In queste settimane il blog si prenderà qualche momento di pausa, anche se le ferie vere arriveranno ad agosto. Per non perdere il passo, faccio un breve riepilogo delle letture delle scorse settimane.
Dopo aver letto tutti i libri della Guida, pensavo di ritrovare in Dirk Gently, agenzia investigativa olistica la stessa inventiva folle e divertente tipica di Douglas Adams. Ma a parte qualche scena degna di nota, il personaggio del Monaco Elettrico e lo stesso Dirk Gently, il resto non convince. L’immaginazione brillante di Adams è annegata in una trama rigida ma allo stesso tempo confusionaria, che non trova compimento nel finale, anch’esso ai limiti dell’incomprensibile. Tutto succede troppo in fretta rispetto al resto della storia e si rischia più volte di perdere il filo. Conosco quello che sa fare Adams e questo libro non rivela a sufficienza il suo talento ed è meglio partire dalla Guida se lo si deve affrontare per la prima volta.
Come sempre Tolkien non delude e offre una versione accessibile a tutti del poema medievale di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, riscrivendolo quasi in prosa e conservandone il ritmo ed il linguaggio antico. Altrettanto ottima la traduzione italiana e la postfazione sulla simbologia dei poemi contenuti nella raccolta Sir Gawain e il cavaliere verde. Perla e sir Orfeo. Rispetto alla traduzione del Beowulf, sempre di Tolkien, ci sono molti meno suoi appunti e note, nonostante gli sforzi del figlio Christopher di raccoglierne il più possibile. Il poema Perla è forse il più impegnativo da leggere mentre Sir Orfeo è più semplice e breve. In definitiva una lettura interessante e per certi versi sorprendente nella modernità dell’eroe imperfetto e per il colpo di scena finale.
Con Cujo, ritorno da Stephen King ci rende partecipi di un incubo che dura pochi giorni e gira intorno alle vicende di pochi personaggi. Un San Bernardo idrofobo tiene in ostaggio nella loro auto un donna e suo figlio per giorni a causa di una serie di sfortunate coincidenze. La prima metà ci presenta la situazione, e qui alcuni potranno trovarla inutile ma al contrario io ritengo sia fondamentale ed è ciò che rende King un maestro. Senza quella prima parte, la seconda risulterebbe solo un horror sanguinario, una corsa contro il tempo fine a sé stessa. Invece il Re ci porta nelle campagne, nella abitazioni isolate e i suoi abitanti. Il cane Cujo è al solito un pretesto per raccontare altro, per raccontare l’uomo, la società americana. King ha forse scritto di meglio ma Cujo è un ottimo esempio di quello che è questo autore nel bene o nel male. I protagonisti sono verosimili e la situazioni in cui si trovano le due vittime anche. Il terrore di trovarsi in una situazione senza via d’uscita è palpabile. Forse ambientarlo al giorno d’oggi sarebbe più difficile, basterebbe un cellulare per risolvere tutto per il meglio. Sempre ammesso che King lo avesse voluto ben carico e con un buon segnale…