezione. Una rabbia sottile e la voglia di riscatto pervadono le parole di questa canzone, “Drive-in movies, Coca-Cola / Sweet 16, that kiss of death / Don’t you cry when you should laugh / I smell liquor on your breath / I smell liquor on your breath“. Tra le mie preferite c’è la bella Stone Me. Una triste melodia nasconde una storia difficile e sofferta. Margo Price canta con voce fragile ma sicura, senza risparmiarsi con le parole, “Through the mud and rain you can drag my name / You can say I’ve spent my life in vain / But I won’t be ashamed of what I am / For your judgement day I don’t give a damn“. La successiva Hey Child non è un inedito. Fu pubblicato, infatti, all’interno dell’album Test Your Love dei Buffalo Clover, gruppo di cui faceva parte la stessa Price. Una canzone dalle tinte soul che ben si confà alle sonorità di questo album, “Your lamp is burnin’ low, and the streets are cold and wet / You’re just a face without a name / But when you wake up and find there’s nothin’ left / Oh, honey, baby, ain’t it a shame?“. Un rock dai richiami anni ’80 con Heartless Mind. La voce della Price è in contrasto con l’accompagnamento ruvido e sporco. Un esperimento, tutto sommato, finito bene, “I got a restless feeling that I’m wasting my time / You got a mindless heart, you got a heartless mind / Before you use me, try to treat me kind / You got a heartless mind, you got a heartless mind“. Si rallenta con Gone To Stay, che ritorna verso qualcosa più simile al country ma senza rinunciare al rock. Una bella canzone che ci fa apprezzare anche le doti di scrittura di quest’artista, “Baby, when I’m gone / You’re learnin’ how to live / Remember not to take so much / So you have something left to give / Just think of me in the love that I leave behind / Let it grow around you / Like a tie that binds“. Decisamente blues What Happened To Our Love? che riflette su una storia d’amore finita. Una canzone poetica ma che esplode in un finale rock liberatorio, “He asked you questions only I could answer / You were the music and I was the dancer / You were the medicine and I was the cancer / What happened to our love?”. La più country di tutte è probabilmente Prisoner Of The Highway ma non mancano contaminazioni soul. Una vita sempre in viaggio, tra sacrifici e un vagare senza meta. Da ascoltare, “I passed by farms and trailers / As I drove through little towns / I found trouble in the city / I never set my suitcase down / And in those empty alleys / Where retaining walls decay / I just kept a-moving as a prisoner of the highway“. La conclusiva I’d Die For You ha il pregio di chiudere in modo epico, abbastanza insolito per la Price. Un’accorata dichiarazione d’amore, con tutta l’energia possibile, “But all I want, make no mistake / Oh, I don’t have a side to take / And I can’t live for them, it’s true / But honey, I would die for you / Oh baby, I would die for you / I would die for you / I’d die for you“.
That’s How Rumors Get Started porta la musica di Margo Price, lontano dai territori pianeggianti ma insidiosi del country. In questi ultimi tre anni, quest’artista sembra aver trovato una nuova strada da percorrere. Tra sonorità soul, rock e blues, il folk americano e il country si perdono in un eco lontana. Una Margo Price nuova ma non per questo diversa. C’è la sua voce, il suo stile sincero e diretto che qualsiasi cosa si possa fare rimarrà sempre incollato a lei. In questo album non viene rinnegato il passato ma, anzi, si estende lungo nuove vie, che aprono alla Price un futuro interessante, tutto da esplorare. That’s How Rumors Get Started è un gran bell’album che potrebbe rappresentare davvero una svolta importante per la cantautrice americana.
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