Non mi giudicate – 2023

Un altro anno è arrivato in fondo e come di consueto mi fermo un momento per tirare le somme e cercare di riassumere qui quanto di meglio ho ascoltato quest’anno. Dei 73 album pubblicati quest’anno e che ho ascoltato ho dovuto fare una scelta e a malincuore lasciarne fuori parecchi altrettanto meritevoli. Ecco dunque la mia personalissima lista di fine anno.

  • Most Valuable Player: Margo Price
    L’album Strays e la sua successiva versione estesa, ci fanno ascoltare una Margo Price ispirata e finalmente sobria. Ormai questa cantautrice sembra aver trovato la sua strada.
    Una mentina in tasca e una pallottola tra i denti
  • Most Valuable Album: Thank God We Left The Garden
    Questo album di Jeffrey Martin aveva già un posto prenotato in questa lista, tanto era la fiducia in lui. Fiducia pienamente ripagata da un album profondo e personale.
    Alla fine, niente ha importanza, figliolo
  • Best Pop Album: Lauren Daigle
    Lauren Daigle ci regala un album pieno di vita e colori, per tutti i gusti. Una voce meravigliosa che sa toccare le corde giuste e andare al di là del suo particolare genere musicale.
    Vedo angeli che camminano per la città
  • Best Folk Album: A Seed Of Gold
    Scelta non facile ma ho voluto premiare il folk tradizionale di Rosie Hood e la sua band. Un ritorno fatto di ottime canzoni caratterizzate dalla voce unica di quest’artista.
    Un regalo riservato agli amici lontani
  • Best Country Album: Ain’t Through Honky Tonkin’ Yet
    Nonostante la spietata concorrenza, la spunta Brennen Leigh, con un album ben scritto e orecchiabile. Il suo stile unico e riconoscibile rendono questo album semplicemente perfetto.
    A volte sento di non avere un posto dove andare
  • Best Singer/Songwriter Album: Dreamer Awake
    Tanti ottimi album potevano rientrare in questa categoria ma questo di Rachel Sermanni è un ritorno molto gradito e rende giustizia al suo talento di cantautrice.
    Lascia che i segreti entrino dalla porta
  • Best Instrumental Album: Haar
    Lauren MacColl è una delle violiniste più prolifiche della scena folk scozzese, anche grazie alle sue numerose collaborazioni. Quando si mette in proprio ci regala sempre ottimi brani strumentali.
  • Rookie of the Year: Snows of Yesteryear
    Non sono pochi i debutti di quest’anno a questo trio ma Snows of Yesteryear mi ha sorpreso più degli altri con il suo album omonimo. Un ottimo mix di canzoni folk con contaminazioni rock e alternative che conquista subito.
    La neve dei tempi andati
  • Sixth Player of the Year: Ida Wenøe
    Pochi dubbi, la sorpresa di quest’anno si rivela essere la riscoperta di questa cantautrice danese con il suo Undersea. Un  album di canzoni folk di ottima fattura.
    Non ho mai saputo niente dell’amore
  • Defensive Player of the Year: Bille Marten
    Drop Cherries è l’album che ci si aspettava da questa cantautrice che continua a portare le sue sonorità distese e riflessive. Sempre un piacere ascoltarla.
    Non è rimasto niente per cui piangere
  • Most Improved Player: Kassi Valazza
    Con il suo Kassi Valazza Knows Nothing, dimostra un cambio di approccio alla sua musica, ora fatto di ballate in bilico tra classico e moderno. Un nuovo interessante inizio per lei.
    Non sai come funziona il fuoco
  • Throwback Album of the Year: Peculiar, Missouri
    Non sono molti gli album che sono andato a pescare dagli anni passati ma la scelta non è stata semplice. Willi Carlisle però si è distinto particolarmente con il suo country vario e carismatico.
    Mi ritorni in mente, ep. 88
  • Earworm of the Year: The Coyote & The Cowboy
    Non volevo lasciare fuori il buon Colter Wall da questa lista e dopotutto questa canzone, una cover di Ian Tyson, è così riuscita ed orecchiabile che mi è entrata subito in testa.
    Si deve riempire il grande vuoto con piccole canzoni
  • Best Extended Play: Forever Means
    Angel Olsen non delude mai anche quando si limita a proporre una manciata di canzoni. Ormai questa cantautrice è una garanzia e anche in questa occasione si dimostra una delle migliori del suo genere.
  • Honourable Mention: Jamie Wyatt
    Questo suo nuovo album intitolato Feel Good è un deciso passo in avanti e un cambio di rotta davvero sorprendente e non poteva mancare in questa lista di fine anno.
    Non abbiamo bisogno di morire senza ricordi

Lascia che i segreti entrino dalla porta

Era il 2012 quando ascoltai per la prima volta la musica di Rachel Sermanni e il suo album di debutto Under Mountains. Ebbene sì, questa cantautrice scozzese può vantare una carriera ormai ultra-decennale, scandita da quattro album, tra cui il nuovo Dreamer Awake. Questo album vede la luce a distanza di quattro anni dal precedente So It Turns, seguito poi dai due EP, Swallow Me e Every Swimming Pool Runs To The Sea. Anche se nel corso degli anni lo stile della Sermanni è cambiato, ciò che è rimasto lo stesso è lo spirito poetico e delicato che da sempre la caratterizza. Eppure con questo nuovo album sembra voler provare ad accarezzare le sonorità più acerbe degli inizi.

