C’est parfait si l’on tremble

Non è passato molto tempo da quando la cantautrice canadese Béatrice Martin ha voluto dare alla luce un album esclusivamente strumentale, eppure ecco qui tra le mani il suo quinto album. Cœur de pirate, questo il suo nome d’arte, è tornata con dieci canzoni pop raccolte sotto il titolo di Impossible à aimer. Lo fa affidandosi ancora alla lingua francese, abbandonando definitivamente quella inglese con la quale aveva flirtato del 2015. Cœur de pirate è una cantautrice pop dalla spiccata vena compositiva, spesso sincera, capace di sfornare canzoni orecchiabili ma allo stesso tempo poetiche e profonde. Sarà stata in grado di ripetersi ai livelli fin qui raggiunti? Non resta che ascoltare Impossible à aimer.

Cœur de pirate
Cœur de pirate

Une chanson brisée richiama alla memoria le sonorità degli esordi. Il pianoforte, la voce melodiosa e malinconica. Una canzone per un amore finito male, una canzone rotta per chi non si merita altro. Strano modo di cominciare un album, “Mais qu’importe tu m’aimes oui / Ça justifie tous tes oublis / Mais qu’importe le temps joue / Une chanson sur mes plaies qui s’entrouvrent / Tu sais que j’en ai plus qu’assez / T’es con en plus t’as pas compris / Que j’allais plutôt te laisser / Tu ne mérites qu’une chanson brisée, désolée“. Con On s’aimera toujours si torna prepotentemente al pop. Lo stile è quello della Martin, il testo è schietto, tutto è perfetto. Un singolo che funziona con un ritornello che è una gioia per le orecchie, “Et je sens mon cœur s’étendre / Quand mes yeux se fondent au vert des tiens / Si le passé nous secoue tu sais / C’est qu’on pense au lendemain / Si on revit de nos cendres / C’est parfait si l’on tremble“. Une complainte dans le vent è una ballata pop che corre sulle note di una chitarra. Ancora una canzone d’amore, ancora un amore finito. L’interpretazione della Martin è impeccabile, sempre venata di una dolorosa malinconia, “Je longerai l’anse vers toi, pour tes soupirs / Les rives d’un fjord m’attendent, j’en perds mes vivres / Je ne comprends plus pourquoi on ne chantait plus / Une complainte dans le vent / Mon amour perdu“. La successiva Le Pacifique è un pop leggero ed impalpabile in contrasto con le immagini che evoca il testo. Una delle canzoni più belle di questo album, con un altro ritornello a dir poco perfetto, “Mais moi je t’attendrai là-bas / Sur les rives, morte de froid / Dans l’espoir que j’ai partagé avec moi seule pour constater / Que tu ne m’atteins pas et c’est comme tous ces pas / Que le sable pourra effacer / Du Pacifique, tant aimé“. Tu ne seras jamais là è una canzone che viaggia sulle note di un pianoforte suonato dall’artista canadese Alexandra Stréliski. Poesia e musica si fondono in un altro gioiellino nato da una collaborazione più che riuscita, “Mais quand tu partiras au large / Essaie de rester loin de moi / Ton retour n’est plus qu’un mirage / J’essaie de rester comme avant / Quand tu n’étais pas là, quand tu n’étais pas là, et tu n’étais pas là, tu ne seras jamais là“. Spazio al pop e al ritmo con Dans l’obscurité. Cœur de pirate non si accontenta della musica accattivante e l’arricchisce di un testo che vuole trasmettere tutta la forza dell’amore, “Pourrais-je la voir sourire / Dans un monde comme le mien / Je ferais tomber les murs entre nous cette fois / Malgré les interdits / Traverser les eaux plus troubles qu’autrefois / Affronter le passé, qu’on s’impose dans l’obscurité“. Segue Tu peux crever là-bas che viaggia negli stessi territori ma questa volta non c’è spazio per sentimentalismi. Un tradimento diventa ispirazione, Cœur de pirate, sotto una melodia accattivante, non le manda a dire, “Pourrais-je la voir sourire / Dans un monde comme le mien / Je ferais tomber les murs entre nous cette fois / Malgré les interdits / Traverser les eaux plus troubles qu’autrefois / Affronter le passé, qu’on s’impose dans l’obscurité“. Un pop anni ’80 si espande nell’aria con Crépuscule. Un’altra canzone perfetta, nello stile ormai riconoscibile e irresistibile di questa cantautrice, “Et le temps d’avant / Nous tend ce que l’on caressait / À vif, nos vies, ne laissaient que nos / Cris au loin, crédules, nos peaux au crépuscule / Et pourtant j’espère encore que l’enfant que j’étais / Retrouve enfin, une parcelle de paix / De rires, de liberté, sans fin“. Fin dal titolo, Le monopole de la douleur, si presenta come una sommessa ballata che si srotola sulle note di un’arpa. Parole e musica sono pura poesia, “Que je crie plus fort que toi, tu n’entends plus rien / Que je maudisse tes actions, tu n’y vois qu’un autre destin / Et les rêves qu’on chérissait deviennent les pires des cauchemars / Mais j’en ai marre qu’on garde espoir“. La conclusione dell’album arriva con Hélas. C’è solo la voce ma distorta e sdoppiata, in modo da amplificarne l’effetto musicale. Un’inedita trovata per la Martin che non sbaglia scelta, riuscendo ad esprimere un senso di solitudine con grande efficacia, “Hélas, je pensais être seule / Et ce retour vient me noyer / Dans les abysses de l’inconnu, que je ne croyais toucher“.

Impossible à aimer, come il precedente, sembra voler ripercorrere la carriera di Cœur de pirate iniziata nel 2008 con l’album omonimo. C’è il pianoforte, le canzoni d’amore e poi ancora il pop orecchiabile e la leggerezza dell’accompagnamento con gli archi. Béatrice Martin torna con un album perfetto, senza sbavature, ben bilanciato ed ispirato. Ancora una volta c’è un’attenzione particolare alla composizione, all’idea di trovare al melodia perfetta. Impossible à aimer è un ottimo album, un esempio di come per me deve essere la musica pop. Un album che non delude ma anzi conferma Cœur de pirate come un eccezionale cantautrice pop che ha saputo, in più di dieci anni, mantenere sempre alta la qualità delle sue canzoni, rimanendo fedele alle sue scelte.

