Mi ritorni in mente, ep. 42

L’anno musicale comincia a delinearsi, uscita dopo uscita, novità dopo novità. Tra vecchie e nuove conoscenze ci sono diversi appuntamenti da segnare sul calendario. Anche se ancora non c’è una data certa, il secondo album dei London Grammar vedrà la luce quest’anno ed è anticipato dal singolo Rooting For You. Il brano è accompagnato da una bella versione live nella quale si può apprezzare al meglio la straordinaria voce di Hannah Reid. La compagine inglese è chiamata a bissare l’ottimo esordio If You Wait del 2013.

Il gruppo olandese Mister And Mississippi dopo due album all’insegna del folk pop dal sapore americano, sono pronti a tornare il 6 Aprile con il nuovo Mirage. Il cambio di sonorità è evidente ma non è detto che sia un male. Il gruppo capitanato da Maxime Barlag svolta verso un alternative rock, un po’ elettronico, un po’ psichedelico. Sono già due i singoli in circolazione, HAL9000 e Lush Looms. Qui sotto il video originale quanto inquietante di HAL9000.

La lista dei desideri

Nelle mie frequenti scorribande su Bandcamp finisco sempre per mettere in wishlist tutto ciò che ad un primo ascolto mi incuriosisce. Succede così che mi ritrovo 150 album in questa sconfinata lista dei desideri. Quando voglio ascoltare qualcosa di nuovo non resta che pescare qualcosa da lì. Così è successo per questo EP intitolato Beginnings della cantautrice scozzese Hannah Rarity. Mi è bastato ascoltare una bella rivisitazione di Miller Tea My Trade che sono subito stato abbagliato dalla voce di quest’artista che è finita dritta in quella vasta wishlist. In questi anni non sono tanti quelli che sono usciti dalla lista, Hannah e il suo sorriso ce l’hanno fatta.

Hannah Rarity
Hannah Rarity

Si comincia con Anna’s Lullaby, canzone originale che, come da titolo, è una ninnananna. La voce melodiosa della Rarity è pura e deliziosa. Una di quelle canzoni perfette da ascoltare in assoluto silenzio, al buio, magari proprio prima di dormire, “Me oh my, I love you so, / Hurts my heart to leave you, / Though I know come the morning light, / We’ll be back together“. La successiva Erin Go Bragh è una canzone tradizionale irlandese. Il folk anglosassone ha un fascino tutto suo e in questa canzone c’è quello che intendo. Non chiedo altro, “My name’s Duncan Campbell from the shire of Argyll / I’ve travelled this country the many’s the mile / I’ve travelled through Ireland, Scotland and all / And the name I go under’s bold Erin-go-bragh“. Where Are You Tonight (I Wonder)? è una bella versione di una canzone di Andy M Stewart, cantautore scozzese recentemente scomparso. Ho ascoltato anche la versione originale. Bello scoprire e conoscere nuova musica anche attraverso le cover, “I look through my window at a world filled with strangers / The face in my mirror is the one face I know / You have taken all that’s in me, so my heart is in no danger / My heart is in no danger, but I’d still like to know“.  Miller Tea My Trade merita ben più di un ascolto. Bellissimo l’accompagnamento musicale che si sposa perfettamente con la straordinaria voce della Rarity. Queste canzoni ti fanno viaggiare nel tempo, o forse succede solo a me. Comunque sia non importa, a me piace, “I am a miller tae my trade, and that sae weel ye ken, O, / I am a miller tae my trade, and that sae weel ye ken, O. / I am a miller tae my trade, aye, and mony a sack o’ meal I’ve made / And mony a lassie I hae laid at the back o’ the sacks o’ meal, O“. Con Stevenson’s si possono apprezzare ancora meglio le doti vocali della Rarity. Un piacevole ascolto, puro e cristallino, “I will grow you a garden, plant it with seeds, / We’ll bask in its colour and banish all weeds, / And when summer is over and winter is here, / By the warm fireside I’ll be waiting, my dear“. Chiude l’EP un’altra cover di un classico come Pretty Saro con quella purezza e delicatezza che sono le buone canzoni folk sanno trasmettere, “If I were a merchant and could write a fine hand, / I’d write my love a letter that she’d understand, / I’d write it by a river where the waters o’erflow, / And I’d dream of Pretty Saro wherever I go“.