Rachel Sermanni
Rachel Sermanni

Dreamer, che apre l’album, è una canzone delle caratteristiche tipiche del folk della Sermanni. Tinte scure e voce morbida sono da sempre parte della sua musica e le ritroviamo anche in Big Desire. Se si vuole ascoltare la parte più intimistica e fragile della Sermanni si devono ascoltare canzoni come la luminosa Choosing Me o l’essenziale Death Mermaids. Qui si coglie tutta la purezza della voce dei quest’artista, capace di rievocare le sonorità dell’esordio, quel indie folk delicato e sognante. Lo si può ascoltare ancora più chiaramente nella splendida Grace Of Autumn Gold, oppure nella scarna True Love Lets Go. La dolce e poetica In Her Place, ispirata dalla maternità, ci fa ammirare l’abilità della penna della Sermanni. Non è da meno la conclusiva Liminal o l’evanescente Killer Line. Il singolo Jacob ben racchiude l’anima di questa raccolta di canzoni.

Dreamer Awake ci offre la possibilità di ascoltare una Rachel Sermanni nel pieno della sua forma, dove le sue prime sonorità si incontrano con quelle più recenti. Il risultato è poetico ed evocativo ma allo stesso tempo forte e sicuro. Ogni canzone è un gentile approccio alla vita, un delicato tentativo di racchiudere un sentimento, anche il più piccolo e sfuggente. Dreamer Awake è un album semplicemente perfetto e ben bilanciato, fatto con il cuore, quasi un regalo a chi ascolta. Rachel Sermanni sembra aver trovato la giusta quadra, grazie ad una maturità artistica acquisita sul campo. Grazie Rachel.

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Non mi giudicate – 2019

Un altro anno è passato e sono qui per fare il punto su quanto di meglio è passato per le pagine di questo blog. Ogni anno è sempre più difficile fare delle scelte ma è bello poter passare in rassegna i dischi ascoltati e i libri letti. Ecco qui sotto, le mie scelte. Chi è rimasto fuori lo potete trovare comunque qui 2019. Ho aggiunto una nuova categoria per gli album esclusivamente strumentali, che quest’anno si sono aggiunti alla mia collezione.

  • Most Valuable Player: Rachel Sermanni
    Con il nuovo So It Turns questa cantautrice scozzese ritrova ispirazione e cresce sotto ogni aspetto, come artista, come donna e soprattutto come madre. Un ritorno che mi è piaciuto molto, nel quale ho ritrovato un’amica.
    Rachel Sermanni – What Can I Do
  • Most Valuable Album: Designer
    Fin dal primo ascolto non ho esitato a definire Designer come l’album dell’anno. Aldous Harding raggiunge la perfezione nell’equilibrio tra il suo folk acustico dell’esordio e l’astrattismo moderno. Consigliatissimo.
    Aldous Harding – Zoo Eyes
  • Best Pop Album: Norman Fucking Rockwell
    Lana Del Rey non sbaglia un colpo e non vuole fare la pop star. Sempre più lontana dall’apparire come una femme fatale, questo album racchiude uno spirito poetico trapiantato in un presente decadente e alla deriva.
    Lana Del Rey – Fuck it I love you / The greatest
  • Best Folk Album: Enclosure
    Le sorelle Hazel e Emily Askew realizzano un album che attraverso brani tradizionali lancia un messaggio attuale. Attraverso un accompagnamento musicale essenziale e la voce di Hazel, le Askew Sisters ci fanno riflettere.
    The Askew Sisters – Goose & Common
  • Best Country Album: The Highwomen
    Il supergruppo con Amanda Shires, Natalie Hemby, Maren Morris e Brandi Carlile sia aggiudica il premio con un mix di canzoni dall’anima country ispirata dai maestri del passato. Il tutto segnato da un’ispirazione femminista.
    The Highwomen – Redesigning Women
  • Best Singer/Songwriter Album: Lucy Rose
    Il suo No Words Left è un album difficile da affrontare. Così personale ed intimo che lascia l’ascoltatore un senso di impotenza. Lucy Rose riesce più di tutte a trasmettere sé stessa attraverso le sue canzoni.
    Lucy Rose – Treat Me Like A Woman
  • Best Instrumental Album: The Reeling
    La giovane musicista Brìghde Chaimbeul con la sua cornamusa ha incantato tutti riuscendo a mescolare tradizione e modernità. Questa ragazza nel suo piccolo sembra avere tra le mani il futuro della musica folk.
    Brìghde Chaimbeul – An Léimras / Harris Dance
  • Rookie of the Year: Jade Bird
    Come poteva essere altrimenti. Jade Bird con il suo esordio si è rivelata una delle promesse più lucenti del panorama musicale inglese e non solo. Una ragazza che punta alla sostanza e rifiuta le mode passeggere. Da non perdere.
    Jade Bird – I Get No Joy
  • Sixth Player of the Year: Emily Mae Winters
    Premio dedicato alla sorpresa dell’anno. In realtà il talento di questa cantautrice inglese era già emerso fin dal suo esordio folk, a sorprendere invece, è la sua scelta di virare verso un sound più americano. Coraggiosa e vincente con High Romance.
    Emily Mae Winters – Wildfire
  • Defensive Player of the Year:  Janne Hea
    Questa cantautrice norvegese ritorna dopo tanti anni con Lost In Time e lo fa riproponendo la sua formula vincente: semplicità, sincerità e poesia. Ho ritrovato un’artista che ho ascoltato per anni, in attesa di questo ritorno.
    Janne Hea – Lost In Time
  • Most Improved Player: Joseph
    Le sorelle Closner con il loro Good Luck, Kid brillano per energia e affiatamento. Un album pop curato nei dettagli che oscilla tra passato e presente, portando le Joseph ad un livello superiore rispetto a questo fatto sentire finora.
    Joseph – Green Eyes
  • Throwback Album of the Year: Savage On The Downhill
    Ho inseguito questo album della cantautrice americana Amber Cross per anni. Non mi ha deluso. Per niente. Tanta buona musica country folk, diretta e sincera. La voce della Cross è unica e non vedo l’ora di ascoltare qualcosa di nuovo da lei.
    Amber Cross – Trinity Gold Mine
  • Earworm of the Year: Benefeciary
    Il ritorno della band canadese dei Wintersleep con In The Land Of è un davvero un bel album. Ogni singola nota è ispirata dall’amore per il nostro pianeta. Questa canzone in particolare ci ricorda che siamo beneficiari di un genocidio.
    Wintersleep – Beneficiary
  • Best Extended Play: Big Blue
    Bess Atwell ritorna con un EP che rinfresca il suo sound in attesa di un nuovo album che spero arrivi presto. Questa cantautrice inglese conferma con questo disco tutto il suo talento e la sua voce unica.
    Bess Atwell – Swimming Pool
  • Most Valuable Book: Infinite Jest
    Non ci poteva essere che Infinite Jest come libro dell’anno. Il capolavoro di David Foster Wallace ancora oggi, a distanza di mesi, mi ritorna in mente con le sue storie assurde, tristi e tragicomiche.