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Éclaira les étoiles

Nella mia musica, dominata dalla lingua inglese, spiccano due artiste che hanno scelto di cantare in lingua francese. Entrambe canadesi, Coeur de pirate e Rosie Valland rappresentano dunque un’eccezione. Proprio la Valland ha pubblicato lo scorso mese il suo secondo album intitolato BLUE, giunto a cinque anni di distanza da Partir Avant e anticipato da un paio di EP, l’ultimo dei quali piuttosto sperimentale dal titolo Synchro del 2017. Quando inizio a seguire un artista sin dagli esordi, come avvenuto in questo caso, non mi fermo davanti a cambi di sonorità o genere, anzi, la vedo come un’occasione per ascoltare qualcosa di diverso. Questo BLUE dunque, si rendeva interessante perché svelava quale era la scelta stilistica intrapresa da Rosie Valland dopo Synchro. Fiducioso delle capacità di questa cantautrice francofona mi sono buttato subito su BLUE.

Rosie Valland
Rosie Valland

Blue apre l’album ed una canzone che parla di sofferenza ma anche di speranza. Un indie pop vitale e delicato, graffiato dalla voce unica della Valland. Il suo sound si è evoluto con intelligenza e talento, “J’ai beau te dire / Tu brilles fort / Et incarnes le feu pour plusieurs / Tu pleures / J’ai beau te dire que tes malheurs / Ne deviendront que quelques heures / Tu pleures“. La successiva Chaos è più orecchiabile e fa leva sulla melodia e un bel ritornello. La Valland ci mostra il suo lato più pop che mantiene però intatta quella sua indole malinconica, “Et quand la terre changera de ciel encore / Cette nuit / Faudra-t-il vraiment que je le fasse aussi / Car à la différence d’elle / Moi je ne reviens jamais / À ce que j’étais avant / À ce que j’étais hier / Moi quand je pars / Je ne retiens rien“. Uno dei brani più rock di questo album è senza dubbio Forçons Les Tiges. Le chitarre trascinano l’ascoltatore e lo attirano verso le parole taglienti della Valland. Forte e convincente sotto ogni aspetto, che richiama gli esordi, “Il serait temps qu’on soit beau / Qu’on se rêve mieux / Mais nos étés ne sont pas terminés / Que déjà il fait noir plus tôt / On pense à nous et non aux guerres“. La Plage si presenta come una canzone pop rock, lenta con una melodia elegante e triste. La voce spezzata della Valland corre leggera, cantandoci di un senso di vuoto e la volontà di scappare, “Ils me parlent d’argent / Je leur parle d’idées / Ils me reparlent d’argent / Alors je ne réponds plus / Ils me veulent en métier / Et moi à la plage / Car je me fous de brûler / Car je me fous de brûler“. La successiva Du Même Sang è una bella ballata pop, poetica e intensa. La voce della Valland si fa più morbida ed incanta con il suono delle parole francesi, “Car dans l’amour inconditionnel / Que tu prends pour acquis / Il ne demeura / Que de l’amour / Mais plus rien d’autre / Mais plus rien d’autre“. Sinon non è un inedito di questo album, era già stato pubblicato quattro anni fa come singolo. Una breve canzone d’amore, molto accorata quanto scarna ed essenziale. Un’interpretazione che viene dal cuore, “L’amour c’est bien / Mais quand c’est loin / De mes reins / Car sinon / Je n’arrête pas de chanter / Des chansons qui parlent de nous“. Il ritmo torna protagonista con Loin. Rosie Valland torna ad un pop efficacie, affatto scontato e con divagazioni elettroniche che riprendono le sonorità del suo ultimo EP, “On ne m’appelle plus mais je m’en fous / Je suis la paix ici et maintenant / Ça brasse un peu moins mais je m’en fous / Je sens que bientôt nous abdiquerons“. Comme Si è una delle canzoni più poetiche di questo album. La Valland torna ad un indie rock personale che scava a fondo nei sentimenti. Una dimostrazione del suo talento, “J’ai mes doutes sur le plafond / Alors, je me couche et fais attention / Oui, je me tourne / Pour mieux m’endormir / Et j’oublie mon nom / Et j’oublie mon nom“. L’album si chiude con MS. Qui si possono trovare le atmosfere tristi e dilatate del primo album, non lontane dalle più note canzoni in lingua francese, “On m’a dit de regarder le ciel / Ce soir car la noirceur / Éclaira les étoiles / Éclaira les étoiles / On m’a dit de regarder le ciel / Ce soir car la noirceur / Éclaira les étoiles“.

BLUE segna il gradito ritorno di Rosie Valland. Lasciate alle spalle le sperimentazioni elettroniche, anche se non del tutto rinnegate, la cantautrice canadese trova la giusta ispirazione per riprendere il suo percorso musicale che sembrava interrotto o quanto meno frammentario. BLUE potrebbe essere un nuovo inizio per quest’artista che dimostra di essere cresciuta artisticamente. Non c’è spazio per canzoni spensierate o leggere ma nonostante questo non si prova mai un senso di oppressione. C’è come una consapevolezza che quel senso di malinconia possa non andare via più, diventando una parte di noi stessi. Rosie Valland ha rinnovato in me l’interesse per la canzone in lingua francese e lo ha fatto ancora con delle canzoni belle e sincere.

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Nei sogni più selvaggi

Mentre Francia e Italia stanno passando una piccola crisi diplomatica, questo blog nel suo piccolo, e del tutto casualmente, prova a riconciliarsi con i cugini francesi. Il mese scorso infatti è uscito l’album di debutto della cantautrice francese Amelie McCandless intitolato The Stranger e quale occasione migliore per farne una recensione? Questa ragazza ha scelto il cognome di Christopher McCandless, protagonista della storia vera narrata nel libro Into The Wild di Jon Krakauer, per esprimere il suo amore per tutto ciò che riporta alla bellezza e libertà della natura. Il suo EP Wild Memories pubblicato nel 2013 anticipava le sonorità di un album che si è rivelato poi molto interessante.

