Di solito su questo blog scrivo di musica e in qualche caso anche di libri e questo è il caso. In verità era da tempo che pensavo di realizzare un post sul romanzo di Donato Carrisi ma per qualche inspiegabile motivo lo faccio solo ora. Il suggeritore è quel genere di romanzo che non puoi fare a meno di leggere, lo trovi pubblicizzato ovunque e poco dopo lo ritrovi in edizione economica un po’ dappertutto. Recentemente Carrisi ha pubblicato Il tribunale delle anime e in occasione delle numerose promozioni del libro, l’autore veniva spesso ricordato e lodato per la suo opera precedente, Il suggeritore appunto. Perchè non provare a leggerlo? Detto, fatto. Non nutrivo nessun tipo di pregiudizio nei suoi confronti e non ne nutro nessuno nei confronti degli autori italiani ma un thriller “made in italy” può far storcere il naso preventivamente un po’ a tutti. Nonostante ciò i pregiudizi vanno abbattuti.
L’inizio è fulminante, non sempre è così in questo genere, e cattura subito l’attenzione. Il turbinio di fatti, personaggi e crimini efferati di ogni tipo può disorientare ma la scrittura pulita e senza fronzoli di Carrisi riporta subito il lettore sui binari giusti. Bastano pochi capitoli per inquadrare la storia, ovviamente piena di tessere mancanti che verranno trovate man mano, e tutto comincia a scorrere via senza troppi intoppi. La cosa più sorprendente è che alla fine di ogni capitolo c’è un colpo di scena, grande o piccolo che sia. Tra tutti questi ingredienti, che farebbero gola a qualsiasi appassionato di thriller, si annidano due retrogusti amarognoli che fanno storcere il suddetto naso. Il primo è legato al tempo. Si sa nei romanzi e nelle storie in generale scorre un po’ come gli pare, ma in questo libro sembra subire brusche accelerate che fanno sorgere la terribile domanda “Ma quanto tempo è passato?”. Se però la trama funziona, e funziona, non è un problema. L’altra questione è la totale assenza di ambientazione. Non ricordo di aver letto un libro privo di ambientazione come questo. Zero riferimenti all’ambiente circostante se non in generale (la chiesa, il palazzo, la collina, la città ecc). Dai nomi e i cognomi, che dovrebbero indirizzarci in almeno una località del pianeta, non otteniamo niente. Anzi confondono. Alcuni nomi sembrano avere una matrice spagola, altri italiana e altri ancora anglosassone. I personaggi, dalle dubbie origini, si muovono su un palcoscenico posticcio fatto di cartone dipinto dove il regista dello spettacolo ha abbondato con il fumo. Insomma non si capisce dove sono i personaggi e la fantasia va a sbattere contro questi cartonati posticci creando nella mente del lettore un’ambientazione anonima, priva di fascino. Alla fine del romanzo Carrisi da una spiegazione a questa mancanza ma personalmente non la trovo valida. Avrei preferito un’ambientazione fantastica dove i personaggi potessero posare i piedi e invece niente.
In generale Il suggeritore è un romanzo, non certo imperdibile ma molto ben congegnato con un finale anticonvenzionale. Resta questa indeterminazione dei luogi, che inevitabilmente permea tutta la storia e lascia l’idea che l’autore avrebbe potuto fare di più sotto questo aspetto in modo da dare una profondità all’insieme, senza rischiare di appiattirlo contro una scenografia di cartone.