Mi ritorni in mente, ep. 23

Tra gli album più belli di questo anno che sta per finire, non può mancare May di Broken Twin (aka Majke Voss Romme). La cantautrice danese ha pubblicato questo disco d’esordio questa primavera e non sono mancati giudizi positivi da più parti, compreso me. Il punto di forza dell’album sta sicuramente nella voce della sua interprete che sa, come poche, fa trasparire emozioni intense. Spesso mi viene voglia di riascoltare May perchè è come se ti guardasse dentro. Scava fino in fondo, dove è più buio.

Non a caso, dunque, scelgo No Darkness per chiudere l’anno di questa rubrica. Un canzone che, nonostante sembri cupa e senza speranze, in realtà parla di primavera e rinascita. Un buon auspicio per il nuovo anno, insomma. Questa è No Darkness, questa è Broken Twin. Se non avete ancora ascoltato l’album May, fatelo. Non è troppo tardi.

Today I’ll cut the flowers
I will walk for hours
I will breathe in all that grows
Now that spring is coming
And the sun will shine
I will look up when it shows
And there will be no darkness
There will be no darkness

Prendere nota

Come prevedibile, il prossimo anno sarà ricco di uscite discografiche che mi interessano particolarmente. Queste ultime settimane sono state ricche di annunci che rigurdano numerosi nuovi album. Mi sono appuntato diverse date sul calendario partendo dagli olandesi Mister And Mississippi che pubblicheranno il loro secondo album, We Only Part To Meet Again, il 30 Gennaio. Seguono a ruota le tre sorelle The Staves con If I Was il 2 Febbraio. Da tenere in considerazione anche l’esordio di Marika Hackman, We Slept At Last, che vedrà la luce il 16, sempre di Febbraio. Questo mese non si chiude senza il tanto atteso album della consacrazione delle cantautrice scozzese Rachel Sermanni. Il suo secondo album si intitolerà Tied To The Moon, in uscita il 23.

Marzo non è da meno. Questa settimana Brandi Carlile ha ufficializzato l’uscita del suo quinto album, intitolato The Firewatcher’s Daughter. Un album registrato il presa diretta, dal sapore sano del rock americano (o almeno così dice chi lo ha già ascoltato), disponibile dal 3 Marzo. Il singolo The Eye è l’ennesima conferma che Brandi non sbaglia un colpo. Giunge inatteso, almeno per me, il nuovo album della regina del folk di nuova generazione, ovvero Laura Marling. Il 23 Marzo è il giorno di Short Movie, quinta fatica della cantautrice inglese anticipata dal singolo omonimo, che segna una nuova strada per la Marling. Il 2015 sarà ricco di nuova musica anche più di quella che mi aspettassi. C’è ancora qualche gruppo/artista che aspetto per il prossimo anno ma adesso so come riempire l’attesa.

 

Adamantina

Tempo fa cercando alcuni video dei Patch & The Giant si Youtube, trovai alcune sessioni live del canale Under The Apple Tree. Tra i video correlati provai ad ascoltare qualche altro artista folk proposto dallo stesso canale. Ha ottenuto la mia attenzione la cantautrice britannica Kelly Oliver con la canzone Far From Home. Sono stato subito catturato dalla voce cristallina e dalla chitarra pizzicata (che tanto mi piace). Nonostante il suo stile sia molto vicino ad un certo tipo di folk che non è esattamente nelle mie corde, ho voluto lo stesso ascoltare il suo album d’esordio This Land pubblicato questo Ottobre. Le mie aspettative erano legate esclusivamente a Far From Home e non sono per nulla deluse.