Amelie McCandless
Amelie McCandless

Il singolo Neil In Boredomland è un brillante folk pop, venato da una vaga tristezza nella voce della McCandless. Si delineano subito le caratteristiche principali di questa artista, compresa una particolare attenzione alle scelte musicali, “Carry on, Carry on, Fly straight away / Carry on, / No need for maps or compass. / Carry on, Carry on, Fly straight away / Carry on, / Time over there doesn’t exist. / Carry on, Carry on, Carry on, Carry on, / Fly straight away“. La successiva Skipping Stones è un poetico folk carico di immagini di una natura incontaminata, convogliate da una musica affascinante e misteriosa. Una delle canzoni più belle dell’album. Da ascoltare, “When I go for a walk beside the lake / The skipping stones I make sound like heart beatings / Faster and stronger; like heart beatings / When you come next / All the things I’ve built for you / All the things you meant for me / All the things I did for you / Lost in dark blue“. A Dark Secrets è uno splendido pezzo folk rock, illuminato dalla voce della McCandeless. Trascinante ed orecchiabile, questa canzone mette in luce tutto il talento di questa cantautrice, “In the whole silence of the plain, we sometimes hear rustles…carried by the wind. / A secret…A dark secret… / When the dark side of the moon comes out… / The Unfortunates Animals Company, ghosts or survivors, about a long gone story…“. La title track The Stranger vira verso un territorio più rock, vicino a quello dei Cranberries. Un alone di misterioso fascino pervade il brano lungo tutta la sua durata, avvolgendo l’ascoltatore. Lost Falling Leaf rallenta il ritmo e si affida ad un folk guidato dal suono della chitarra. Amelie McCandless si immerge in un folk moderno ed elegante di grande impatto. La successiva Sleepless Night si apre con un coro che introduce il canto solista dell’artista francese. La seconda parte della canzone è caratterizzata da cambi di ritmo e di sonorità che virano verso un incalzante indie rock. Beyond Your Wildest Dreams ritorna ad un folk immaginifico condotto dal suono etereo della chitarra. Un richiamo ancora al rock anni ’90, sulla scia di un nuovo revival portato avanti da molti artisti. Foggy Song è una delle canzoni probabilmente più originali dell’intero album. Il suono delle chitarre e del banjo accoglie il canto della McCandless. Segue un ritornello supportato da un coro di voci di bambini che segna uno dei punti più curiosi e affascinanti di questo esordio. Breaking Bad continua sul sentiero folk tracciato in precedenza. Una canzone orecchiabile che coniuga testo e musica nel migliore dei modi, dove ancora una volta si è scelto di spezzarla in due parti. Chiude l’album Under The Big Three ballata folk dalle tinte scure accompagnata dalle note ipnotiche di una chitarra acustica. Amelie McCandless gioca con il suono delle parole del ritornello, dando vita ad una deliziosa melodia.

The Stranger è un esordio maturo e ispirato, che nonostante la natura folk racchiude al suo interno numerose varanti al genere. Amelie McCandless si rifà a sonorità anni ’90 grazie anche ad una incredibile somiglianza della sua voce con quella della compianta Dolores O’Riordan. Anche se molte canzoni hanno sonorità rock, il procedere dell’album è volutamente lento, diverse raggiungono i cinque minuti e mezzo, quasi a sottolineare la lenta potenza della natura che tutto pervade. Non è facile inquadrare The Stranger ed è per questo che ad ogni ascolto si possono cogliere nuovi particolari che depongono a favore del talento di cantautrice di Amelie McCandless e non la ingabbiano nei cliché di un genere ben definito. Libera, insomma, come la natura a creato ciascuno di noi.

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Des monstres se cachent

Sono passati tre anni dall’ultimo album, intitolato Roses, della cantautrice canadese Couer de pirate, il primo nel quale c’erano alcuni brani in lingua inglese. Una scelta probabilmente più commerciale che artistica la sua, che non si è ripetuta nel nuovo capitolo della sua discografia, en cas de tempête, ce jardin sera fermé. Béatrice Martin sceglie di cantare nella lingua che preferisce, il francese, con la quale ha dichiarato di avere un feeling maggiore. Si tratta del suo quarto album, uscito a dieci anni di distanza dal suo esordio, fatto di malinconiche ballate pop accompagnate al pianoforte. Questo album arriva dopo importati cambiamenti nella sua vita privata e sentimentale, segnando una tappa importante nella carriere della giovane pop star canadese.

Coeur de pirate
Coeur de pirate

Somnambule ci riporta di indietro ai suoi esordi. Un’eccezionale ballata al pianoforte, personale e triste. La voce emozionante e innocente della Martin, che è sempre un piacere ascoltare, scava profonda nell’animo di chi ascolta, “Et je suis somnambule, mon rêve devient silence et j’erre sans lui / Les doutes d’une incrédule se perdent dans la nuit / Et tout s’est décidé, je ne vis que d’idéaux, de mots cassés / Je tente d’être complétée, d’amour et d’inconnu“. Il singolo Prémonition è un ritorno ad un pop moderno e contemporaneo. Il talento della Martin di creare delle ottime canzoni pop, senza l’aiuto della lingua inglese, è indiscutibile, “Et quand le jour se lève / Je reviens vers toi / ce que je reconnais, ce n’est que vide en moi / d’abus, je vis d’erreurs / tes mots comme une loi / comme une prémonition / on ne changera pas“. La successiva Je Veux Rentrer è un intenso brano pop che fa leva sulla forza delle parole e delle immagini. Béatrice Martin si mette a nudo, svelando così i lati oscuri dell’amore, “Et j’ai voulu crier, m’emporter car je souffre quand tu es en moi / mais le doute se forme, m’emprisonne car je suis censée t’aimer / mais ce que je sais, c’est que je veux rentrer / ce que je sais, c’est que je veux rentrer“. Dans Le Bras De L’autre si ispira alle sonorità tipiche del pop di matrice francese, più vicine a quelle ascoltate nel suo secondo album, “J’étouffe et je sens / Mon corps défaillir / Je sais que la nuit achève notre idylle / Je prends mon courage / Et j’attends de faire / Ce qui reste secret“. In Combustible la cantautrice canadese affronta i suoi demoni in una delle migliori canzoni dell’album. Un pop cantautorale di razza dove un testo ispirato e una musica orecchiabile si fondono alla perfezione, “Mais je t’ai averti, des monstres se cachent / Au fond de mon cœur, qui se mue en moi / Mais libre d’esprit / En secret, je prie / Que mon double enfin ne se libère pas“. Dans La Nuit è un pop elettronico molto più vicino alle produzioni recenti della Martin. Il brano vede anche la partecipazione del rapper canadese LOUD che si inserisce in una strofa, “Les gens tournent autour de moi / Ne m’ont pas vue m’endormir / Au son des basses qui résonnent / Dans mon tout, mon être chavire / Les amours se rencontrent enfin / Alors qu’on me voit souffrir / Je rêve, je m’envole“. Amour D’un Soir ricalca ancora il sound delle ballate pop di Roses. La Martin affronta ancore le pene dell’amore con la consueta sensibilità ed eleganza, senza rinunciare all’orecchiabilità della musica pop, “Mais je te quitterai dans mes rêves / Tu me fais voir que tout s’arrête / Mais c’est ta lourdeur qui m’achève / Et ta passion rappelle la mort / Tu me fatigues, j’en viens à croire / Ce n’est qu’un amour d’un soir“. In Carte Blanche la Martin non risparmia le parole affrontando ancora i tormenti dell’amore. Un brano che richiama il pop anni ’80 e tutt’altro che leggero come può sembrare, “Et j’ai beau rêver, encore espérer / Je sais que je ne te changerai pas, tes conquêtes restent entre nos draps / Et usée, par nos souffles coupés / On n’aura jamais carte blanche et je planifie ma vengeance sur toi / Sur elles mais surtout toi / Oh sur toi, sur elles mais surtout toi“. Malade è un pop oscuro e notturno dove il dolore è il suo filo conduttore. Una delle migliori canzoni dell’album, che ne incarna lo spirito, “Alors j’en deviens malade / Si tu as mal j’aurai mal / Le sol se brisera sous tout ce qui nous reste / Le temps qui veut qu’on se laisse / Alors partage ta douleur / De tes blessures, je saignerai / Si nous devons garder un silence face au danger / Sans toi, je me vois couler“. Per chiudere il cerchio Couer de pirate torna al suo pianoforte De Honte Et De Pardon. Una ballata oscura ed elegante come solo lei sa fare, che vibra di emozioni. Un altro gioiellino di musica e parole, “Et si ce qu’on raconte est vrai, je compterai mes regrets alors que tu défiles / Mon corps de tes mensonges / Tes lèvres quittent les miennes, te rappelles-tu les siennes / Celles qui n’ont jamais pu énoncer ton nom / De honte et de pardon“.

