Ape regina

Dovrei cominciare a segnarmi come arrivo ad ascoltare certa musica. Sincermente non ricordo come sono arrivato a Logan Brill. Sicuramente per caso ma è altrettanto sicuro che la chioma bionda e gli occhi azzurri di questa cantautrice americana, hanno giocato un ruolo fondamentale. Siamo sinceri, chi non gli concederebbe un ascolto, anche solo per curiosità? Eccomi dunque tra le mani, il secondo album di Logan Brill intitolato Shuteye e pubblicato lo scorso anno. Il suo è un country dal forte accento americano, un po’ commerciale è vero ma non lasciatevi ingannare. Dietro quel bel visino si nasconde una cantautrice abile che con la sua musica arriva dritta, ci da una scossa e se ne va, lasciandoci qualche bel ritornello da canticchiare.

Logan Brill
Logan Brill

Apre la titletrack Shuteye, energico contry rock illuminato dalle chitarre e dalla voce potente della Brill. Un inizio scoppientate che fa presagire un album caricato a molla, “It’s a quick little cat nap here / A little Red Bull in a cup of coffee / And I can keep up the pace / Someday this sugar rush might just kill me / But I’ll go with a smile on my face“. World Still Round è il singolo di punta dell’album e vira su un pop un po’ ruffiano ma piacevole. Logan Brill cuce i testi sulla musica alla perfezione. Tutto scivola via, catturati dal forte accento americano della giovane cantautrice, “I hear you knocking at my door / You don’t have to tell me what you came here for / If you’re gonna leave me, don’t gotta let me down easy / Just let me go“. C’è spazio anche per qualche ballata d’amore con The Woman On Your Mind. La voce della Brill è calda e confidenziale ma non rinuncia alla sua energia consueta. Un’altra bella canzone orecchiabile e sincera, “Like the tattoo on your arm / That you got of someone’s name / Reminding you some things don’t leave / Somethings only fade / You cover it up with a red rose / To hide away the blue / When the light hits it just right / It’s still a part of you“. Un banjo attacca in Don’t Pick It Up e si perde in un contry blues affascinante. Una canzone che trasmette tutto l’entusiasmo di questa ragazza, “Don’t pick it up / There’s no tellin what I’d say / Just let it ring / Yeah just let the voicemail play / Don’t say hello, then I’ll know, that door is closed and window’s shut / Don’t pick it up don’t pick it up don’t pick it up“. Far Cry From You è un pezzo pop rock un po’ malinconico. Logan Brill risponde sempre presente, protagonista della scena ma senza alzare troppo la voce, “Hey, I left a few on your old sweater / I watched them fall on a love sick letter / And I cried a river, cried a mile wide one / I’ve ever cried some crocodile ones“. Con The Bees si torna al country più genuino e sincero. L’atmosfera bucolica e il testo, tutt’altro che banale, ne fanno la migliore dell’album. Da ascoltare, “But I can hear the bees buzzing through the walls / Making their honey and singing their song / They say I work for the queen all day / Yeah, I work for the queen all day / Ooooh, ooooh“. Un po’ di southern rock con Where Rainbows Never Dies. Chitarre squillanti e ritornello accattivante, sono ingredienti che funzionano sempre. Logan Brill evidentemente lo sa bene e io ci casco sempre, “I will make my way / Across the fields of cotton / And wade through the muddy waters / One last time / And in my dreams, I’m comin’ out clean / When I reach the other side / West of where the sun sets / Where the rainbows never die“. Hafway Home è un’altra bella ballata notturna e solitaria. Logan Brill ci mette sempre del suo per arricchire qualcosa di già sentito e ci riesce sempre, merito della sua voce e del suo talento, “Halfway home / You ain’t so sure he’s the one / 4AM and you drive alone / With last nights clothes on / Halfway home / Tell yourself you’re still strong / Wondering what’s so damn wrong / With needing someone“. Tupelo è made in USA. C’è tutto quello che ci si aspetta dal country. Questa ragazza del Tennessee ne sa qualcosa di come si fa e stavolta ha fatto centro. Viene quasi voglia di tornare anche a me a Tupelo, anche se non ci sono mai stato, I’m going back to Tupelo / Headed south on a greyhound fare / Nobody gonna miss me ain’t nothing left for me here / I’ve struck out here in the city / I almost forgot about you / And the fireflies in cotton fields of June“. La fine dell’album è affidata a I Wish You Loved Me, ballata romantica che non brilla certo di originalità ma è comunque un piacere da ascoltare, “And I wish the full moon / Would float into your room / Leave you a sweet dream / Of what used to be / And I wish this whiskey / Didn’t burn like your memory / I wish you loved me / As much as you don’t“.

Shuteye è un album da ascoltare tutto d’un fiato, con la mente sgombra e la voglia di lasciarsi accompagnare dalla voce di Logan Brill. Un album che non richiede impegno, che entra subito in circolo al primo ascolto. Di belle ragazze che fanno country ce ne sono tante ma Logan Brill potrebbe sorprendervi per la sua energia e semplicità. Ora quella curiosità per quella ragazza bionda con gli occhi azzurri si è trasformata in un interesse che devo approfondire con il suo primo album Walking Wires. Quindi se vi va di ascoltare un po’ di buon country al femminile e passare una piacevole mezz’ora questa è l’occasione per farlo.

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