Era da un po’ di tempo che non pubblicavo qualcosa rigurdo alle mie letture. Non perchè non ho letto nulla ma solo perchè diversi nuovi album usciti quest’anno hanno tenuto impegnato questo blog (e il suo autore) sul fronte musicale. Ma voglio recuperare. Doppia recensione. Una negativa e l’altra positiva. Due libri diversi tra loro in tutto e per tutto. Due recensioni a freddo, gli ho letti mesi fa, ma entrambi hanno lasciato il segno, per due motivi diversi. Ecco perchè ho pensato di unificare le due recensioni. Due piccioni.
Si comincia con quella cattiva che da tempo sostava tra le mie bozze in attesa di questa pubblicazione. Una volta terminato questo romanzo, mi è sorta spontanea una domanda: un libro può davvero far ridere? Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve sembrava poter essere un ottimo esempio di libro divertente, direi comico ma così non è stato, almeno per me. Il bestseller dello svedese Jonas Jonasson è un di quei libri che ti ritrovi sottomano ogni volta che vai in libreria e prima o poi, magari approfittando di uno sconto, finisce che lo compri. Premesso che non vado matto per i libri di questo genere, ero comunque incuriosito. Qualche anno fa lessi Lui è tornato di Timur Vermes anch’esso definito divertente e sì rivelò essere una lettura interessante. Non proprio da morir dal ridere ma divertente sì. Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve lo sembrava altrettanto ma invece si è rivelato più noioso del previsto.
Il romanzo racconta di un certo Allan Karlsson che, il giorno del suo centesimo compleanno, decide di scappare dalla casa di riposo nella quale si trova. Da quel momento il poi fa la conoscenza di svariati personaggi che lo accomapagneranno nella sua fuga. La polizia e i giornalisti seguiranno le incredibili tracce che lo strano gruppo si lascerà dietro. Tra un capitolo e l’altro Jonasson racconta la vita di Allan che si fonde con gli avvenimenti storici del ventesimo secolo. Ed è proprio di questi capitoli che è spontaneo rivedere il personaggio di Forrest Gump. Allan è artefice, incosapevolmente, di numerosi fatti che hanno cambiato il corso della storia ma è proprio in qui che Jonasson incespica tra realtà e fantasia. Tutto appare troppo assurdo e alla lunga è una sensazione che stanca il lettore. Tutto può succedere ed è fin troppo scontato che Allan ne esca sempre indenne. La parte ambientata ai nostri giorni è ancora più assurda, alcuni personaggi sono così stupidi da risultare fastidiosi. Il commissario di polizia è sempre un passo indietro e alla fine la fa passare liscia a tutti. Non posso non citare tutti i morti che ci sono in questo libro, che vanno all’altro mondo nei modi più disparati. Lo so, tutto questo dovrebbe essere divertente ma non lo è. I capitoli della vita di Allan, spesso troppo lunghi e raffazonati, rallentano la rocambolesca fuga del centenario. Poi c’è anche il finale che si riduce ad un nulla di fatto.
Hanno realizzato anche un film e forse è più divertente (ne dubito) ma non l’ho visto. Il romanzo mi ha deluso e ho fatto fatica ad arrivare in fondo. Non mi piace lasciare a metà un libro e ho resistito. Forse Jonasson con Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve voleva fare solo un po’ di satirà politica e sociale sul ventesimo e ventunesimo secolo e io non l’ho capita. Sarà che la comicità svedese non è nelle mie corde. Le vicende storiche sono sminuite da battute e situazioni paradossali che si aggrappano con le unghie ai fatti. Lo stile dello scrittore svedese non è così brillante come si vorrebbe per questo genere di libri a mio parere. In definitiva. Il bestseller di Jonasson ha sicuramente divertito tanti lettori ma ne ha annoiati altrettanti e io faccio parte di questi ultimi.
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Meglio dedicarsi a libri migliori, come ad esempio I Pilastri della Terra di Ken Follett. Imponenete romanzo storico pubblicato nel 1989 e considerato un dei capolavori dello scrittore gallese. Essendo ambientato nel medioevo non potevo farmelo mancare nel mio percorso letterario dedicato a questo periodo storico. Se per alcuni i libri che superano le mille pagine sono a tutti gli effetti dei mattoni e quindi da non provare nemmeno a leggere, per me sono motivo di curiosità. Cosa aveva di così interessante Follett da raccontare per riempire mille pagine? L’unico modo per scoprirlo è leggerlo o andare su wikipedia. Io l’ho letto.
I Pilastri della Terra narrano le vicessitudini di diversi personaggi che si scambiano il ruolo di protagonista nell’Inghilterra medievale, esattamente tra il 1120 e 1174. Al centro c’è la costruzione della cattedrale di Kingsbridge e il priore Philp. Si può dire che i personaggi di questo romanzo si possono dividere in due categorie i buoni e i cattivi. I buoni sono guidati dal priore Philip e ne fanno parte Tom il costruttore e la sua famiglia, il suo figlioccio Jack e la bella Aliena. Dall’altra parte il violento William Hamleigh e il perfido vescovo Waleran Bigod e il loro seguito. Alcuni passano da una parte all’altra mossi dall’avidità o solo perchè gli conviene. Per tutta la durata del romanzo queste due fazioni si scontrano tra inganni, vendette e violenze. A volte c’è giustizia, altre volte no. Ma c’è sempre una sorta di giustizia divina che rimette tutto a posto, non senza qualche sacrificio. La fantasia si mescola alla storia, soprattutto nel finale. Mille pagine che volano via senza particolari rallentamenti e non è affatto facile riuscirci ma stiamo parlando pur sempre di Ken Follett. Forse l’unica parte poco convincente è il viaggio di Aliena in Europa alla ricerca di Jack. Mi è parso un po’ troppo semplice. Inghilterra, Spagna e Francia attraversate senza particolari problemi con un neonato al seguito. Da sola. Nel medioevo. L’unica parte che mi ha lasciato un po’ perplesso.
Si tratta del primo romanzo di Ken Follett e devo dire che non ho incontrato particolari difficoltà ad affrontarlo. Un vero autore di bestsellers che sa come tenere incollato il lettore alla storia. I Pilastri della Terra è il primo di quella che dovrebbe essere una trilogia e il secondo è Mondo Senza Fine. Leggerò anche quest’ultimo ma non subito. Ho altri libri ad attendermi. Stephen King, ad esempio, ma soprattutto ho messo finalmente le mani su una raccolta di tutti (tutti) i racconti di Edgar Allan Poe. Non sopportavo l’idea di averne letti molti ma non tutti. Il Maestro merita un approfondimento. Sto arrivando, caro vecchio Ed.