In conclusione, en cas de tempête, ce jardin sera fermé, è l’album nel quale Couer de pirate affronta la tempesta del suo cuore, dando vita a dieci canzoni che sono le più autobiografiche dell’artista. Un album che racchiude dieci anni di canzoni, dove trovano spazio tutte le sonorità pop che hanno caratterizzato la discografia di Béatrice Martin. C’è il pianoforte, le ballate e il pop accattivante ma intelligente. C’è tutto ciò che rappresenta Couer de pirate. Se per alcuni la scelta rinnovata di usare solo la lingua francese può rappresentare un limite, la Martin dimostra ancora una volta che non è così. Il francese le permette di esprimersi al meglio ed renderla riconoscibile in un panorama, come quello del pop internazionale, troppo spesso dominato dalla lingua inglese. Così facendo rinnega in parte la scelta del precedente album, dimostrando allo stesso tempo di tenere più alle emozioni che al facile successo. en cas de tempête, ce jardin sera fermé è l’album più rappresentativo di Couer de pirate, un buon punto di partenza per conoscere la sua musica.

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Besoin d’aide

È successo di nuovo. Questa volta però si tratta di un ritorno. Negli ultimi anni mi sono lasciato prendere dalla musica in lingua francese, dopo iniziali perplessità, ho trovato un paio di cantautrici che mi hanno catturato con la loro musica. Inizialmente fu Cœur de pirate, seguita poi da Rosie Valland, ad entrare nella mia collezione. Quest’ultima ha pubblicato lo scorso Marzo un EP intitolato Nord-Est. Nel 2015 esordì con l’album Partir Avant riuscendo nella non facile impresa di essere la seconda artista francofona nella mia musica. Scrivo “francofona” perchè, Rosie Vallande così come Cœur de pirate, sono canadesi e sarebbe errato definirle francesi.

Rosie Valland
Rosie Valland

La prima delle sei canzoni di questo EP è la title track Nord-Est che riparte laddove Partir Avant finiva. Voce sempre graffiata, trattenuta e atmosfere notturne, sono i punti di forza di Rosie Valland. Uno stile riconoscibile che riesce efficacemente a trasmettere uno stato d’animo inquieto. Nos Guerres è invece meno cupa e rappresenta una curiosa eccezione nelle canzoni finora proposte della cantautrice canadese. Ritmo e riff di chitarra esplodono in un ritornello appiccicoso anche per chi, come me, non mastica francese. La migliore di questo EP. Da ascoltare. La successiva Concession sembra arrivare dritta dall’album d’esordio. Distorsioni elettroniche e ritmo disteso fanno da sfondo alla cantilenante voce della Valland. Un viaggio a bassa velocità  di oltre sei minuti, una prova di maturità intensa e ispirata. Più rock, L’isle, altro brano oscuro e teso. Rosie Valland è nel suo ambiente con quella voce che appare rotta dell’emozione. Un’interpretazione impeccabile accompagnata da chitarre distorte e uno straordinario assolo. Piccolo intermezzo strumentale con Calmer Le Vent – Part. I, introduzione alla successiva Calmer Le Vent – Part. II dove la Valland accompagnata da un pianoforte, sfodera la versione più dolce della sua voce. C’è sempre quella tristezza, quella malinconia di fondo che è l’essenza della sua musica, tutt’uno con la sua voce. Qui però è brava Rosie a non approfittarne troppo o almeno provarci.

Questo EP è uno di quei casi nei quali c’è da chiedersi se siamo di fronte ad una raccolta di canzoni che segnano un nuovo inizio o la fine di quello precedente. Sarei propenso a credere che queste canzoni siano rimaste fuori per un motivo o per l’altro dall’album Partir Avant e che la ragazza voglia proporre qualcosa di diverso la prossima volta. Ma non ne sono del tutto convito. Questo EP è una riconferma di quanto di buono questa cantautrice sa fare e l’ulteriore conferma che oramai la musica in francese non mi dispiace affatto.

Pour une fois

Un paio di mesi fa scrissi su questo blog un post sull’EP d’esordio della cantautrice canadese Rosie Valland, che pochi giorni dopo ha rilasciato il suo album d’esordio intitolato Partir Avant. Ha causa delle tante nuove uscite tra settembre e ottobre, ho rimandato l’ascolto di questo album fino ad oggi. Rosie Valland canta in francese, dimostrando agli scettici, come me, che la lingua non rappresenta una limitazione. Quest’artista sa catturare l’attenzione dell’ascoltatore con la sua voce ruvida e disperata, senza mai rischiare di risultare in qualche modo patetica. Ancora una volta la lingua francese mi ha catturato, mi ha sorpreso e spero che sia così per chiunque voglia ascoltare questo Partir Avant, anche solo per soddisfare la sua curiosità.