collage

Una tigre che si chiama desiderio

A distanza di quattro anni dall’ultimo album è uscito lo scorso mese So It Turns della cantautrice scozzese Rachel Sermanni. Quest’artista è stata una delle primissime con le quali mi sono avvicinato alla musica folk nell’ormai lontano 2012 e ancora oggi resta una delle mie preferite. L’esordio Under Mountains metteva in risalto le doti di scrittura della Sermanni e il successivo Tied To The Moon la vedeva alle prese con qualcosa di diverso dal folk puro. Tra un album e l’altro è diventata mamma della piccola Rose e ha cercato ispirazione in un monastero buddista. L’album è stato finanziato grazie al crowdfunding, al quale sono contento di aver dato il mio contributo per risollevare le sfortunate sorti finanziare della Sermanni. Che Tied To The Moon fosse un album di transizione era piuttosto evidente ed è dunque d’obbligo scoprire questo So It Turns per capire come inizia il nuovo capitolo della sua carriera.

Rachel Sermanni
Rachel Sermanni

Put Me In The River torna a farci ammirare tutta la semplicità e la tristezza della musica della Sermanni. Una canzone che è una richiesta di aiuto, una ricerca di serenità. La delicatezza della musica e la forza delle parole si uniscono dando vita ad una lunga e confortevole poesia, “Your foot was to the floor / My hand was on the wheel / Burning up the track in fearless green / Oh I was shaking coz my arrogance had just surfaced as a whale / Strange that as of yet no one has seen“. See You è un brano dolce, luminoso. Rachel Sermanni riabbraccia il folk ma mantenendo il suo stile contemporaneo e personale, capace di spazzare via i pensieri, “I saw you when I closed my eyes / Memory is strange / And I was just a stranger to you / I saw you under big blue skies / The day it lead into the dark and I was left to cry without you / That’s when I saw you“. La successiva If I riflette sulla vita, sulle sue possibilità. Una canzone brillante ed ispirata, impreziosita da un assolo di chitarra che dà un tocco blues, “If I said goodbye / If I let this go / Will I ever know / How he is in love? / If I wear these shoes / If I walk this path / Could I ever have / A family?“. Wish I Showed My Love è una delle canzoni più belle e commoventi di questo album. C’è tutta la poesia di cui è capace quest’artista e quella venatura oscura e triste che caratterizza le sue canzoni migliori. Da ascoltare, “So I had to show my love / Had to let him know my feelings / Had to read the words I’d written down / Lying on a bed / In the Paris afternoon light / Couldn’t look him in the eye so I turned around“. What Can I Do è tra le mie preferite. Un grido di dolore per questi tempi confusi e disperati. Una preghiera, una richiesta di aiuto. Una Sermanni impotente che rivela un approccio nuovo alla sua musica, “What Can I do Lord what can I do? / I feel so helpless I feel so blue / Where can I go Lord / Where Can I go? / I’m in the dark hoping somebody knows / Where I should go Lord, Where do I go?“. Typical Homegirl prova a risollevare il morale, con il suo piglio jazz anche se il testo non è dei più allegri. Con questa canzone si riscoprono le sonorità del precedente album oltre al talento di questa cantautrice, “If I concealed my feelings what good would that do you? / I’m sitting here until you see. / Wont be changing position, closing my legs, / You can ignore me but soon you will beg to please me“. Come To You sembra uscita direttamente dal suo primo disco. Il suono di una chitarra pizzicata, voce morbida e melodiosa e poco più. Non serve altro per fare una bella canzone, “Once again I come to you with questions / For answers you can only know. / Once again I feel a nameless tension, from it I can only grow. / Once again I leave without an answer but your words inside my head remain“. Namesake è una canzone poetica, nella quale si inseguono immagini epiche e misteriose. Una delle canzoni più affascinanti di questo album, “In the passing of a year it is revealed to me / In the passing of a fear I see true / Day on day until my spirit was buried in heavy dunes of clay, / I was fossilised, petrified, the river never stays“. Il desiderio è una tigre in Tiger. Una belva feroce, pericolosa in libertà ma che soffre chiusa in una gabbia. Probabilmente la canzone che più dimostra la crescita artistica della Sermanni, “Desire is a Tiger take her to the temple / You like her but she’ll never understand the middle way. / You take her to the garden where surely there is space but every bird that ever flew there gets put between her teeth / So you put her in a cage / She cries until you answer / All your tears and all your rage“. Troviamo in fondo all’album la title track So It Turns. Qui è custodito lo spirito di questo album. Tutta la magia delle parole e della musica di questa cantautrice, “How do I forget about / All of me without / A drink in hand, some good band how do I forget? / How did you forget about / All of It without / Another word, another thought so easy you forgot“.