Beginnings è un EP che si poggia sulla voce di Hannah Rarity e mi fa avvicinare ancora di più a quel folk che negli ultimi anni mi sta affascinando sempre di più. È un genere che ha il potere di portarti altrove, in qualche remoto angolino della storia, come sanno fare i buoni libri. Questo EP di sei canzoni da un assaggio del talento di quest’artista che continuerò a seguire, anche solo per poter, ancora una volta, tornare indietro nel tempo, fosse solo anche per pochi minuti. Intanto se avete tre minuti da spendere, fatelo con questa bella versione di Miller Tea My Trade.

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La ragazza di campagna

Le immancabili classifiche di fine anno sono una buona occasione per dare un’occhiata a quali album ci siamo lasciati scappare. Anche se questo Midwest Farmer’s Daughter della cantautrice country Margo Price era già giunto alle mie orecchie diversi mesi fa, solo di recente ho deciso di approfondire la sua conoscenza. Tra i migliori album del 2016 lei compariva quasi sempre e la mia sensazione di essermi perso qualcosa di veramente buono è cresciuta dentro di me. La mia fame di musica ha fatto il resto. Ecco dunque il tanto apprezzato esordio di Margo Price, che si presenta sotto il segno del country più tradizionale che esista, quasi fuori dal tempo.

Margo Price
Margo Price

Si comincia con la bella Hands Of Time che racconta la storia di una donna in cerca di fortuna, un po’ autobiografica. Una ballata country che suona come un classico, lasciando quel buon sapore in bocca dei bei tempi andati, “Cause all I want to do is make a little cash / Cause I worked all the bad jobs busting my ass / I want to buy back the farm / And bring my mama home some wine / And turn back the clock on the cruel hands of time“. Con About The Find Out si fa spazio il country blues che scorre nelle vene della Price, che mette in mostra il suo talento di cantautrice. Una canzone che attacca i le persone piene di sé con intelligenza e ironia, “Tell me what does your pride taste like honey / Or haven’t you tried it out? / It’s better than the taste of a boot in your face / Without any shadow of a doubt“. Segue Tennessee Song , un inno country che ci tiene incollati all’ascolto. C’è un richiamo al southern rock che fa sempre piacere trovare ed un’interpretazione sempre intensa e sentita, “The future ain’t what it used to be / Let’s go back to Tennessee / Mountain high and valley low / Let’s build down where the waters flow“. C’è anche spazio per ballate malinconiche e solitarie come Since You Put Me Down. Ancora qualche accenno autobiografico che delinea una spiccata sensibilità e attenzione. Una delle migliori canzoni di questo album, “I killed the angel on my shoulder with a handle of tequila / So I wouldn’t have to spend my nights alone, all alone / I killed the angel on my shoulder / Since you left me for another / I’ve been trying to turn this broken heart to stone“. Four Years Of Chances racconta la storia di una donna che abbandona il marito dopo quattro anni di sopportazione. La Price si sente a proprio agio in canzoni come questa e tutto è cosi perfetto e irresistibile, “I gave you four years of chances / To try to be your wife / I cleaned your shirts / And cooked up your supper / But you stayed out late at night / I gave you four years of chances / To try and fill a happy home / But now one more may as well be / A million and one“. This Town Gets Around è un bel country, che racconta proprio come è fare questo genere di musica là a Nashville. Margo Price dà prova di saper esprimere quel sentimento che il country porta con sé, con sincerità ed energia, “I can’t count all the times I’ve been had / Now I know much better than to let that make me mad / I don’t let none of that get me down / From what I’ve found this town gets around“. Con How The Mighty Have Fallen si ritorna verso ballate senza tempo. Una canzone malinconica con una bell’accompagnamento musicale che esalta la performance vocale della Price, “I never meant to keep you / From being you / But I know that’s an easier thing / To say than do / You brushed me off / And said I’d never grow / Now that you’re on your knees / You’re smaller than before“. Spazio anche al country rock con Weekender, storia di ordinaria vita dentro e fuori dal carcere. Margo Price esplora tutte le sfumature del country e delle sue storie con rinnovata energia, “Cause I’m just a weekender / In the Davidson County Jail / And my old man, he ain’t got the cash / To even go my bail / Should have listened to my mama / And quit my life of sin / Before I went backsliding again“. La trascinante Hurtin’ (On The Bottle) segna il punto più alto dell’album. Il primo singolo di questo album è un country rock orecchiabile e accattivante con una Price scatenata. Da ascoltare, “I put a hurtin’ on the bottle / Baby now I’m blind enough to see / I’ve been drinking whiskey like it’s water / But that don’t touch the pain you put on me“. La bella e breve World’s Greatest Loser è un piccolo gioiellino per semplicità e purezza, anche da un punto di vista esclusivamente del testo, “I’m losing weight, I’m losing sleep / And all the things I just can’t keep / I’m losing ground, I’m losing time / But if I lost you I’d lose my mind“. In aggiunta alla tracklist originale c’è Desperate and Depressed che si appoggia quasi esclusivamente sulla voce della Price. Una canzone sulla difficile strada che porta al successo, un’interpretazione intensa e disperata, “Momma never told me / That things would be this way / Daddy tried to warn me / That there’d be hell to pay / But if I can’t find the money / Then I can’t buy the lie / Oh, ten percent of nothing / Ain’t a dime“.