Rosie Valland
Rosie Valland

Si parte con Oublier che anticipa le sonorità dell’album. Subito la Valland si rende protagonista con un’interpretazione intensa, aiutata dalla sua voce addolcita dalla lingua francese, “A lune est claire / Ta chambre noire et nos corps / Qui essaient de s’aimer / Mais là tu penses à ses yeux verts / Mais là tu penses à ses yeux clairs“. Ha tutta l’aria del singolo, la successiva Robound che si arricchisce di sfumature pop rispetto alla precedente. Qui si può apprezzare meglio la chitarra della Valland che sosterrà la sua voce in più di un’occasione. Una bella canzone che ci fa apprezzare l’impegno e la sincerità di questa ragazza, “Je connais le chemin vers le bas / Il fait trop chaud ou bien trop froid dehors / Il fait trop chaud ou bien trop froid / J’ai besoin d’un abri“. La titletrack Partir Avant è ipnotica ed eterea, cresce piano piano trascinandoci in un turbine di musica e voce. Una canzone di rara intensità per un esordio, complimenti, “Tiens-toi droit / Pour une fois / Car tu perds plus que tu te bats / Et dis-le moi / Où tu vas / Car j’irai loin de là / T’as pas reçu assez d’ennuis / Pour assumer que l’on t’envie / T’as pas reçu assez d’ennuis / Pour partir avant“. Il singolo di punta si presenta sotto il nome di Olympe, orecchiabile e irresistibile. Una delle migliori canzoni dell’album dove la voce della Valland è più dolce e malinconica. Una canzone per certi versi perfetta, un ottimo biglietto da visita, “T’arrive-t-il de pleurer? / T’arrive-t-il de pleurer quand tu nous / Vois oublier ton nom sur l’échafaud / Quand tu nous vois oublier ton nom? / Olympe / On te doit nos vies et nos corps / Olympe / On te doit tous ces croix sur ce papier / Pour lequel tu as perdu la tête / Olympe“. Minimale e oscura è la successiva Nucléaire che si rivela essere, non solo per il testo, la canzone più matura di questo album, “Au lieu de faire des plans pour une fin du monde / Je devrais brûler mon corps, en faire un flambeau / Un flambeau qui distinguerait le ciel de la mer / Mon corps est un chemin que les hommes prennent encore / Nos voix sont des armes nucléaires“. Quebec City è la più rock dell’album, chitarre distorte accompagnano la voce ruvida della Valland. Un canto disperato, uno sfogo, “Ne me touche pas / J’ai peur de toi / Ne t’approche pas / J’ai peur de toi / Car on ne sert à rien / Sauf à s’haïr / Mais dis-le moi sans boire / Mais dis-le moi encore / Que tu rêves d’un matin / Où le soleil te réveillera“. Noyer è più riflessiva e pop. La Valland gioca con la voce, alla ricerca di un’emozione, apparendo sincera e a suo agio. Questa è un’altra di quelle canzoni che dimostrano tutta la bravura e il talento di quest’artista. Straordinaria, “J’oublie comment me faire aimer / Tu m’as montré à danser / Je t’ai marché sur les pieds / Tu m’as montré à plonger / J’ai voulu te noyer / Ton corps est ton corps / Me répétais-tu sans cesse avant / Mais depuis / Mais depuis / J’oublie trop souvent“. Forse la più positiva e luminosa è St-Denis nella quale la Valland ci delizia con la sua voce. Un ritmo dolce ci culla lungo tutta la canzone. Un’altra bella prova che contrasta, per atmosfere e sonorità, con il resto dell’album, “Je veux quitter le centre-ville / Aller me perdre sur ton toit / Les lumières du stade rétablissent / Mon karma / Et je joue mal dans ces nuits“. Chiude l’album Finalement che ci riporta nel animo tormento espresso dalla giovane cantautrice. Un pezzo indie rock da artista consumata ma carico di energia di chi vuole mettersi in gioco. Un bel modo per chiudere l’album, “Et j’ai brûlé tes champs / Dans ma tête hier soir / Car je ne veux plus jamais / De tes misères d’enfants / Et j’ai regardé dans l’eau / Pour voir si tu avais tombé / Et j’aurai pris le temps / Pour rien finalement“.

Ancora una volta le canzoni in lingua francese mi sorprendono e Partir Avant è anche, al di là della lingua, un ottimo esordio. Rosie Valland ha la capacità di trasmettere emozioni contrastanti grazie ad una voce sempre intensa e un attento uso della musica. Difficile associargli un genere o uno stile preciso ma se proprio di deve fare allora si potrebbe dire che il suo è pop rock e indie rock allo stesso tempo. Rosie Valland sfrutta il francese per dare sia asprezza che morbidezza alle parole accompagnandole spesso con il suono distorto della chitarra. In definitiva un esordio di tutto rispetto che rischia di rimanere nascosto al di fuori dei paesi francofoni ma alla ragazza basterebbe solo un po’ di pazienza e costanza per vedere i risultati che la sua musica le può dare. Da ascoltare se siete curiosi come me, in fatto di musica.

PS Il caso ha voluto che scrivessi proprio oggi questo post di musica in lingua francese, che ci fa tornare in mente a tutti la Francia e di conseguenza quello che è successo ieri a Parigi. Non aggiungo altro perchè non ci sono parole e ogni parola sarebbe superflua in momenti come questo…

Dans la nuit des perdus

C’è chi ha dovuto aspettare quattro anni prima di poter ascoltare il nuovo album di Cœur de pirate. Io ho aspettato molto meno dato che solo qualche mese fa ascoltavo per la prima volta Blonde, il secondo album della cantautrice canadese Béatrice Martin. Quest’estate ha pubblicato il suo terzo lavoro intitolato Roses. Cœur de pirate nei precedenti album ha sempre usato il francese come lingua per dare vita ai suoi testi ma questa volta ha voluto inserire qualche canzone in lingua inglese, allo scopo di attirare un interesse più ampio. Sinceramente pensavo che questa decisione avrebbe privato la sua musica di una caratteristica particolare e apprezzata ma ascoltando questo album ho capito, che al dì la dell’idioma usato, Cœur de pirate è una cantautrice pop di prim’ordine che meriterebbe davvero una maggiore visibilità. Purtroppo oggi per farlo è ancora necessario cantare in inglese ma per Béatrice Martin non è un problema.