Con So It Turns, Rachel Sermanni raggiunge la sua maturità artistica che va oltre quello di cantautrice. In questo album si vuole esprimere un pensiero, quasi uno stile di vita. Ci mostra la crescita costante di quest’artista, riflettendo ciò che è accaduto nella sua vita privata e non solo. I cambiamenti nel mondo, l’incertezza del futuro, trovano spazio nelle sue canzoni con semplicità ed efficacia. Più diretto e uniforme del suo predecessore, So It Turns, è il miglior album finora di Rachel Sermanni e l’aver attraversato con lei e la sua musica questi ultimi sette anni è stato un piacere. Lo sarà ancora, ovunque il fiume del tempo ci porterà.

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Tanto gentile e tanto onesta pare

Rachel Sermanni è tonata quest’estate con quattro nuove canzoni, raccolte nell’EP intitolato Gently. Canzoni che vedono la partecipazione dell’amica e collega Jennifer Austin, da sempre al fianco della cantautrice scozzese. Un EP particolare che, come consiglia la stessa Sermanni, è da ascoltare prima di addormentarsi o durante un solitario viaggio in treno. Ho messo in pratica il suo consiglio e, infilate le cuffie, mi sono lasciato trasportare “gentilemente” nelle tristi atmosfere della coppia Sermanni-Austin.

Rachel Sermanni
Rachel Sermanni

Tutto ha inizio con Gently I, dove la voce calda della Sermanni ci culla, accompagnata dolcemente dal pianoforte e da una chitarra appena accennati. Quasi dieci minuti, che passano leggeri, dieci minuti nei quali si rimane incantati a godersi il momento, “I’m gonna take my time / To say it / Cos’ I’m not sure what I’m saying. / Gonna take my words / and plant them / They can talk when they’re tall trees swaying. / Let it take control, / We’re only human / Afterall. / This world is all consuming“. Segue Gently II, come naturale che sia. Ancora il pianoforte, che sancisce un’intesa perfetta tra le due amiche. A mio parere la canzone più bella dell’album, dove Rachel Sermanni mette luce il suo talento e la sua capacità di scrivere vere e proprie poesie. Da ascoltare, “Safely, / Sweet traveller, / Wind at your back. / Safely sweet traveller, / as you roll down the track. / Softly, / Sweet piano, / Play in his head. / Softly, sweet piano / Lay him down to the bed“. Gently III è una straordinaria ballata folk, avvolgente e emozionante. Il duo è perfetto, la voce della Sermanni migliora con gli anni. Non si può chiedere di meglio, “It’s a cold cold wind / You don’t have to be so kind / You don’t have to understand / It won’t hold me / I am blowing away. / It’s a blinding rain / I wish you didn’t feel so sure / The water batters at the door / And I am running clearer / Every day“. Chiude la bella Jen’s Song che richiama le sonorità dell’ultimo album della cantautrice, un po’ folk un po’ blues. Giunti alla fine non resta che fare un bel respiro, consapevoli di aver ascoltato un piccolo capolavoro, “I think I know what you are. / You’re the closest I will get to a star. / I hope your mother knows, / I’d be proud if I gave birth to one of those“.

Gently non poteva essere che un titolo perfetto per questo EP, tant’è che è anche il titolo di tre delle sue canzoni. Il consiglio di Rachel Sermanni si è rivelato un ottimo consiglio e non posso fare altro che fare altrettanto. Ascoltate questo Gently in solitudine, saprà spazzare via i pensieri che affollano la mente. Rachel Sermanni è tornata ad una sorta di purezza che nel suo ultimo Tied To The Moon era a volte venuta a mancare. Gently è un regalo da parte di queste due cantautrici di talento e a noi, comuni mortali, non resta che tacere ed ascoltare.

Non mi giudicate – 2015

Avanti un altro. Anche quest’anno è diventato vecchio quanto gli altri ed è ora di cambiarlo. Come ogni trecentrosessantacinque giorni ci ritroveremo festeggiare l’arrivo di un anno migliore di questo. O almeno si spera. Il mondo cambia e forse noi non siamo pronti, forse non lo saremo mai. L’importante è cercare di passare il guado e anche questa volta pare che l’abbiamo sfangata. Me lo auguro sia così per tutti voi. Non resta che rimboccarci le maniche e affrontare altri trecentrosessantacinque (anzi trecentrosessantasei questa volta) giorni con rinnovato entusiasmo, come succedeva sempre ad ogni Settembre di fronte al nuovo anno scolastico. Ma basta con questa digressione, meglio voltarsi indietro per l’ultima volta e vedere un po’ cosa ci ha offerto di bello quest’anno di musica. Per la prima volta in questo blog ho deciso di premiare alcuni artisti o album che mi sono particolaremente piaciuti, ispirandomi ai premi NBA. Non mi piace dare voti o fare classifiche ma faccio uno strappo alla regola (“Sono abitudinario, non mi giudicate, siete come me” cit.). Ovviamente per decretare chi è meglio di chi avrei dovuto ascoltare tutta la musica uscita quest’anno, nessuno escluso. Come avrei potuto farlo? A mancare è soprattutto il tempo ma anche la voglia di ascoltare tutto (ma proprio tutto). Dunque la mia è una visione ristretta a ciò che ho voluto e potuto ascoltare dal primo Gennaio a oggi. Chi non è d’accordo… bhè se ne faccia una ragione.