Midwest Farmer’s Daughter sarà anche l’album d’esordio di Margo Price ma ha alle spalle anni di vita vissuta. Il suo country non bada alle mode, anzi, va a cercare qualcosa che con il tempo è andato perduto. Un ritorno alle origini, sempre piacevole da ascoltare interpretato con una forza ed una genuinità rare. Il  mondo di Margo Price è un modo appassionato ma difficile, dove il passato torna nel presente con il suo prezzo da pagare. Questo Midwest Farmer’s Daughter potrebbe già avere un seguito entro l’anno e questa volta non me lo lascerò scappare. Non fatelo nemmeno voi, è un consiglio.

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Sulla buona strada

Tra le uscite dello scorso anno che ho mancato di riportare su questo blog per una banale questione di tempo c’è un album intitolato Good. Hayley Reardon, ventenne cantautrice americana agli esordi, è una di quello scoperte che ho fatto attraverso NoiseTrade, un ottimo sito per scoprire nuova musica e sostenere gli artisti. Questo suo album ha fin da subito attirato la mia attenzione, in primo luogo perchè è il suo esordio, e poi perchè il suo stile a cavallo tra pop cantautorale e folk americano è nelle mie corde. Senza pensarci troppo mi sono buttato su Good certo di trovare al suo interno qualcosa di buono, good, appunto. Questo è il risultato.