Cœur de pirate
Cœur de pirate

Il singolo Carry On è potente e orecchiabile. Qualche spruzzatina di elettronica da profondità alla tenera voce della Martin, che canta in inglese. Trascinante e oscura, questa canzone apre l’album catturando l’ascoltatore, “In darkness we rise / At twilight we sway / Only then do we feel alive / The verve we once had / Lies in the bay / I hear it yelling for our lives“. Il francese torna con la straordinaria Crier tout bas, che richiama quella vena di tristezza che è caratteristica di Cœur de pirate. La sua voce è più profonda e da vita ha una canzone di grande impatto. Una delle migliori di questo album, “Et si la terre est sombre / Et si la pluie te noie / Raconte moi qu’on puisse trembler ensemble / Si le jour ne vient pas / Dans la nuit des perdus / Raconte moi qu’on puisse crier tout bas“. La successica I Don’t Want To Break Your Heart è un gradevole brano pop, molto contemporaneo e colorato. Se fosse stata un po’ meno “pompata”, forse, sarebbe stata meno anonima. Se poi ci aggiungete la partecipazione di un certo Allan Kingdom, che si intromette con il suo hip hop, allora la canzone finisce per scivolare ancora di più nel pop da classifica. Peccato, perchè la canzone c’è, “Those street lights are changing / As new waves of sorrow enter the night / And concrete walls can sing / All of the times we raged in fright“. A rimediare ci pensa la bella Drapeau Blanc. Béatrice Martin segue le pulsazione elettroniche della musica, giocando con le parole. Una canzone che cresce ascolto dopo ascolto, semplice e efficace. La trasformazione di Cœur de pirate qui è compiuta, “Et j’abdique, j’abandonne j’en ai brûlé ton drapeau blanc / Tant que les notes résonnent, je jure / qu’on peut arrêter le temps / Et ne me laisse jamais seule / Ne me laisse jamais seule / Qu’on ne se laisse plus seules avec le temps“. Undone è un altro brano pop che funziona. Ritmato e vivo, è però percorso da quella strana malinconia che mai abbandona al dolce voce della Martin. Davvero un’ottima canzone pop d’autore, “And undone is what I am / You won’t ever see me through / But as I stand tall with you, I know / That I’ll be whole again / You’ll make me whole again”. Segue la lunga Oceans Brawl, oscura canzone che rappresenta, nel migliore dei modi, l’avvenuta maturità artistica di quest’artista. Cœur de pirate non vuole fermarsi al semplice pop ma si cimenta in qualcosa di più alternativo e i risultati sono eccezionali, “Pierced your arrow through my heart / Wanted me, now want me gone / In your hiding you’re alone / Kept your treasures with my bones“. Our Love si discosta dal resto dell’album per quelle sonorità tanto care alla Florence Welch prima maniera. La Martin sfodera un’interpretazione seria e convincente, per una delle canzoni più genuine dell’album, “And times are hard, / I’m longing to see / A different view, are you longing for me / I hear your song, it roars / And I want out of here“. In Cast Away si può tornare a sentire chiaramente il pianoforte, suo fedele compagno. Questa è una delle poche canzoni che più si avvicinano alla Cœur de pirate dei precedenti album. Un gradito ritorno che non viene da solo, “And I don’t know if you’ve been hurt before / And all the scars your bare are from a previous war / But if it’s fear of love that keeps you out of open arms / Then I will leave the lights on any trail to come / And you will find your way in any given storm“. Infatti Tu Oublieras Mon Nom è un’altra canzone che riporta al passato. Cœur de pirate non ha dimenticato di saper fare anche queste canzoni, “Ne tombe plus et ce pour un soir / Dans ta chute tu cries dans le noir / Et quand tu parles de moi / c’est la dernière fois / J’éteins, je danserai là-bas / Et tombe encore, tu promets cette fois / Tu oublieras mon nom“. The Way Back Home è sulla stessa lunghezza d’onda, dando la chiara impressione che l’album sia stato diviso in due da Cast Away in poi. Francese o inglese che sia, a Béatrice Martin, riesce tutto, “And I’ll find my way back home / Just to read upon the light that’s in your eyes / And if you ever feel alone /Just remember that I’ll be coming back“. Chiude l’album la versione in francese di Carry On, intitolata Oublie-moi. Ulteriore conferma a quanto scritto sopra, “On défie l’ennui du monde, nos grés / Le soleil s’éteint sur nos destins / On court à l’essai / À perte, au pire / J’ai cru que tu m’aimerais pour un temps“.

Roses è un album importante per Cœur de pirate, anche una dimostrazione di forza, se vogliamo. Perchè, non solo è una svolta verso un pop più marcato e contemporaneo ma anche il segno decisivo di una carriera in ascesa per la giovane cantautrice canadese. Scegliendo l’inglese sa di poter essere notata al di fuori dei paesi francofoni ma allo stesso tempo perde la sua caratteristica più evidente. Quello che aveva fatto Béatrice Martin con i precedenti album, era avere un successo internazionale cantando in una lingua che talvolta potrebbe creare qualche perplessità in ascoltatori poco avvezzi. Con la sua scelta di proporre alcuni brani in inglese, di fatto, cede al mercato. Ma la nostra biondina canadese non si fa attrarre da un pop facilotto ma si conferma una cantaurice, sì pop, ma di razza. Nonostante le undici canzoni di questo album contengano qualche passaggio “già sentito da qualche parte”, Roses soddisfa le aspettative e testimonia il talento di questa ragazza, destinato molto probabilmente a non rimanere più nascosto da queste parti.

Langage universel

A volte succede che le strade che mi conducono verso un nuovo artsita abbiano origine da un’altro artista. Sono arrivato a Rosie Valland partendo da Cœur de pirate. O almeno credo. Devo esserci arrivato leggendo un articolo che consigliava alcuni giovani artisti canadesi da tenere d’occhio per il futuro. Tra questi c’era appunto Rosie Valland, cantautrice ventiduenne di Montréal. Nonostante sia prossima l’uscita del suo album d’esordio Partir Avant, il 18 di questo mese, sono voluto partire dal suo primo EP, pubblicato lo scorso anno, intitolato semplicemente Rosie Valland. Come forse avrete probabilmente già intuito, la ragazza canta in francese. Già mi sorprendevo che mi piacessero le canzoni in francese di Cœur de pirate ma mai avrei pensato di trovare un’altra artista francofona nelle mie corde. Eppure è successo. Questo EP mi ha sorpreso e non vedo l’ora di mettere le mani sull’album d’esordio.