  • Most Valuable Player: Laura Marling
    Quest’anno è iniziato con un grande ritorno. Quello di Laura Marling, sempre meravigliosa nonostante abbia ritoccato il suo sound. Avere venticinque anni e cinque ottimi album alle spalle non è cosa da tutti. Soprattutto essere già diventati così influenti è ancora più raro. La migliore.
    Laura Marling – False Hope
  • Most Valuable Album: How Big How Blue How Beautiful
    I Florence + The Machine quest’anno hanno sfornato un album grandioso. Un grande riscatto, carico di emozioni ed energia. Florence Welch con la sua voce domina incontrastata, inimitabile e unica. Senza dubbio l’album più forte dell’anno, da ascoltare se non l’avete ancora fatto.
    Florence + The Machine – Delilah
  • Best Pop Album: Light Out The Dark
    Il secondo album Gabrielle Aplin è convincente e lancia la giovane cantautrice inglese tra quegli artisti da tenere assolutamente d’occhio in futuro. Anzi forse il futuro è già qui. Io ho avuto la fortuna di scoprirla agli esordi, prima del suo debutto e sono molto contento che abbia trovato la sua strada.
    Gabrielle Aplin – Light Up The Dark
  • Best Folk Album: The Firewatcher’s Daughter
    Forse considerare folk The Firewatcher’s Daughter è riduttivo, lo stesso vale per Brandi Carlile ma dovevo assolutamente inserire la cantautrice americana in questa lista. Brandi Carlile migliora con gli anni e il successo di questo album se lo merita pienamente. Una voce emozionante senza eguali.
    Brandi Carlile – Wherever Is Your Heart
  • Best Singer/Songwriter Album: Tied To The Moon
    Rachel Sermanni è tornata con Tied To The Moon, riconfermandosi come cantautrice di talento e sensibilità. Anche per lei è arrivato il momento di cambiare sound ma lo fa con attenzione senza strappi con il passato. Voce e chitarra acustica è una ricetta semplice ma eccezionale quando si parla di questa giovane cantautrice scozzese.
    Rachel Sermanni – Banks Are Broken
  • Rookie of the Year: Lael Neale
    Tra gli esordi di quest’anno è difficile scegliere quale sia il migliore. Voglio premiare la cantautrice americana Lael Neale che con il suo I’ll Be Your Man ha dimostrato di saper scrivere canzoni magiche ed emozionanti. Spero per lei che in futuro possa avere più visibilità perchè è un’artista che non merita di stare nascosta.
    Lael Neale – To Be Sad
  • Sixth Man of the Year: Kacey Musgraves
    Per sesto uomo si intende colui il quale parte dalla panchina ma dimostra di avere un ruolo importante nella squadra. Kacey Musgraves partiva da un buon album ma niente di eccezionale. L’avevo quasi accantonata quando il suo secondo Pageant Material la eleva a country star. Kacey saprà sicuramente deliziarvi con la sua musica.
    Kacey Musgraves – Are You Sure ft. Willie Nelson
  • Defensive Player of the Year:  The Weather Station
    Ovvero l’artista più “difensivo”. Tamara Lindeman e il suo Loyalty la riconferma come cantautrice intima e familiare. Sempre delicata, non cerca visibilità e successo ma solo un orecchio al quale porgere le sue confidenze. Un piacere ascoltare The Weather Station e lasciarsi abbracciare dalla sua musica.
    The Weather Station – Way It Is, Way It Could Be
  • Most Improved Player: The Staves
    Niente da dire. Le tre sorelle inglesi Staveley-Taylor sotto l’ala di Justin Vernon hanno fatto un album che ruba la scena al buon esordio. If I Was è malinconico ma anche rock, le The Staves non sono mai state così convincenti e abili. Speriamo che in futuro la collaborazione di ripeta perchè abbiamo bisogno di voci come quelle di Jessica, Emlily e Camilla.
    The Staves – Steady
  • Throwback Album of the Year: Blonde
    L’album Blonde della cantautrice canadese Cœur de pirate è del 2011 ma solo quest’anno ho avuto il piacere di ascoltarlo. L’ho ascoltato a ripetizione per settimane, catturato dalla voce dolce e dai testi in francese di Béatrice Martin. Un album pop dal gusto retrò che ha trovato il suo erede (più contemporaneo) in Roses, pubblicato quest’anno.
    Cœur de pirate – Ava
  • Earworm of the Year: Biscuits
    Non avrei voluto che un’artista apparisse in due categorie diverse ma non posso fare a meno di premiare Biscuits di Kacey Musgraves. Mi ha martellato la testa per settimane.“Just hoe your own row and raise your own babies / Smoke your own smoke and grow your own daisies / Mend your own fences and own your own crazy / Mind your own biscuits and life will be gravy / Mind your own biscuits and life will be gravy“.
    Kacey Musgraves – Biscuits
  • Most Valuable Book: Moby Dick
    In questo blog, saltuariamente, scrivo anche di libri. Non tutti quelli che leggo durante l’anno ma quasi. Senza dubbio Moby Dick è il migliore. Un classico, un libro a tutto tondo. Non è una semplice storia, non è un avventura ma un’esperienza come lettore. Un’enciclopedia sulle balene, dialoghi teatrali, scene comiche e drammatiche, digressioni filosofiche. Tutto in un solo libro.