Hayley Reardon
Hayley Reardon

La title track Good ci introduce nel delicato mondo della Reardon. C’è la tenerezza di un amore giovane e quella traccia di malinconia che dà forma ai sentimenti. Una canzone che mette in luce il suo talento cristallino, “People do crazy things / Try everything / Just to be who they think the should / But you, you do it ‘cause you’re good, good, good / Don’t let nobody tell you you aren’t good / You are good“. La successiva Would You Wait ha tutto il gusto del pop adolescenziale ma con una sensibiltà matura. La voce della Reardon è giovane ancora da scoprire ma le potenzialità ci sono e questa canzone ne dà prova, “I’m begging trying to tell you / That my head is like a city some days / Only when we’re laying in our whispers / Do I start to hear the street noise fade / I could come along fine“. C’è il fascino del folk americano nella bella Ghost. Una delle canzoni più mature dell’album, un’interpretazione intense e delicata allo stesso tempo, “Speak my words under water to make sure you hear / ‘Cause you live underwater on black coffee, burnt fear / And they all say they told me, but nobody told me / I guess you don’t know, don’t know, don’t know / Until you know“. Paper Mache ha quel tocco blues che la rende una delle canzoni più orecchiabili dell’album. Qui la Reardon è a suo agio, giocando con la voce e ammaliando l’ascoltatore. Ben fatto, “When everybody’s taking their hearts out to be framed / Here I am pulling at my edges hoping my name fades / From this paper, paper, paper mache / Leave my paper heart to blame / I’ll build it better when I’m better one day“. Con The Going si ritorna alla semplicità di un pop folk carico di sentimenti. C’è sempre quella malinconia di fondo, un tratto che è caratteristico di quest’artista e di tante altre della sua generazione. Una generazione di talento, “Does it hit you in your bones like seasons / Your finger ache with reasons / Why its getting too still here to breathe when / You’re face to face with your life for a second“. The High Road è destinata a rimanere nella vostra testa per un po’. Il ritmo si alza e la voce della Reardon è irrestibile nel ritornello. Un’ottima prova di songwriting, “At least I only want / What I say I do / I may be last to dance / But hell I’m first to move / And if I ever tried to pull off / All the crazy things you do / I’d want you to skip the high road too“. Segue la triste ballata Fourth Grade, davvero notevole per la dolcezza e sensibilità con la quale è stata scritta e cantata. La voce della Reardon si fa calda e confortante e rende questa canzone una delle migliori di questo album, “I met a girl today in fourth grade / It’s her first year with a locker / And a teacher with a first name / She’s smiling as she tells me / Weekend homework isn’t easy / But she can’t wait to be as old as me“. When I Get To Tennessee è un’altra canzone che con semplicità sa creare la giusta atmosfera un po’ malinconica ma positiva. In queste canzoni viene fuori la giovane età di questa artista ed è un bene, “But every time I get two hundred dollars and a brand new dress / I’m gonna fly you to the city just to catch my breath / It’s gonna be hard not to hold your hand / But we’ve still got a world to share when we can / When we can, when we can, when we can“. Con Count si abbassano le luci e si spande nell’aria una ballata romantica e solitaria. Una canzone che scalda il cuore, “And oh, when you’re looking from the last round / You’re laying with your head down / You’ll say it only mattered cause we made it / It only mattered cause we made it home“. Holes In Your Pocket è sulla stessa lunghezza d’onda della precedente e ancora una volta basta un chitarra per fare una canzone. Canzoni come queste arrivano dritte, lungo strade larghe e pianeggianti, “I could sew the holes in your pockets / I’m only scared of the ones in your hands / How much do you lose when you’re walking / How much more do I not understand / Because I want all of you, all of you, all of you / I want all of you“. Chiude l’album Work More che ne racchiude i suoi aspetti migliori, “A world where we dance like Steinbeck writes / Where the dust lines the floor like lights / Where the songs don’t say get rich or die trying / ‘Cause you build the paper life and the paper still goes flying“.

Hayley Reardon con questo suo Good si presenta come una cantautrice che ama la semplicità nelle sue canzoni. Chitarra e voce sono spesso sufficienti per dare forma a questi brani. Questo è un buon esordio dove ancora si sente quella maracata sensibilità che i giovani cantautori sanno trasmettere attraverso le loro canzoni. Un esordio che mi ha incuriosito e mi ha convinto a mettere Hayley Reardon tra gli artisti da tenere d’occhio per il futuro. Good è un ottimo compagno per i freddi pomeriggi d’inverno e la sera che arriva presto.

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Caramelle gommose

Quando pensi che un’artista che segui abbia trovato la sua strada, ecco che questa si trasforma e cambia. Se nell’ultimo Light Up The Dark del 2015 vincevano sui colori il bianco e il nero, nel nuovo EP intitolato Miss You sono proprio i colori a prendersi una rivincita. Gabrielle Aplin è una giovane cantautrice inglese che seguo fin dai suoi esordi e al termine dello scorso anno ha pubblicato un nuovo EP che potrebbe significare un nuovo inizio per lei. La scelta di fare un EP di tre inediti (più una versione acustica) potrebbe servire a sondare il terreno per un futuro album che strizza l’occhio ad un pop mainstream. Questa svolta, anche se per ora limitata a questo Miss You, mi ha fatto inizialmente storcere il naso ma io non volto le spalle ad un’artista così facilmente. Gabrielle Aplin non fa eccezione.