Kelly Oliver
Kelly Oliver

Apre l’album The Witch Of Walkern, una bella canzone folk, energica che racconta la storia di una strega. Fin dal primo brano si possono apprezzare le doti canore di Kelly Oliver e il suo approccio classico che è il filo conduttore di tutto l’album, “And I appeal to you, as did the Witch of Walkern. / She was given a trial, and then a royal pardon. / I am as innocent as her, I can prove this isn’t fair, / I can say the Lord’s prayer“. Il singolo Diamond Girl introduce quel fingerpicking di cui scrivevo sopra. Questa canzone canzone vede anche la partecipazione del collega Luke Jackson. Il folk è sempre quello tradizionale ma con un piglio più giovane e moderno che rende la canzone una delle più orecchiabili, “And she could do no wrong in his eyes, all he could see / was this perfect one for him to spend his time with. / And if she said the word, he would be ready for her, / she was his diamond girl“. Mary And The Soldier è un’emonzionante ballata dal fascino d’altri tempi. La voce della Oliver è leggera, luminosa tanto da valere, a mio avviso, come la migliore interpretazione dell’album, “And when we’re in a foreign land, I’ll guard you darling with my right hand, / in hopes that God might stand a friend to Mary and her gallant soldier“. Dal piglio più rock Daughter Dear che incanta per il suo ritornello, frutto della voce squillante della Oliver, che non manca di mostrare il suo talento anche con l’armonica a bocca, “No! Oh no no no, / no girl of mine will cross the sea / for this young boy’s glee. / He’d have you follow him but no, / a father’s love can see beyond a young girl’s dream“. Mister Officer ritorna sulle atmosfere della traccia di apertura, alzando il tiro nel finale in un vortice di parole e musica, “Oh sir, Mr Officer, I wish I hadn’t seen / the sight of a guilty man, with no remorse showing in him. / And sir, Mr Officer, I wish I could erase / the sound of a dying boy, praying for God to end his pain“. Far From Home è la sorella maggiore di Diamond Girl. Questa è la canzone che mi ha tenuto incollato a quel video e i motivi si possono cercare nella semplicità nella melodia e nel testo. Tutta la magia sta nella voce della ragazza che ci culla in un’altra storia piacevole da ascoltare e riascoltare, “There was a young boy. He thought he was a man. / He’d done a lot of work, he’d seen a lot of lands. / He loved the water, he loved the wind through his hair, / he loved the country, and the city dear. / He was always far from home, but he knew he’d always come home“. La successiva è un classico della tradizione, ovvero Caledonia. Una bella versione di una bella canzone anche se preferisco quella della connazionale Amy MacDonald, “So let me tell you that I love you, and I think about you all the time. / Caledonia you’re calling me, now I’m going home. / And if I should become a stranger, know that it would make me more than sad. / Caledonia’s been everything I’ve ever had“. A Gush Of Wind è un’altra canzone delicata e triste che racconta la tormentata storia di una certa Bernadette. L’ennesimo ascolto piacevole di questo album, “Until tragedy fell where Bernadette was living. / She woke to find her baby brother had died. / It was the start of the sadness and shame, / and the blessings yet to come“. Off To The Market continua sulla stessa strada tracciata in precedenza. I ritmi e le sonorità sono le stesse e Kelly Oliver non manca di incantare anche questa volta, “Off to the market we’ll go, we’ll search high and we’ll search low. / For we’re looking for a body to buy. Then we’ll take the bones and eyes, / heart, blood, liver and skin. We’ll sell it all for half a million“. Grandpa Was A Stoker non è da meno, “Tell, tell the story again. Tell, tell of Grandpa again. / Grandpa worked as a stoker, he worked on his feet. / The work was hard, you wouldn’t believe. / For so the ships could sail“. Chiude Playing With Sand che ha un retrogusto più pop, risultando orecchiabile e leggera. La traccia nasconde una reprise a cappella di Diamond Girl, “There were five brothers and a baby girl, / they lived respectably in the Eastern part of the world. / Their father worked his way to the head of the railway. / Their mother, she was in a class of her own“.

This Land è un album che ha allietato questo autunno ma è buono per ogni stagione. Non si fa fatica ad innamorarsi della voce squillante di Kelly Oliver e della sua chitarra in coppia con l’armonica. Questo album è un ottimo esordio che lascia la sensazione che questa cantautrice è una di quelle scoperte da tenere d’occhio in futuro. Sono sicuro che risentiremo parlare di lei, quando si farà spazio nel folk cantautorale che conta. This Land si lascia ascoltare più e più volte mostrando però qualche segno di debolezza negli ultimi brani. Dettagli, nient’altro. Il resto lo lascio alla sua musica e a suoi testi, storie semplici ma poetiche.

