Ancora un altro libro, ep. 11

In queste settimane il blog si prenderà qualche momento di pausa, anche se le ferie vere arriveranno ad agosto. Per non perdere il passo, faccio un breve riepilogo delle letture delle scorse settimane.

Dopo aver letto tutti i libri della Guida, pensavo di ritrovare in Dirk Gently, agenzia investigativa olistica la stessa inventiva folle e divertente tipica di Douglas Adams. Ma a parte qualche scena degna di nota, il personaggio del Monaco Elettrico e lo stesso Dirk Gently, il resto non convince. L’immaginazione brillante di Adams è annegata in una trama rigida ma allo stesso tempo confusionaria, che non trova compimento nel finale, anch’esso ai limiti dell’incomprensibile. Tutto succede troppo in fretta rispetto al resto della storia e si rischia più volte di perdere il filo. Conosco quello che sa fare Adams e questo libro non rivela a sufficienza il suo talento ed è meglio partire dalla Guida se lo si deve affrontare per la prima volta.

Come sempre Tolkien non delude e offre una versione accessibile a tutti del poema medievale di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, riscrivendolo quasi in prosa e conservandone il ritmo ed il linguaggio antico. Altrettanto ottima la traduzione italiana e la postfazione sulla simbologia dei poemi contenuti nella raccolta Sir Gawain e il cavaliere verde. Perla e sir Orfeo. Rispetto alla traduzione del Beowulf, sempre di Tolkien, ci sono molti meno suoi appunti e note, nonostante gli sforzi del figlio Christopher di raccoglierne il più possibile. Il poema Perla è forse il più impegnativo da leggere mentre Sir Orfeo è più semplice e breve. In definitiva una lettura interessante e per certi versi sorprendente nella modernità dell’eroe imperfetto e per il colpo di scena finale.

Con Cujo, ritorno da Stephen King ci rende partecipi di un incubo che dura pochi giorni e gira intorno alle vicende di pochi personaggi. Un San Bernardo idrofobo tiene in ostaggio nella loro auto un donna e suo figlio per giorni a causa di una serie di sfortunate coincidenze. La prima metà ci presenta la situazione, e qui alcuni potranno trovarla inutile ma al contrario io ritengo sia fondamentale ed è ciò che rende King un maestro. Senza quella prima parte, la seconda risulterebbe solo un horror sanguinario, una corsa contro il tempo fine a sé stessa. Invece il Re ci porta nelle campagne, nella abitazioni isolate e i suoi abitanti. Il cane Cujo è al solito un pretesto per raccontare altro, per raccontare l’uomo, la società americana. King ha forse scritto di meglio ma Cujo è un ottimo esempio di quello che è questo autore nel bene o nel male. I protagonisti sono verosimili e la situazioni in cui si trovano le due vittime anche. Il terrore di trovarsi in una situazione senza via d’uscita è palpabile. Forse ambientarlo al giorno d’oggi sarebbe più difficile, basterebbe un cellulare per risolvere tutto per il meglio. Sempre ammesso che King lo avesse voluto ben carico e con un buon segnale…

Mentre i mondi stanno bruciando

Sta arrivando un periodo dell’anno nel quale le uscite discografiche si fanno sempre più rare, un pausa estiva destinata a terminare verso settembre. Prima di tutto ciò sono arrivate molte novità, tra le quali Oh To Be That Free, quarto album della cantautrice americana Michaela Anne. Un album che arriva dopo anni difficili ma anche dalla gioa della maternità. Il precedente Desert Dove era stato il disco della maturità per la cantautrice che aveva scelto per un country personale ed emotivo, fragile ma forte allo stesso tempo. Dopo tre anni qualcosa è cambiato ma per scoprire cosa, è necessario ascoltare Oh To Be That Free.