Rosie Valland
Rosie Valland

Si parte con Mon Parfum, intensa ballata oscura. La voce della Valland è graffiante, tormentata ma sincera. La senzazioni si confermano con la successiva Apprendre à Tomber. Ancora la Valland appare tormentata ma la sua voce è più dolce. C’è da rimanerne incantati. Una canzone davvero molto bella, la migliore di questo EP. Mets Des Pierres viaggia sulla stessa lunghezza d’onda della precedente. In questa occasione però, Rosie sfodera una voce melodiosa che caratterizza il ritornello. Il brano che rimane in testa più facilmente, immediato nonostante sfiori i cinque minuti. Chiude questo assaggio della sua musica, Demande-moi Pas. Un’altra bella canzone eterea e dolce. La Rosie Valland graffiante dell’inizio appare più timida ma ancora tormentata. Una lunga poesia in musica, leggera e sfuggente.

Nonostante siano solo quattro canzoni, Rosie Valland, dimostra talento nel mettere in musica le emozioni. Davvero un peccato non aver trovato i testi, il francese proprio faccio fatica a capirlo. Ma la musica è un linguaggio universale e comprendere i testi non è poi così necessario. Se questo è solo una parte di quello che questa giovane artista sa fare, allora non posso fare altro che aspettare l’album d’esordio. Ancora una volta la lingua francese si rivela un valore aggiunto ma il caso ha voluto che le due uniche artiste francofone della mia collezione siano canadesi e non francesi. Questo non so cosa possa significare ma è così.

Futuro prossimo

Questo mese ci sono state parecchie novità musicali che anticipano altrettanti album in uscita quest’estate o più avanti in autunno. In particolare ci sono tre nuove canzoni che mi hanno sorpeso. Rachel Sermanni ha finalmente annunciato il suo secondo album in maniera definitiva a distanza di tre anni dal precedente Under Mountains. Inizialmente era previsto per Febbraio (con tanto di pre-order) poi il dietro front. Forse Aprile, anzi no, Maggio (con pre-order). Falso allarme. Silenzio. Ora la data è il 10 Luglio (con pre-order, di nuovo) e dovrebbe essere quella definitiva. Nel frattempo è anche cambiata la copertina che ora riporta uno dei disegni della stessa Sermanni. Anche la Sermanni, dopo Laura Marling, sfodera la chirarra elettica e tira fuori Tractor, il primo singolo tratto da Tied To The Moon. Una Sermanni diversa e più pop ma comunque riconoscibile. Sono piacevolmente sorperso dal cambio di direzione ma sono anche sicuro di ritrovare qualche bella ballata folk all’interno dell’album.

Anche Lucy Rose è pronta a pubblicare il suo secondo album intitolato Work It Out previsto per il 6 Luglio. Dopo aver espresso dubbi sul suo primo singolo Our Eyes, la cantautrice inglese ha diffuso un’altra canzone intitolata Like An Arrow. Questa Lucy Rose mi piace di più. Like An Arrow è un’evoluzione del precedente Like I Used To del 2012. Lucy ha messo ha segno un punto a suo favore e sono più fiducioso riguardo questo album.

Questa settimana è stato il turno di Gabrielle Aplin che ritorna in grande stile con Light Up The Dark. Il singolo è già di dominio pubblico mentre per l’album c’è da aspettare fino al 18 Settembre. Il suo ultimo album English Rain pubblicato nel 2013 ha avuto un bel successo e anche a me è piaciuto molto. Anche lei ha deciso di cambiare direzione. Non resiste al fascino della chitarra elettrica e mette insieme un brano pop rock molto piacevole. La sua voce è sempre graziosa e misurata in contrasto con lo sfondo musicale. Non vedo l’ora di ascoltare Light Up The Dark e apprezzare meglio l’avvenuta maturità di questa giovane cantautrice.

Anche la canadese Béatrice Martin aka Cœur de pirate ha annunciato il suo terzo album. Uscirà il 28 Agosto e s’intitolera Roses. Il singolo che l’anticipa è stato rilasciato in due versioni Carry On, in lingua inglese, e Oublie-Moi, in francese. Da quanto dichiarato del Béatrice stessa e da quanto è possibile sentire, Roses non sarà molto diverso dal suo predecessore Blonde del 2011. Quindi non resta che aspettare per ascoltare un altro bell’album di Cœur de pirate. Io personalmente continuo a preferirla quando canta in francese e non è ancora ben chiaro se questo album sarà completamente in questa lingua oppure no.

Il prossimo mese non mancano nuove uscite. Subito il 1 Giugno il nuovo dei Florence + The Machine, How Big How Blue How Beautiful e poi in 23, il secondo di Kacey Musgraves intitolato Pageant Material. Sicuramente in aggiunta salterà fuori qualcos’altro e qualcosa mi sono già segnato, ad esempio il nuovo di Kelly Oliver anticipato dal singolo Jericho e Heavy Weather di Billie Marten. C’è da aspettare ancora un po’ per il nuovo degli Editors che molto probabilmente uscirà ad Ottobre. Pochi e frammentari i rumors che rigurdano rispettivamente il quarto e sesto album di Amy Macdonald e dei Wintersleep. La cantaurice scozzese ha dichiarato di aver terminato la scrittura delle nuove canzoni e adesso si sta godendo la vita in attesa del prossimo tour. La sua casa discografica avrebbe voluto avere l’album prima dell’estate ma Amy ha detto che è impossibile e a noi fans non resta che sperare per questo autunno. Anche i Wintersleep sono pronti ma mancano le prove di un’imminente uscita. Tempo fa sembrava pronti a rivelare almeno il singolo a Febbraio, salvo poi rimangiarsi tutto e ripiegare su un generico autunno. Questa è un po’ la situazione che mi aspetta per i prossimi mesi. Il 2015 si prevedeva ricco di uscite e novità, e così sarà.