Gabrielle Aplin
Gabrielle Aplin

La title track Miss You simboleggia questa svolta pop. Niente più chitarre, nè pianoforte ma si vive a colpi di beat. La Aplin non perde il piglio da cantautrice e in questa forma appare più accattivante anche se forse meno originale. Resta comunque un brano più che piacevole da ascoltare, “So what were we thinking? / You got me cab and we said we were done / And I thought I was fine / But the days were so long and they rolled into one / And I, I couldn’t believe you were taking it in your stride / Then you tell me that you miss me and I’m like“. La successiva Night Bus è un pulsante pop dalle atmosfere notturne. La voce della Aplin si sposa bene con le nuove sonorità, trovando i suoi spazi senza che sia assorbita troppo dalla musica. In questo caso si intravedono degli ottimi spunti per il futuro, “Suddenly I know / That I’m on my way home / To you for the last time / It’s not what you wanted / But I know you got this / And you’re gonna be fine“. Il terzo inedito è Run For Cover. Delicata e sognante, ha inizio soft ma la canzone cresce lentamente. Il ritornello è orecchiabile e la produzione non eccessiva. Qui i fan di vecchia data troveranno una Gabrielle più vicina alle ultime sue creazioni, “I’ve already packed my promises / They’re waiting by the door / The house is burning / Better run for cover / Run for cover“. Chiude l’EP un riproposizione di Miss You suonata al pianoforte. La canzone c’è e questo fa ben sperare.

Miss You è forse un EP che lascia aperto qualche interrogativo ma la sua ridotta durata lo fanno scivolare via senza intoppi. Gabrielle Aplin prova qualcosa di diverso, e le riconosco il coraggio, ma forse questa scelta la avvicina troppo a qualcosa di “già sentito” che se da un lato funziona dall’altro allontana chi vorrebbe un pop più cantautorale e genuino. Apprezzo la scelta di pubblicare Miss You prima di un eventuale terzo album che, se dovesse proseguire su questa strada, sarebbe una svolta importante ma non necessariamente sbagliata o vincolante. In definitiva Miss You si lascia ascoltare e toglie quello sfizio, quel bisogno di pop quasi fosse una caramella.

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Mezza dozzina

Sei anni. Sono di nuovo qui, su questo blog, dopo sei anni esatti dal primo post. Lo scorso anno è stato un anno nel quale ho ascoltato davvero tanta musica, lasciandomi trasportare dalle sensazioni del momento, senza badare troppo al genere o dalla popolarità dell’artista. È stato anche un anno su Twitter che mi ha permesso di non perdere nessuna nuova uscita e fare nuove conoscenze. Il 2016 però è stato anche l’anno nel quale ho fatto più fatica a tenere aggiornato questo blog. Credo di non aver saltato neanche un weekend, anzi ho pubblicato spesso anche a metà settimana, ma è stato più impegnativo che in passato. Un po’ a causa di qualche impegno di lavoro e a volte anche per una semplice questione di voglia. Ho pensato, ma perchè non ascolto musica semplicemente senza doverne scrivere? Non conosco la risposta ma mi piace farlo e, anche se ci sono momenti nei quali vorrei mollare tutto, ho intenzione di continuare. Ma vediamo un po’ quali sono le curiosità statistiche di questi sei anni.

Il post più visto è La Tartaruga non ci può aiutare, uno dei primi post nel quale scrivevo di It il capolavoro di Stephen King. Buffo come un blog che tratta soprattutto di musica abbia come post più visto uno su un libro! Al secondo posto c’è una recensione recente, Fuori legge, dell’album From The Stillhouse dei Murder Murder. È il post di musica più visto, con grande distacco dal primo in classifica. Il terzo posto spetta a Mal di cuore altra recensione dell’EP Singing & Silence di Rorie, anche questa pubblicata lo scorso anno.
Tra i temini di ricerca più usati per arrivare a questo blog, il più ricercato è “lana del rey“. Seguono “amy macdonald” e “wintersleep hello hum“. Ma la Tartaruga di Stephen King in tutte le sue varianti è la più ricercata.