A conti fatti, ho premiato un po’ tutti. Chi è rimasto escluso è solo perchè altrimenti avrei dovuto inventarmi una categoria per ognuno di essi! Sarebbe stato sinceramente un po’ patetico oltre che inutile. Un altro anno è qui davanti, carico di musica nuova e meno nuova da ascoltare e riascoltare. Ci saranno tanti graditi ritorni…

Buon 2016.
Anno bisesto, anno funesto. 😀

Senza chiedere

Era un giorno di Ottobre di tre anni fa quando scrissi per la prima volta rigurdo a Rachel Sermanni, che esordiva con il suo Under Mountains. Nel frattempo la giovane cantautrice scozzese si è data da fare pubblicando due EP. Uno live intitolato The Boatshed Sessions e poco dopo uno di inediti intitolato Everything Changes. In queste due occasioni ha dimostrato quanto fosse cresciuta nel corso degli anni. Le sue canzoni inconfondibili hanno regalato a me e a tutti i suoi fan parecchi brividi lungo la schiena. Questo Tied To The Moon è stato annunciato e smentito più volte. Finalmente nel Luglio di quest’anno ha potuto vedere la luce, anticipato da singolo Tractor. Nonostante il cambio di sound, più elettrico, mi era piaciuto e non poco. Mi sarebbe però dispiaciuto non trovare all’interno del suo secondo album canzoni folk nel classico stile chitarra e voce. Rachel Sermanni non poteva deludermi e non lo ha fatto. Come poteva deludermi colei che mi ha aperto il mondo della musica folk? Non poteva e non lo ha fatto.

Rachel Sermanni
Rachel Sermanni

L’album è introdotto da Run che conferma la volontà della Sermanni di provare con la chitarra elettrica. Un pulsare vivo ci insegue per tutta la canzone e ci trascina in un’atmosfera scura e misteriosa. Un inizio che chiarisce subito le nuove sonorità dell’album senza rompere con il passato, “Follow me if you want / Follow me if you want / Follow me if you want too“. Wine Sweet Wine continua sulla stessa strada ma questa volta la Sermanni tesse una trama meno oscura e più rockeggiante con una vena malinconica che la percorre. Old Ladies Lament è la prima che segna il ritorno alle ballate folk, chitarra e voce. Questa è la Sermanni che abbiamo ammirato nel suo primo album e non possiamo far altro che apprezzare la sua crescita come autrice. Una tre le più belle canzoni di questo album. I’ve Got A Girl è una delle prime canzoni scritte dalla Sermanni e recuperata per questo album. Frutto di un sogno della stessa autrice nella quale si trova faccia a faccia con un’altra sè stessa, “I’ve got a girl, she won’t leave me alone. / She won’t leave. / I’ve got a girl, she won’t leave me alone. / She won’t leave me alone“. Don’t Fade è eterea e avvolgente. Rachel Sermanni sfodera una voce profonda accompagnata dalla sua fedele chitarra. Da canzoni come questa si può compredere meglio quanto sia cresciuta artisticamente dai suoi esordi, “You have undone me / All it needed was a song / A sudden somebody, someone / You have been burning / I’ve been melting into words“. Il singolo Tractor è pulsante, elettrico. Con questa canzone la Sermanni si rinnova e trova nuova linfa e ispirazione senza rinunciare ai suoi tratti caratterstici. Oscura e distorta, carica di immagini evocative che finiscono per sovrapporsi le une alle altre, “You’ll never please them / For god sake, Jesus had to leave them / All the people you have known / Will not want to know you’ve grown / And that will scare them / Into living, into waking up alone“. Ferryman è pura poesia. Rachel Sermanni ritorna a farci provare un brivido. Voce melodiosa e ferma, accompagnata da una semplice chitarra acusitca. Ma la profondità che sanno dare parole e melodia è dimostrazione del talento della ragazza. La migliore canzone dell’album, “I asked the old man about crossing the river / How much do you charge for the ferry boat? / He told us he wasn’t a fisher / He’d punt us across without asking / But caution was there in his rowing / For love like this, he said, don’t ever float“. Banks Are Broken insidia il trono della migliore alla precedente. Questa volta le sonorità sono più pop ed è impreziosita della collaborazione del connazionale e amico Colin Macleod. Un duetto ben riuscito, un ascolto molto piacevole. La successiva Begin è una cantilenante poesia meravigliosamente interpretata. Dolce e rassicurante è la voce della Sermanni ma quella vena scura e malinconica non l’abbandona mai. Chiude l’album This Love, nella quale Rachel cerca di dare una forma concreta all’amore. L’interpretazione appare fredda e crea un’atmosfera irrequieta, “This love is a blue flag / This love is a sweet tooth / This love is a bath bled cold / This love is our sweet youth / Fury has gone as far as he can take me / Lonesome is glad to walk me home / Forget wants one more kiss, but she can’t make me / Missed calls from told-you-so on the phone“.

Tied To The Moon è un album più completo del precedente. Ci sono più sfumature e più dimensioni. Rachel Sermanni non si ferma al semplice folk ma prova qualcosa di diverso con una sicurezza e maturità invidiabili. Le canzoni più vicine allo stile di Tractor sono in realtà in minoranza e non determinano quel cambio di rotta che sembrava esserci in un primo momento. Un bel ritorno che ha soddisfatto appieno le mie aspettative. C’è solo un appunto. Due canzoni, Ferryman e I’ve Got A Girl sono state “riciclate” dal passato (seppure la prima è inedita) e, su un totale dieci, il loro peso è significativo. Mi sarebbe piacuto trovarci qualche canzone estratta dai precedenti EP ma così non è stato. Niente di grave, per carità. Però dopo tre anni di attesa forse qualche canzone nuova in più fatta apposta per questo album me la sarei aspettata. Solo un appunto a fronte di un album meraviglioso e magico di un’artista che cresce a vista d’occhio giorno dopo giorno.

