Per scoprire nuova musica leggo regolarmente siti e blog che danno spazio a band che sono agli esordi o che appartengono al quel panorama indipendente lontano dai riflettori. Tra gli artisti che più mi hanno incuriosito si è aggiunta di recente la band inglese The Medlars. La loro Heart Of A Home è una di quelle canzoni che ti cattura subito al primo ascolto e non riesci più a smettere di ascoltarla. Ho percepito un senso di mistero e fascino dietro alla voce del leader Jimmy Grayburn e l’accompagnamento della sua band. Tutto questo è bastato per desiderare l’omonimo mini album d’esordio, uscito lo scorso 5 Maggio.
L’iniziale Heart Of The Home è una canzone a sfondo ambientalista dalle sonorità vagamente psichedeliche. La voce Grayburn è carismatica e va a completare alla perfezione l’accompagnamento musicale della sua band. Da ascoltare, “Dig deep into the Earth / Dig as deep as you can / Drill through the rocks of the Earth / Dig deep every man / Dig deep for the gold / Rip the Earth right back / Sprays out multi-coloured / Ancient and black“. La successiva è la bucolica Fly The Wheel che contrasta con la precedente. Più luminosa ma allo stesso tempo nostalgica, si rifà al folk americano tra banjo e violini. Vi conquisterà se il precedente brano non dovesse farlo, “Past the tilling of the clay red earth / The black earth and the brown / Out the dales and into the glens / England’s ribbons unwound“. Ancora più americana e country, la bella The Old Eagle che loda la gioia che la musica porta con sé. Le immagini di una serata tra amici e tanta buona musica, prendono forma davanti a noi. Un ritornello da cantare tutti insieme in coro, “Crisps and the candles, / The beer and the banjos. / Ode to the lamp light / With music through the late night. / We’re all in the pub to sing. / So let it ring!“. Last Train è una ballata guidata dal suono inconfondibile del banjo che porta con sé la sua nostalgia. Lasciarsi trasportare dalla melodia e dalla voce di Grayburn è l’unica cosa da fare, “There’s champagne and there’s brandy / The driver tips his hat / He’s had two glasses of the stuff / Before we reach Symonds Yat“. La successiva The Roundhouse è la più eterea dell’album. C’è un fascino teatrale nella musica e nella performance, che cresce man mano si prosegue nell’ascolto. Un’ottima prova corale, una dimostrazione di cura nei dettagli, “We walked through the dark dark wood / The path that we took climbed so high / The embers of the fire floated past the maple leafs / Up to join the stars to brighten the sky“. C’è ancora spazio per The Crag, una ballata d’altri tempi. Un corno solitario dà il suo prezioso contributo, duettando con Grayburn, sempre convincente e profondo, “The crag on the coast, an outcrop of land / Looks out on the sea / And everyday it’s touched by the waves / That wear it continuously / But the crag has the coast to guard its back / And keep it company“.
The Medlars con questo debutto provano a farsi spazio nello sconfinato panorama folk britannico. Hanno tutte le carte in regola per riuscire ad emergere grazie ad un’originalità che trova i suoi fondamenti nella tradizione locale ed americana. Il moderno concetto di musica folk viene espresso al meglio da Jimmy Grayburn e la sua band, che lo accompagna in questa avventura. Un’avventura che inizia con questo esordio di ottima fattura, sia per i testi che per la musica. Ad ogni ascolto si percepisce una sfumatura in più, un tocco personale, sfuggito all’ascolto precedente. The Medlars è un debutto di quelli che fanno drizzare le antenne. La sola Heart Of A Home dovrebbe bastare a convincervi, così come è successo a me.
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