Michaela Anne
Michaela Anne

I’m Only Human apre l’album e introduce una delle sue tematiche principali: l’accettazione dei propri difetti in quanto parte di noi. Una canzone sincera e personale, in un country contemporaneo tipico della Anne, “I’m selfish and unstable, I’m emotional and wild and I’m hateful / I’m jaded when I’m losing, I never know what the hell I’m doing / I’m only human“. La successiva Trees è una canzone molto bella, una riflessione sulla vita degli alberi. Pensieri liberi, su una forma di vita così diversa dalla nostra e che conosciamo ancora molto poco, “I wonder if the trees ever feel uneasy / when winter comes and they stand tall but bare / Do they sit and fret and fray / worried that the day won’t come when / spring arrives and blossoms reach for air“. Chasing Days torna ad affrontare le emozioni della vita, con un testo personale e positivo. La voce della Anne si muove sicura su una melodia orecchiabile, vicina al suo stile, “Been on the run since I was a baby girl / For better or worse it’s taught me how to navigate this world / Changing who i am whenever somebody tells me to / Cause fitting is how I thought you knew they loved you“. Who Are You rallenta il ritmo e si rivela una ballata per la figlia, un’altra riflessione intima della quale ci rende partecipi con sensibilità e poesia, “It’s hard to look at you and not see my own face / How to love for love’s own sake and not for my own gain / I want to see you I want to know in the end / Who you are baby who you are my friend“. La title track Oh To Be That Free è una raccolta di istantanee della vita di famiglia, la gioia nella semplicità e delle piccole cose. Michaela Anne riesce con talento a mettere in musica tutto con naturalezza, “Barefoot running through the green pastures / smiling at her mom and dad / Sun kissed skin, no t-shirt / grass stains covering her legs“. Segue Good People, una canzone nella quale si torna sul tema di apertura dell’album. Questa volta si percepisce un dolore più profondo, un dispiacere che forse non può essere lenito, “You needed somewhere safe to run to / Someone to love someone to hold you / I heard you say it / it was too late to change all of the / damage that two damaged hearts do“. Dirty Secrets cambia registro e si rifà alle sonorità degli album precedenti. Una canzone dai toni duri, in contrasto con la voce dolce della Anne. Il risultato è un country pop orecchiabile e ben scritto, “Does the truth keep you awake at night / while you’re lying beside her / killing every promise on the bed she makes / If you could bury me alive / you might get your hands too dirty / so you hold your breath and count all your mistakes“. Does It Ever Break Your Heart? è ancora una canzone dolorosa nella quale la Anne esprime tutte le sue difficoltà e domande. In questi casi è difficile comprendere cosa significhi la canzone per l’artista ma concentrasi piuttosto cosa significa per noi, “You’re so used to getting what you want / It doesn’t matter what you say now I’ve learned a lot / Like how to listen to your earnest claims / But not believe a single word you ever say“. If Only You Knew vira verso un pop cantautorale, tratteggiato come sempre dalla voce delicata della Anne, che non sbaglia le sue scelte e realizza ancora un’ottima canzone, “If only you know what was in front of you / Would you do the things you wanted to / Would you contemplate the back and forth and how you’re always wanting more than / what’s right in front of you / If only you knew“. Mountains and Mesas è forse la canzone più criptica dell’album, fatta di immagini e parole. Michaela Anne dimostra di saper affrontare con personalità, brani più astratti e meno personali, “Snowfall in september / Rain drowning our eyes / Holding on to remember / these dreams that once were our lives / Where you go I’ll go / As the worlds burning down / It’s your love I know / As the only way out“. Si chiude con Just A Feeling, delicata ballata che ritorna sul tema dell’album e lo fa ancora una volta con tutta la sensibilità di cui è capace quest’artista, “It’s just a feeling / It’s just a thought / You don’t have to believe them / Even when they’re posing as your heart / It can take you under / Keep you spinning your wheels / But it’s just a feeling it’s not how you’ll always feel“.

Oh To Be That Free prosegue sul percorso tracciato dal precedente Desert Dove ma qui Michaela Anne lascia trapelare un sentimento di urgenza, la necessità di mettere in musica tutto ciò che ha vissuto in questi ultimi tre anni. Resta intatta quella volontà di non ricercare necessariamente le sonorità country ma lasciare che sia il country a venire incontro alla scrittura di quest’artista. Il risultato è un album semplice ma profondo, dalle tinte chiare, mai troppo tristi dalle quali emerge la speranza e l’amore per la vita. Oh To Be That Free è un album che conferma le ottime capacità di Michaela Anne e ci regala attimi nei quali anche noi possiamo riflettere o ritrovarci emotivamente coinvolti.

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Mi ritorni in mente, ep. 84

Gli Editors sono una band ormai sulle scene da più di quindici anni e nonostante non abbiano mai realizzato un album capolavoro, sono riusciti sempre a fare ottimi album. La formazione è rimasta più o meno la stessa ma in occasione del loro settimo album (e probabilmente anche per i prossimi) hanno aggregato Benjamin John Power, compositore di musica elettronica conosciuto con il nome di Blanck Mass. In passato c’era già stata una collaborazione con la band e i risultati sono stati davvero buoni.

Il nuovo album uscirà il prossimo 23 settembre e si intitolerà EBM. I primi due singoli Heart Attack e Karma Climb, promettono molto bene ed indicano la volontà di tornare alle sonorità tipiche degli Editors. Vi lascio con lo splendido video di Heart Attack, generato da un’intelligenza artificiale, sotto la guida dell’artista Felix Green. Davvero magnifico, merita più di una visione.