Intermission

A volte mi sono chiesto perchè mi ritrovo sempre a scrivere di musica o di libri su questo blog. Dallo scorso anno sto pensando a qualche nuovo tipo di post. Di cos’altro potrei scrivere? Non mi sono stancato, e nemmeno credo mai mi stancherò, di ascoltare musica e di leggere libri. Non ho iniziato questo blog con lo scopo di scrivere di me stesso ma in questo momento non posso nascondere di farlo. Mi sono trovato a pensare a ciò che mi piace fare e a quello che sono. Mi sono ritrovato davanti a cose diverse tra loro e idee interessanti ma non credo di avere il tempo di pensarci o forse mi manca solo un po’ di voglia. Ho anche pensato ad un blog divertente, po’ cattivo e ironico. Un blog parallelo a questo. Poi ci ho ripensato o forse ho solo messo da parte l’idea. Il fatto è che questo blog è un appuntamento settimanale, praticamente fisso, ormai da più di quattro anni. Non è sempre facile trovare il tempo necessario per scrivere. Questa volta è una di quelle volte che mi sarebbe piaciuto scrivere d’altro. Non ho ancora ascoltato abbastanza il nuovo Tied To The Moon di Rachel Sermanni per farne una recensione e non ho ancora finito l’ultimo libro della Torre Nera di Stephen King. Quindi per il momento non ho nulla di nuovo da scrivere. Ho in lista un paio di album interessanti, uno dei quali recuperato tra quelli pubblicati lo scorso anno. Ogni giorno mi segno qualcosa da ascoltare di nuovo ma ci sono un paio di album che attendo da parecchio tempo. Il nuovo dei Wintersleep dovrebbe venire annunciato questo autunno e nella migliore delle ipotesi, uscire entro l’anno. Il quarto album di Amy Macdonald invece è pronto ma ancora da registrare e la ragazza se la sta prendendo comoda.

Lasciatemi aprire una parentesi a riguardo. Più passa il tempo e più sembra strano che una casa discografica come quella della Macdonald sia disposta ad aspettare quattro anni tra un album e l’altro. Amy è una giovane cantautrice di successo ma non è certo una star. Mi domando se può permettersi una pausa così lunga. Lei si giustifica dicendo che viene da un lungo tour e in questo momento si sta godendo la vita. A chi non piacerebbe prendersi un anno di pausa dal lavoro o dagli studi? Evidentemente lei se lo può permettere. Io resto dell’idea che qualsiasi artista giovane debba sfruttare i primi anni della sua carriera. Un album ogni due anni è una buona media. Prendo sempre come esempio la carriera dei R.E.M. che dal 1982 al 1988 pubblicarono un album all’anno. Poi rallentarono il ritmo arrivando ad una pausa di quattro anni solo tra il 2004 e il 2008 che coincide con il momento più basso della loro parabola. La loro storia si è conclusa con un quindici album pubblicati in trent’anni. Un album ogni due anni. Un’altro esempio viene dalla band britannica Editors che hanno fatto una pausa di quattro anni tra il 2009 e il 2013, durante la quale c’è stato un cambio di formazione. Ma quest’anno, il 2 Ottobre, sono pronti a pubblicare il quinto album In Dream, a distanza di due anni dall’ultimo. Per non citare Laura Marling che a soli venticinque anni ha gia cinque album alle spalle. In sostanza, da fan di Amy quale sono, mi sarebbe piaciuto ascoltare questo quarto lavoro addirittura lo scorso anno, a due anni esatti dall’ultimo Life In A Beautiful Light del 2012. Avevo sperato per questo anno e invece no. Ci sarà da aspettare. Addirittura le registrazioni potrebbero iniziare nei primi mesi del 2016. Questo significherebbe che tra un anno potremmo sperare di ascoltare l’album. E se fosse tutta una montatura? Ne dubito. Ma allora perchè non me la prendo anche con i Wintersleep? Anche loro hanno fatto l’ultimo album nel 2012 e sono lì lì per pubblicarlo nel 2016. Semplicemente il loro caso mi sembra diverso. Hanno un altro pubblico e poi il loro album è praticamente finito. Erano già pronti ad annunciarlo questo inverno, hanno avuto qualche intoppo, tutto qui. Nessuna pausa. Quello che spero è che questa attesa di quattro anni si ben spesa da parte di Amy Macdonald e che non deluda le aspettative di noi fan. Chiusa parentesi.

Quanto scritto qui sopra va inteso coma una sorta di sfogo estivo, nient’altro. Nel frattempo mi troverò altro da ascoltare come ho fatto finora. Nel frattempo devo trovare anche qualche altro argomento per questo blog. Ho dei dubbi che riuscirò a scrivere altro di ugualmente interessante o per meglio dire, che io riesca a scrivere di altro in modo altrettanto interessante. A dire la verità mi piace il basket, più correttamente basketball, o ancora meglio in italiano, pallacanestro. Ormai seguo questo sport da dieci anni ed è l’unico sport che mi piace. Il calcio è semplicemente noioso. Ma riuscirei a scrivere articoli di pallacanestro? No. Non voglio nemmeno farlo. Temo che continuerò a scrivere di musica e libri, per ora. Perchè farlo mi piace e con questo blog mi sono tolto delle piccole soddisfazioni nel corso di questi anni. Intermission significa intervallo. Questo post è una pausa ricreativa, dopotutto siamo ad Agosto e le ferie ci vogliono. Poi si ricomincia. Ho rubato il titolo ad un brano di Cœur de pirate e mi faccio perdonare permettendo a tutti di ascoltarlo qui sotto.

