Una pratica comune oggigiorno è quella di mettere in atto campagne di crowdfunding per realizzare un album e così ha fatto, lo scorso anno anche la giovane cantautrice scozzese Iona Fyfe. Ho partecipato anche io alla sua campagna per finanziare il suo album di debutto, ricevendo in cambio il suo EP East del 2016 e Away From My Window in anticipo di oltre un mese dall’uscita ufficiale (il prossimo 24 marzo). Una raccolta di brani tradizionali della sua terra, covers e un originale, tutti interpretati dalla bella voce della Fyfe. L’aver contribuito, seppur modestamente, alla sua realizzazione rende questo album speciale e poterlo condividerlo con chi legge con largo anticipo è qualcosa di inusuale.
Apre l’album Guise Of Tough una ballata tradizionale scozzese. Si tratta probabilmente di un’altra versione, che già conosco, di una ballata cantata da Robyn Stapleton e intitolata Jock Hawk’s Adventures In Glasgow. Fin da subito sono chiare le doti vocali della Fyfe e il talento della sua band, “I gid up tae Alford for tae get a fee, I fell in wi Jimmy Broon, wi him I did agree / Come a hi come a doo, hi come a day, / Hi come a diddle come a dandy o“. Segue un’altra ballata tradizionale, Glenlogie, che deriva da una canzone intitolata Jean of Bethelnie datata 1768. L’arrangiamento dà nuova linfa al brano che racconta la storia a lieto fine di Jean che si salva dalla morte per crepacuore sposando l’uomo che amava, “‘He‘s titled Glenlogie / Fan he is at hame, / He‘s o‘ the noble Gordon‘s, / Lord John is his name’ / ‘Glenlogie, Glenlogie, / Prove constant and kind, / My love is laid on ye, / An’ yer aye on my mind’“. Banks of Inverurie deriva probabilmente da una canzone americana intitolata The Lakes of Pontchartrain, come spiega la stessa Fyfe. Una canzone dai sentimenti romantici, una dichiarazione d’amore cantata con voce giovane e melodiosa, “He’s pit a horn tae his lips an’ he blew loud and shrill, / Till four and twenty armed men came tae their master‘s call, / ‘I used to flatter fair maids but now I‘ll faithful be,’ / ‘On the banks of Inverurie if you would marry me, / On the banks of Inverurie, I’ll walk alone” said she“. La successiva The Swan Swims è una ballata tradizionale che ho già ascoltato in altre versioni. La storia è più o meno la stessa e racconta la rivalità tra due sorelle. Pare che abbia origine da una ballata norvegese che poi si è diffusa nel nord Europa, “The sisters went to see the boats cam in / Hey o, my bonnie o / And they walked till they cam tae the waters brim / And the swan swims sae bonnie o“. La title track Away From My Window è una canzone tradizionale nella sua versione americana ma probabilmente di origine scozzese. Un terribile peccato, forse un crimine, affligge una ragazza che canta disperata il suo dolore, “Go away from my window,do not venture in / Go away from my window, do not enter in / I will tell my dear brother, of my terrible sin / Go away from my window, do not enter in / Go away from my window, take your form from my door / For my heart, it is sad and my spirit is poor“. Bonnie Udny comincia con un estratto della stessa canzone nella versione di Lizzie Higgin per poi proseguire nella versione di Iona Fyfe che incanta con la sua voce, “I will build my love a castle on yon piece of ground, / Where lord, duke nor nobleman can ne’er pull it down / And if anyone should ask of you “Oh what is your name”, / You can say it is Mary and from Udny ye cam“. Take Me Out Drinking è una cover dell’originale di Michael Marra. La voce della Fyfe ammorbidisce il canto ma ne conserva tutta la sincerità, anche grazie ad un accompagnamento azzeccato, “All of my brothers I met on the way / They were drinking by night / They were drinking by day / Ah restore to my eyes / What was clear and was bright / Honey take me out drinking tonight / Honey take me out drinking tonight“. Con And So Must We Rest, Iona Fyfe, si misura ancora con una voce maschile come quella di Aidan Moffat. Una ninnananna di un padre, dedicata al proprio figlio, resa ancora più confortevole dalla voce femminile, “The whispering ocean with tall tales to tell / Is done for the day as he settles his swell / Goodnight, goodnight, oh my children, goodnight / Sleep deeply, sleep safely, my children sleep tight“. La successiva Banks Of The Tigris è una canzone originale proprio della Fyfe. Ispirata dai recenti conflitti in Medio Oriente, il testo è ricco di immagini forti e poetiche, che mostrano tutto il talento di questa cantautrice nella scrittura, “The survivors they still have their tongues tied / And they won’t talk of what they have seen / The enemy lines always changing / In this battleground, no hands are clean“. L’album termina con Pit Gair, aperta da un intro di cornamusa e riprende le sonorità di inizio album. Anche questa volta la ballata risale alla seconda metà del ‘800 ed è magistralmente reinterpretata dalla Fyfe e dalla sua band, “Charlie, O Charlie, come owre frae Pitgair, / An’ I’ll gie ye out a‘ my orders, / For am gaun awa‘ tae yon high hielan‘ hills, / A while ti leave the bonny Buchan borders“.
Provo una certa ammirazione per questi giovani che ancora oggi portano avanti la tradizione con tanta passione. C’è anche un bel lavoro di ricerca per questo Away From My Window, che Iona Fyfe ha riportato nel libretto che accompagna l’album e che ho cercato di riassumere qui sopra. In un epoca in cui siamo invasi da musica “mordi e fuggi”, ci sono ancora questi ragazzi e ragazze che hanno il coraggio di proporre canzoni che superano i sette minuti (nessuna di queste scende sotto i quattro). Away From My Window dimostra il grande rispetto per le canzoni tradizionali e la volontà di preservarne l’immenso patrimonio artistico e storico che esse rappresentano. Iona Fyfe e la sua band hanno fatto un ottimo lavoro sotto ogni punto di vista, che ci riavvicina alla bellezza della canzone tradizionale che non può andare persa.
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