L’âme sereine

Lo scorso anno rimasi incantato dalla musica e dalla voce della bella cauntautrice canadese Béatrice Martin, conosciuta anche con il nome di Cœur de pirate. Quest’anno ho voluto continuare il viaggio alla scoperta della sua discografia. Nonostante la pubblicazione del suo terzo album di inediti sia ormai imminente, non ho saputo aspettare di sentire nuove canzoni e mi sono precipitato sul suo secondo album, intitolato Blonde del 2011. Cœur de pirate rappresenta un’eccezione nella mia collezione per il semplice fatto che si tratta di un’artista che ha scelto il francese come lingua per le sue canzoni. Cœur de pirate ha dichiarato di preferire il francese perchè è una lingua che le permette di esprimersi al meglio. Non posso che essere d’accordo, almeno nel suo caso. Se infatti anche a voi, come me, nutrite (o nutrivate) qualche perplessità riguardo alla musica in lingua francese, Béatrice Martin potrebbe velocemente farvi cambiare idea. L’album d’esordio mi aveva fatto un’ottima impressione e questo Blonde non è da meno. Anzi.

Cœur de pirate
Cœur de pirate

Si comincia con la corale Lève Les Voiles che fa leva sull’assonaza delle parole nel testo della canzone. Perfetta per iniziare con il piede giusto, “Lève les voiles, ô voilier blanc / Mais lève au vent qui tourne  /Lève les voiles sur d’autres chemins / Rêvant de voir la fin“. Il singolo di punta è Adieu, scoppiettante pop addolcito dalla voce della Martin. Questa canzone mostra la rinnovata vitalità della cantautrice e le nuove sonorità dell’album, in una delle sue tante sfaccettature, “Mais dis-moi adieu demain / Mais dis-moi adieu en chemin / Va voir les autres, je n’en pense rien / Je t’ai aimé, mais je t’assure que c’est la fin“. Danse At Danse è sulla stessa lunghezza d’onda della precedente. Dall’inizio dell’album, curiosamente, appare sempre nei testi la parola “fin” (fine). La fine di un amore, evidentemente, “Mais danse et danse sans que j’aie à t’aimer / Je ne t’aurai plus quand ce sera demain / C’est si dur de grandir, je sais / Même sans moi, tu connais la fin“. La successiva Golden Baby è allegra e spensierata, un piccolo gioiellino. Una canzone che dimostra quanto la Martin sia migliorata nel suo songwriting dai tempi del suo esordio, “Golden Baby, c’en est assez / De courir te faire désirer / Dans ces lumières qui donnent vie à nos nuits“. Se finora si è trattato di pop, Cœur de pirate ci sorprende con Ava. Con questo brano si comincia a fare sul serio e ci apre ad un sorriso. Una delle migliori canzoni dell’album. Da ascoltare, “Oh, l’aime si tu veux, mais son rire laisse une trace / Et, des blessures, tu peux renaître si tu t’arraches / De ses mots, de promesses, de mensonges qui blessent / Mais ne sors pas si tu souffres, mon Ava“. Più vicina alle atmosfere dell’esordio, Loin D’Ici che vede la partecipazione del collega e connazionale Sam Roberts. Una canzone d’amore, niente di più ma sempre molto piacevole da ascoltare e riascoltare, “Et j’ai laissé mon cœur loin d’ici / Valsant dans un coin de ton pays / Sans regrets, je ne sais si l’on doit commencer / Une histoire si l’on doit se quitter“. Dolce e sognante, Les Amours Dévouées, che si aggiunge ai piccoli capolavori di questo album. Tutto è molto francese, notturno e scivola via meravigliosamente sull’inconfondibile voce della Martin. Da ascoltare, anche questa, “Mais j’arrive et que celles qui t’attendent ne t’attendent plus jamais / Ou se fassent un sang d’encre pour ce diamant que j’ai / Si je dois moi-même tendre la carte d’une dévouée“. Ritorna a sentirsi molto bene l’amato pianoforte in Place De La République, chiaramente dedicata a Parigi. Forse la canzone più cantautorale di tutte, più personale. Un’altra bella canzone, “Ce soir, ne m’oublie pas / Je t’attendrai au moins le temps de dire / Que j’ai voulu prendre le plus grand risque / Un soir qui m’a rendue bien triste / Un soir, Place de la République“. Anche in Cap Diamant il pianoforte è il miglior compagno della voce di Cœur de pirate. Una dolce ballata, rilassante e magica, anche un po’ malinconica, “Et tu m’as volé ce qu’il reste de l’été / Des berceuses que tu chantais pour me calmer / Ne me laisse plus ici, ne me laisse plus cette fois / Même si je ne suis rien pour toi“. Si riaccendono le luci e con Verseau, si torna al pop di inizio album. Come si fa a stancarsi di ascoltare Cœur de pirate? “Laisse-les tomber ce soir / Ces envies de voir tes limites / Et tu ne nous fais que du mal quand tu franchis ces lignes / Je suis brûlée par l’usure / Je ne vis que pour tes yeux de gris / Et de mon mal, j’avale mes larmes et mes cris“. Saint-Laurent è una di quelle canzoni che non possono essere cantate in nessun altra lingua se non in francese. Tutto questo ha un nome, chanson, Et si tu dors seul ce soir parmi leurs pleurs d’aurore / Et si tu me laisses dans tes bras, je t’attends, boulevard Saint-Laurent“. Chiude la splendida La Petite Mort, dalle sonorità scure e malinconiche. Un melodia che ci culla nel migliore dei modi verso la fine di questo bell’album, “Si l’on me perd, sache que je serai la tienne / Et au creux de ses bras, la mort nous bercera / Car si l’on me perd, c’est seulement pour rester la tienne / Et au creux de ses bras, la mort nous bercera“. Nella versione dell’album che ho, c’e anche una tredicesima canzone intitolata Hôtel Amour che non fa altro che arricchirlo ulteriormente.

Ora posso dire che Blonde è, a mio parere, migliore dell’esordio. Tutto quello che c’era di buono, è stato amplificato, frutto anche dell’acquisita maturità dell’artista, più consapevole dei propri mezzi. Blonde è un album che si lascia ascoltare più e più volte nonostatante la sua natura semplice e pop. Béatrice Martin incanta con la sua voce e le sue melodie, confermando tutto il suo talento. Questo album è un album di canzoni d’amore, è vero, ma non è banale e scontato. Béatrice Martin vuole coniugare la tradizione francese con un pop fresco e giovane, riuscendoci. Perchè Cœur de pirate ha venticinque anni e se va avanti di questo passo potrebbe crescere tanto da uscire dai confini che la lingua che ha scelto per le sue canzoni le impone. Non siate scettici, come lo sono stato io, nei confronti della canzone francese. Concedete un ascolto a questa cantautrice che saprà incantarvi.