Futuro prossimo

Questo mese ci sono state parecchie novità musicali che anticipano altrettanti album in uscita quest’estate o più avanti in autunno. In particolare ci sono tre nuove canzoni che mi hanno sorpeso. Rachel Sermanni ha finalmente annunciato il suo secondo album in maniera definitiva a distanza di tre anni dal precedente Under Mountains. Inizialmente era previsto per Febbraio (con tanto di pre-order) poi il dietro front. Forse Aprile, anzi no, Maggio (con pre-order). Falso allarme. Silenzio. Ora la data è il 10 Luglio (con pre-order, di nuovo) e dovrebbe essere quella definitiva. Nel frattempo è anche cambiata la copertina che ora riporta uno dei disegni della stessa Sermanni. Anche la Sermanni, dopo Laura Marling, sfodera la chirarra elettica e tira fuori Tractor, il primo singolo tratto da Tied To The Moon. Una Sermanni diversa e più pop ma comunque riconoscibile. Sono piacevolmente sorperso dal cambio di direzione ma sono anche sicuro di ritrovare qualche bella ballata folk all’interno dell’album.

Anche Lucy Rose è pronta a pubblicare il suo secondo album intitolato Work It Out previsto per il 6 Luglio. Dopo aver espresso dubbi sul suo primo singolo Our Eyes, la cantautrice inglese ha diffuso un’altra canzone intitolata Like An Arrow. Questa Lucy Rose mi piace di più. Like An Arrow è un’evoluzione del precedente Like I Used To del 2012. Lucy ha messo ha segno un punto a suo favore e sono più fiducioso riguardo questo album.

Questa settimana è stato il turno di Gabrielle Aplin che ritorna in grande stile con Light Up The Dark. Il singolo è già di dominio pubblico mentre per l’album c’è da aspettare fino al 18 Settembre. Il suo ultimo album English Rain pubblicato nel 2013 ha avuto un bel successo e anche a me è piaciuto molto. Anche lei ha deciso di cambiare direzione. Non resiste al fascino della chitarra elettrica e mette insieme un brano pop rock molto piacevole. La sua voce è sempre graziosa e misurata in contrasto con lo sfondo musicale. Non vedo l’ora di ascoltare Light Up The Dark e apprezzare meglio l’avvenuta maturità di questa giovane cantautrice.

Anche la canadese Béatrice Martin aka Cœur de pirate ha annunciato il suo terzo album. Uscirà il 28 Agosto e s’intitolera Roses. Il singolo che l’anticipa è stato rilasciato in due versioni Carry On, in lingua inglese, e Oublie-Moi, in francese. Da quanto dichiarato del Béatrice stessa e da quanto è possibile sentire, Roses non sarà molto diverso dal suo predecessore Blonde del 2011. Quindi non resta che aspettare per ascoltare un altro bell’album di Cœur de pirate. Io personalmente continuo a preferirla quando canta in francese e non è ancora ben chiaro se questo album sarà completamente in questa lingua oppure no.

Il prossimo mese non mancano nuove uscite. Subito il 1 Giugno il nuovo dei Florence + The Machine, How Big How Blue How Beautiful e poi in 23, il secondo di Kacey Musgraves intitolato Pageant Material. Sicuramente in aggiunta salterà fuori qualcos’altro e qualcosa mi sono già segnato, ad esempio il nuovo di Kelly Oliver anticipato dal singolo Jericho e Heavy Weather di Billie Marten. C’è da aspettare ancora un po’ per il nuovo degli Editors che molto probabilmente uscirà ad Ottobre. Pochi e frammentari i rumors che rigurdano rispettivamente il quarto e sesto album di Amy Macdonald e dei Wintersleep. La cantaurice scozzese ha dichiarato di aver terminato la scrittura delle nuove canzoni e adesso si sta godendo la vita in attesa del prossimo tour. La sua casa discografica avrebbe voluto avere l’album prima dell’estate ma Amy ha detto che è impossibile e a noi fans non resta che sperare per questo autunno. Anche i Wintersleep sono pronti ma mancano le prove di un’imminente uscita. Tempo fa sembrava pronti a rivelare almeno il singolo a Febbraio, salvo poi rimangiarsi tutto e ripiegare su un generico autunno. Questa è un po’ la situazione che mi aspetta per i prossimi mesi. Il 2015 si prevedeva ricco di uscite e novità, e così sarà.

Mi ritorni in mente, ep. 25

La scorsa settimana il gruppo britannico Ellen And The Escapades ha annunciato ufficalmente di essersi sciolto. Da tempo di vociferava che il loro secondo album sarebbe uscito quest’anno e contenesse il singolo Lost Cause ma è evidente che qualcosa è andato storto. Quali siano i motivi non è dato saperlo. Mi dispiace non poter tornare ad ascoltare nuove canzoni da questo gruppo. Lo scorso anno ho potuto apprezzarlo grazie al loro album d’esordio All The Crooked Scenes, che poi è di fatto anche l’ultimo. Sono sicuro però, che Ellen Smith continuerà da sola la sua carriera o insieme a qualche altro gruppo. Terrò d’occhio l’evolversi della vicenda.

Intanto questo mese sono cambiate un po’ le carte in tavola per quanto riguarda le nuove uscite che mi interessano. A partire da Rachel Sermanni che aveva fatto intendere che Tied To The Moon sarebbe uscito alla fine di questo mese e invece è tutto rimandato a Maggio. Speriamo sia la volta buona anche perchè non è l’unica. Le tre sorelle The Staves avevano annunciato l’uscita del loro If I Was per l’inizio di Febbraio salvo poi rimandare tutto al 23 Marzo. Ancora in via del tutto ufficiosa il nuovo album di The Weather Station, intitolato Loyalty, dovrebbe essere pubblicato il 5 Maggio. Notizia di pochi giorni fa è l’annuncio dell’atteso terzo album dei Florence + The Machine dal titolo, How Big How Blue How Beautiful previsto per il primo di Giugno. Nell’attesa delle nuove uscite annunciate e poi rimandate ascolto quella che è l’ultima canzone degli Ellen And The Escapades, Lost Cause.