Ma ci sono alcune ricerche piuttosto divertenti. Qualche esempio? “dove posso scaricare l’ultimo album di amy macdonald 2012” è la classica domada diretta a Mr Google. Non è chiaro avesse intenzioni piratesche o meno. C’è chi è più chiaro in merito: “dove si compra life in a beautiful light“. La curiosa “voglio ascoltare tutte le canzoni che a cantato peter buck“, che oltre a contenere un errore grammaticale, è anche piuttosto vaga. Caro amico, insieme ai R.E.M., Peter Buck non cantava ma da solista ne ha fatto un po’. Quante di preciso non ne ho idea. Ma qualcuno ha ancora dei dubbi, “peter buck canta“. Poi c’è chi cerca canzoni di seconda mano: “aurora aksnes canzone usata“. Quest’altra è un po’ vaga ma efficace, “cantante rossa inglese“. Sarà Florence Welch? Poi c’è l’interessante: “parole che escono da sole“. Non me ne viene in mente nessuna. Tutte in coppia. Una disperata: “believe la cantaurtice di believe“. Mi dispiace ma non la so. Anche io ho fatto una richerca del genere una volta: “quale era la canzone che faceva mmmm mmh mmh“. Questa la so, è Mmm Mmm Mmm Mmm dei Crush Test Dummies. Un po’ confusa la ricerca di: “coeur de pirate la canzone francese con i tatuaggi“. Una canzone con i tatuaggi? Non so come ma anche una ricerca come questa: “come s’intitola la canzone di oggi del stacchetto delle veline” ha portato al mio blog. Non avrà trovato quello che cercava. Il dubbioso: “battute nonsense fanno ridere?“. Dipende, tu ridi? In cerca di conferme chi ha cercato, “l’indie rock sta diventando mainstream“. Problemi con l’inglese: “vorrei ascoltare a month of sathurdei dei r e m” oppure “canzone rem con parole streig wuo oh“, “ho sentito una cazone ritornello fa est see you est see mi” ma peggio chi li ha con l’italiano, “cuando cina avuto 500 milioni di abitanti“. Quest’ultima è una ricerca sensata per il mio blog. Davvero. A voi scoprire il post in cui ne parlo. Una radio con solo Florence + The Machine? Possibile, “in che radio posso ascoltare florence?” ma non a tutti piacerebbe, infatti: “florence welch non mi piace“. Ho letto un paio di libri sui R.E.M. e so quasi tutto su di loro ma questa mi mancava: “rem my losing religion la cantano dei preti“. Addirittura si entra nel mistero, “antichi sacerdoti di culto che cantavano rem my religion“. Qualcuno accusa di plagio Amy Macdonald ma non è sicuro di chi sia la canzone originale, “chi  ha cantato  e suonato per primo ‘life in a beautiful light’ ?“. Ma anche Lovecraft non la racconta giusta: “lovecraft non si è inventato niente“. Qualcun’altro ha le idee ben chiare su cosa cercare: “agnes obel sexy“. Giuro che non so nulla di quello che succede lì dentro: “la camera da letto di miley cyrus“, si insiste: “immagini o famo strano“. Spero sempre che ognuno trovi ciò che cerca, perchè questa è difficile: “per radio circola una canzone tipo scozzese“. Questa poi è ancora più difficile, “ultimamente sento una canzone dei rem“. Fantasie su Lana Del Rey: “lana del rey dorata“, fammi sapere quando trovi qualcosa, anche se ormai lo sanno tutti che “lana del rey rifatta“. Ma soprattutto: “a quanto pagano la lana quest’anno“? Qualcuno chiede una “descrizione oggettiva di dracula“, una fotografia sarebbe l’ideale. Anzi no, i vampiri non vengono nelle foto. Probabilmente la stessa persona ci ha riprovato per un’altra strada: “descrizione oggettiva di un morto“! Questa non l’ho capita: “осенняя фотосессия в парке идеи“. Non è facile ma c’è chi ci riesce: “mi distinguo dalla massa“. “qualcuno conosce la tv marchio obell?“, no mi dispiace. C’è ne anche per Anna Calvi: “anna calvi cosa vuol fare capire con la canzone eliza“, saranno anche affari suoi. Strani personaggi si affacciano in questo blog: “come far venire dal passato. una antenata“. Personaggi anche piuttosto confusi, ““in francese” titolo canzone donna “anno fa” paradise” ma sempre determinati: “canta una canzone in inglese stando seduta“. I London Grammar non piacciono a tutti, c’è chi sa fare di meglio: “la versione bella della canzone hey now dei london grammar“.

Spero abbiate trovato divertente questo “approfondimento” sui termini di ricerca che hanno condotto qui i visitatori in questi sei anni. Per quest’anno prevedo un’interessamento maggiore da parte mia alla musica folk anglosassone e al country americano. Non mancherò le nuove uscite di vecchie conoscenze ma soprattutto non mi darò limiti per quanto rigurda generi e stili. Un altro anno di blog ha inizio e spero, come sempre, di riuscire a tenerlo aggiornato regolarmente. Ne approfitto per condividere il nuovo singolo della band inglese To Kill A King intitolato The Problem Of Evil

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