Tempo al tempo

Questa estate ho avuto il piacere di ascoltare, finalmente per intero, il secondo album della cantautrice canadese Tamara Lindeman, che si esibisce sotto il nome di The Weather Station. L’album si intitolava All Of It Was Mine, datato 2011. Questo Ottobre l’artista ha pubblicato un EP, intitolato What Am I Going To Do With Everything I Know, composto da sei nuove canzoni che anticipa il nuovo album del prossimo anno. Ascoltare The Weather Station richiede la disponibilità da parte dell’ascoltatore di lasciarsi trasportare dalle parole della Lindeman, capaci di creare immagini famigliari e trasmettere emozioni genuine. Poco è cambiato rispetto a qualche anno fa ma quel poco è abbastanza per rendersi conto di essere di fronte ad un’artista che ha qualcosa di speciale.

Tamara Lindeman
Tamara Lindeman

Don’t Understand richiama le sonorità dell’ultimo album, un folk sussurrato preda di mille pensieri. Una canzone magica come tutte le cazoni della Lindeman, “I looked down at my hands lined with nothing but the ways I had moved. And in waking and in sleeping everything irretrievably new – and I go out for meals, and I meet up for coffee. Could be how it feels, irreversibly free“. La successiva What Am I Going To Do (With Everything I Know) si riaccende di quella poesia, guidata da una chitarra sempre poco invadente. L’autrice sembra chiedere il permesso per poter cantare, quasi non volesse essere di disturbo. Nient’affatto, Tammy, “What am I going to do with everything I know? When I set it out in letters, work in my fingers, and now I don’t remember what I touched. Oh, I would throw out all the water for want of a cup – as though it didn’t matter if it can’t be drunk“. Seemed True è un altra canzone dal perfetto stile The Weather Station ma non si può fare a meno di rimanerne rapiti un’altra volta. Anche se ripetuto in più di un’occasione l’incantesimo, voce e chitarra, sortisce sempre lo stesso effetto. La Lindeman ha creato un so piccolo mondo, un suo stile personale e questa canzone ne è l’ennesima dimostrazione, “In your youth, you wanted to know only the truth. And so, you were so confused how so much escaped you. Left with so little, you felt like you’d been robbed, I sat down beside you so lost“. Comincia con Soft Spoken Man la seconda parte dell’EP che rappresenta meglio quel poco di cambiamento  che c’è stato nelle canzoni. Una canzone che fa respirare a pieni polmoni, delicata e malinconica, “One in the well never minds the water, for it’s clear and still. In time, light can come to be a stranger, and it takes will. Always will. Such a soft spoken man. I had to do most of the talking“. Il bello deve ancora arrivare. La canzone migliore è Time. Una Lindeman inedita rispetto a quanto fatto sentire finora. Indescrivibile, semplicemente da ascoltare, “You don’t care, no, it’s not your way, you smile and you make a joke, and I don’t know when to laugh, or think, or ask – Is it all on the line? It is all in my mind? I said “this is love, we’ll go through all the stages.You said my love! This song! Do you hear all the changes!“. Chiude Almost Careless, un altro gioiello. Le parole scorrono via come musica, un brivido condesato in poco più di due minuti, “Every day a shaken image, every day a mirrored surface of our love and darkness and happiness. “What if we get married?” I said it almost careless, as though it was nothing to me“.

Bello ritrovare The Weather Station così come l’avevo lasciati (o lasciata) questa estate. L’unico vero cambio degno di nota è l’abbandono del classico suono del banjo a favore di un’altrettanto classica chitarra. Nient’altro sembra essere cambiato. Perchè mai dovrebbe cambiare qualcosa che è quasi perfetto e poi c’è Time. Vale l’intero EP. Come scrivo sempre, se questo è solo un assaggio del futuro album… ma diamo tempo al tempo. Non vi consiglio di ascoltare questo What Am I Going To Do With Everything I Know ma di ascoltare The Weather Station in generale per scoprire cosa ha di speciale.